F**k PutinLa pace con l’assassino di Navalny e altre fesserie degli utili idioti nostrani

Il boss del Cremlino ha eliminato il suo unico oppositore, senza curarsi di ricevere pochi cuoricini sui social e non preoccupandosi di una reazione rilevante dei suoi sudditi. Eppure da noi c’è chi lo considera ancora un interlocutore credibile

AP/Lapresse

Dai, sediamoci al tavolo della pace con Vladimir Putin, specie ora che ha fatto fuori anche il suo unico oppositore Alexei Navalny in un ridente lager della Siberia, come si faceva ai bei tempi dell’unità proletaria e della Russia zarista tanto cari ai rossobruni di casa nostra.

Navalny è solo l’ultimo di una lista che va da Anna Politkovskaya a Boris Nemtsov, e scusate se addebito agli sgherri di Putin anche l’assassinio del reporter di Radio Radicale Antonio Russo nel 2000 in Georgia. Forza, dunque, concediamo una via d’uscita onorevole al guappo del mandamento del Cremlino, non umiliamo il rapitore di bambini ucraini, non turbiamo il macellaio di arabi nonché sodale di Hamas, non offendiamo il diffusore seriale di caos nel mondo libero, non indispettiamo il finanziatore di ogni movimento fascista europeo e occidentale, non insolentiamo l’alleato degli ayatollah iraniani che uccidono le ragazze che si sciolgono i capelli, non facciamo irritare l’imperialista che cancella gli omosessuali nel suo paese e bombarda i civili in Ucraina nel tentativo di ripetere un genocidio culturale già riuscito ai suoi predecessori.

Facciamo la pace con Putin, perbacco, specie ora che dobbiamo concentrarci su Israele, suggeriscono gli stessi che il giorno prima dell’invasione del 24 febbraio 2022 scrivevano che Putin non avrebbe mai invaso l’Ucraina e spiegavano che chi sosteneva il contrario era un vile propagandista di fake news americane.

Non c’è fesso del nostro Paese che oggi non dica che “è arrivato il tempo della diplomazia”, mentre gli ucraini muoiono nelle loro case, e purtroppo lo ripete anche chi fesso non è ma inspiegabilmente non ha ancora capito quali siano le palesi intenzioni di Putin.

Suvvia, siamo anche stanchi della guerra che combattono altri e noi no, Volodymyr Zelensky ha rotto le scatole, gli ucraini in fondo se la sono cercata, meno male che a breve arriverà Trump il pacifista, prepariamo i tarallucci e il vino, aboliamo la Nato e vogliamoci tutti molto bene godendoci le meraviglie di Mariupol ricostruita e denazificata.

Questa propaganda russa e queste fregnacce apolidi inquinano il discorso pubblico, ma mostrano tutta la loro grottesca rozzezza nel momento in cui Putin prende e ammazza Navalny, senza curarsi dei mancati cuoricini sui social, irridendo la comunità internazionale, disinteressandosi dell’opinione pubblica russa anche perché un’opinione pubblica russa non esiste, per il semplice fatto che in Russia non c’è la realtà, ma una sceneggiatura teatrale che la cosca del Cremlino trasforma abilmente in realtà (leggete “Il mago del Cremlino” di Giuliano da Empoli, lo strepitoso romanzo di grande successo in Francia e altrove, ma ignorato nella patria di Limes, La 7 e altre cose ridicole).

Putin ha ucciso Navalny e molto probabilmente non dovrà confrontarsi con mobilitazioni e proteste popolari di rilievo né in Russia né nella diaspora occidentale. In Russia si fa così, si uccidono, si cancellano, si invadono i dissidenti

Ieri in una card di Will su Instagram (chiedo perdono se cito una card postata su un social, ma in fondo già questo è il segnale più lampante della crisi dell’Occidente) si legge che «la Russia non è Putin», perché ci sono «6824 persone detenute». 6824!

6824 persone su 140 milioni di russi, compresi quelli che a centinaia di migliaia sparano sui civili ucraini, che evidentemente se ne impipano dei missili su Kherson, degli assedi a Mariupol, dei droni su Dnipro, degli attacchi su Odessa, delle fosse comuni a Bucha, dello stato di polizia in Crimea e delle torture in Donbas.
Lo stesso Navalny, peraltro, ha sostenuto la guerra di Putin in Georgia (poi ha chiesto scusa) e da candidato ha detto che se fosse stato eletto presidente della Federazione russa non avrebbe restituito la Crimea all’Ucraina.

In questi giorni Linkiesta Books ha pubblicato un saggio di Ian Garner, professore inglese di stanza in Canada e grande esperto di Russia: “Figli di Putin”, tradotto da Anna Zafesova, è una formidabile indagine sulla miscela tossica di nazionalismo, machismo, oltranzismo ortodosso, sovietismo d’accatto, antinazismo di facciata, omofobia e diffidenza per l’Occidente con cui Putin ha addestrato per vent’anni i giovani fascisti russi. È la fotografia esatta della Russia di oggi.

La Russia è Putin, forse è anche peggio di Putin, perché culturalmente è ancora quella imperialista degli zar e dei sovietici, e su questo concentrato di fascismo messianico e suprematista Putin ha addestrato le nuove generazioni del suo paese. E con loro anche gli utili idioti del nostro.

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