È in aumento in tutto il mondo. Nel solo Bangladesh ha causato lo scorso anno millesettecentocinque morti. E una delle cause, ancora una volta, è il cambiamento climatico. La dengue, virus trasmesso da alcuni tipi di zanzare e finora considerato tropicale o comunque abbastanza circoscritto, sta diventando sempre più presente in molte parti del mondo. Europa e Italia incluse. Si tratta di una notizia non certo positiva visto che a oggi non esistono farmaci in grado di trattare specificamente questa malattia che provoca febbre alta, dolori muscolari e disidratazione, oltre a lasciare in alcuni guariti problemi di stanchezza e depressione anche per diverse settimane.
Negli ultimi mesi a fare rumore sui media di tutto il mondo è stata soprattutto la situazione in Bangladesh. Il 2023 è stato finora l’anno con il più alto numero di morti causati da dengue nella storia del Paese asiatico. I già citati millesettecentocinque decessi fanno ancora più impressione se confrontati con i duecentottantuno dell’anno precedente. Anche i casi complessivi sono stati in grande aumento passando dai sessantaduemila del 2022 ai 321.179 del 2023.
Una crescita dovuta anche all’allargamento delle zone di contagio, solitamente raccolte attorno alla capitale Dacca, ma che ora sono presenti in tutta la nazione. A incidere in maniera cruciale sulla diffusione del virus sono stati l’aumento delle temperature e dell’umidità, che hanno provocato un aumento della popolazione di zanzare in tutto il Paese. Si tratta di due fenomeni a loro volta dovuti al cambiamento climatico, come spiegato a luglio dello scorso anche dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
L’istituto della Nazioni unite ha avvisato che «il riscaldamento globale, caratterizzato da temperature medie e precipitazioni più elevate e da periodi di siccità più lunghi, potrebbe provocare un numero record di infezioni da dengue in tutto il mondo». E i dati riportati finora sembrano essere una triste conferma: negli ultimi vent’anni i casi di dengue a livello globale sono aumentati dal mezzo milione del 2000 ai 4,2 milioni del 2022.
Se a oggi il settanta per cento delle infezioni mondiali riguarda il continente asiatico, questa situazione potrebbe presto cambiare. Basti pensare alla situazione in Brasile, dove nelle prime tre settimane di gennaio sono stati registrati 120.874 casi rispetto ai 44.753 dello stesso periodo del 2023; solo a Rio de Janeiro i contagi sono aumentati del cinquecentoottantasette per cento (9.963 in totale). L’Europa, però, non deve abbassare la guardia.
«Gli Stati europei hanno nel loro territorio sempre più zanzare Aedes, capaci di trasmettere la dengue. A oggi sappiamo che questo virus è già presente in ventidue Nazioni europee», ha spiegato Raman Velayudhan, responsabile dell’Oms del Programma globale per il controllo delle malattie tropicali trascurate.
Anche in Italia i numeri sono in crescita. L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha riportato come nel 2023 siano stati registrati trecentosessantadue casi confermati di dengue contro i centodiciassette dell’anno precedente. A far riflettere è anche il numero di casi autoctoni registrati nello scorso anno: sono ottantadue mentre nel 2022 non se ne era identificato neanche uno.
La dengue è quindi un problema che riguarda sempre più da vicino la popolazione italiana e mondiale. Ma, come spesso accade con gli effetti dei cambiamenti climatici, a temere di più sono soprattutto le fasce più povere della popolazione. Uno studio pubblicato l’anno scorso ha scoperto come la condizione economica influenzi la diffusione della dengue e i suoi effetti. Felipe J. Colón-González, autore della ricerca ed esperto del rapporto tra malattie e cambiamento climatico, ha spiegato questo fenomeno con l’esempio di quanto riscontrato al confine tra Stati Uniti e Messico.
«Il numero di casi sul lato messicano è più di cento volte superiore a quello sul lato statunitense, anche se condividono lo stesso clima. Gli americani hanno una maggiore capacità di adattamento. Hanno infatti accesso all’aria condizionata che riduce l’umidità e la temperatura e la sopravvivenza delle zanzare», ha detto. L’aria condizionata rischia comunque un giorno di perdere questi effetti benefici. Come già sta succedendo a repellenti e pesticidi a cui le zanzare iniziano ad abituarsi. E se nel frattempo lì fuori la temperatura continuerà ad alzarsi, non sarà solo il nostro Pianeta ad avere la febbre.