Tutti ricordiamo nitidamente il divieto di licenziamento per ragioni economiche imposto ai datori di lavoro durante le fasi più acute della pandemia causata dalla diffusione del Covid-19. Pochi sanno che una misura analoga era stata adottata alla fine della seconda guerra mondiale quando l’Italia era ancora una monarchia. Le condizioni di assoluta miseria rendevano la popolazione italiana estremamente vulnerabile e, per questo di motivo, Umberto di Savoia e il governo Parri decisero di limitare il potere di licenziare delle aziende industriali del nord Italia.
Il decreto legislativo luogotenenziale del n. 543 del 21 agosto 1945 all’articolo 1 prevedeva espressamente che le imprese industriali localizzate in Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia e Trentino Alto Adige non potevano procedere al licenziamento dei lavoratori subordinati fino al 30 settembre 1945. Questo divieto non si applicava ai lavoratori che rifiutavano di accettare un’altra occupazione senza un valido motivo e nei casi di licenziamento giustificati da una condotta illegittima del dipendente.
La durata del divieto di licenziamento imposto alla fine della seconda guerra mondiale è stata molto più breve rispetto alle restrizioni applicate durante gli anni della pandemia. Entrambe le normative emergenziali, d’altra parte, consentivano alle imprese di terminare i rapporti di lavoro con i dipendenti responsabili di atti o omissioni in grado di ledere il rapporto fiduciario che si crea tra dipendente e impresa con l’instaurazione del rapporto di lavoro.
Ciascuno è libero di giudicare come crede il divieto di licenziamento per ragioni economiche che è stato imposto ai datori di lavoro in due occasioni negli ultimi ottant’anni. In ogni cas,o speriamo di non assistere più a un’altra guerra o a una pandemia che costringa il legislatore a correre ai ripari con un altro stop ai licenziamenti.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi