Nel vagheggiare una ritrovata unità in area liberaldemocratica alle prossime elezioni europee – d’altronde, Spes ultima dea est –, non si può non rilevare come il partito di Emma Bonino sia ancora una volta fucina di idee programmatiche. E così, dopo il manifesto politico che nelle scorse settimane ha suscitato l’adesione entusiasta di Renzi e Calenda, ecco arrivare quello liberale arcobaleno. Ideato da Lgbti liberals of Europe e proposto in Italia dall’associazione radicale Certi Diritti, il documento è stato adottato il 23 gennaio da PiùEuropa in vista del voto del 9 giugno. In realtà, il “Manifesto liberale arcobaleno 2024” supera i limiti di un mero documento, per essere – come si legge nella breve descrizione introduttiva – una dichiarazione della «ferma volontà di costruire un’Europa che celebri la diversità e la libertà individuale come i suoi maggiori punti di forza». Finalizzata a eradicare in tutta l’Unione europea e dunque anche in Italia, che della Ue è uno dei ventisette Stati membri, ogni forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale, all’identità o all’espressione di genere, tale piattaforma programmatica è suddivisa in dieci agili punti:
1) piena uguaglianza dei diritti e dei doveri delle persone Lgbti a partire dal rispetto della libertà di riunione e di parola, garanzia imprescindibile per l’organizzazione e celebrazione di specifici eventi (Pride e non solo);
2) riconoscimento immediato e universale di matrimoni tra persone dello stesso sesso e omogenitorialità nell’intera Unione, se certificati in uno Stato membro;
3) rispetto della scelta di ricorrere a pratiche riproduttive, laddove legali nella Ue, senza essere per questo sanzionati nel proprio Paese;
4) accelerazione della direttiva sulla parità di trattamento orizzontale;
5) una nuova e più coraggiosa “Strategia europea per l’uguaglianza Lgbti”, che tenga dietro a quella del 2020-2025
6) integrazione dei diritti delle persone Lgbti in tutte le procedure di monitoraggio dello Stato di diritto e dell’articolo 7 del “Trattato sull’Unione europea”;
7) rafforzamento del “Pacchetto per la difesa della democrazia”, presentato dalla Commissione europea il 12 dicembre 2023 con specifiche protezioni per «i difensori dei diritti umani» e divieto di «cause strategiche contro gli attivisti Lgbt», inquadrabili nel perimetro delle querele intimidatorie o Slapp (Strategic lawsuits against public participation);
8) consulenza legale specializzata per le persone Lgbti richiedenti asilo, anche se provenienti «da un Paese formalmente “sicuro»;
9) rivalutazione dei legami finanziari e vantaggi commerciali con quel Paese Ue, in cui la situazione legale delle persone Lgbti dovesse venire a peggiorare;
10) incremento dei finanziamenti europei per le iniziative e le organizzazioni della società civile, volte a sensibilizzare sui diritti delle persone Lgbti e a combattere le discriminazioni.
È evidente che nel redigere il Manifesto gli estensori abbiano pensato alla situazione in cui versano le persone Lgbti in Paesi come l’Ungheria di Viktor Orbán, all’influsso nefasto del modello russo, alla crociata del governo Meloni contro le famiglie arcobaleno. A Linkiesta Yuri Guaiana, international officer di PiùEuropa, ricorda come «oggi le persone e i diritti Lgbti siano usati quali pedine per mobilitare chi è contro i diritti umani di tutte e tutti – come quelli alla libertà d’espressione, alla privacy e alla vita familiare – e minare le basi dell’Europa liberaldemocratica. Sono perciò orgoglioso di poter affermare che il nostro partito, da sempre in prima linea per una società aperta e per i diritti umani, compresi quelli Lgbti, adottando il “Manifesto liberale arcobaleno”, s’impegna a portare queste battaglie anche in Europa». Per l’attivista, che è anche presidente di Lgbti liberals of Europe, costituisce un motivo di particolare felicità il fatto che «PiùEuropa sia stato il primo partito della famiglia liberale in Italia e in Europa a dotarsi di una piattaforma programmatica, redatta grazie all’expertise dei nostri membri liberali Lgbti in molti Stati membri dell’Unione europea».