Per il lavoro italiano, il 2024 comincia con il segno meno. Secondo i primi dati Istat dell’anno, seppur provvisori, la crescita dell’occupazione frena, registrando trentaquattromila occupati in meno in un mese. E il battesimo è negativo soprattutto per i giovani under 35 che, rispetto all’ultimo mese del 2023, perdono in totale oltre settantamila posti di lavoro.
A guardare i dati mese per mese, si assiste a continui sali e scendi. La diminuzione degli occupati a gennaio – dopo il segno più di dicembre – si registra di fatto solo tra gli uomini, con 49mila posti di lavoro in meno in un mese e un aumento preoccupante di inattivi di 73mila unità. Le donne, invece, che avevano chiuso il 2023 con cinquemila occupate in meno, a gennaio recuperano 15mila posti di lavoro, registrando un calo di dodicimila unità tra le inattive.
Il crollo più evidente, però, è soprattutto nella componente più giovane della forza lavoro. Nell’ultimo mese dell’anno, dopo il calo di novembre, l’occupazione era cresciuta solo tra i ragazzi, con quasi 90mila posti di lavoro aggiuntivi. Ma a gennaio il rimbalzo tra gli under 35 non ha retto: si contano 30mila i posti di lavoro in meno tra i 15 e i 24 anni, 42mila in meno tra i 25 e i 34 anni. Con un preoccupante aumento degli inattivi di 81mila unità nella stessa fascia. Di fatto più che un travaso verso lo stato di scoraggiati che non un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano.
La crescita maggiore dell’occupazione si vede tra gli over 50, con 36mila occupati in più. E il rimbalzo del lavoro rispetto a gennaio 2023 è dovuto quasi unicamente a questa fascia: 349mila posti in più tra i senior, su un aumento totale di 362mila unità. Tra gli under 35, rispetto all’anno scorso, ci sono 122mila occupati in più. Mentre il calo maggiore, -108mila, è tra i 35 e 49 anni.
Ma anche al netto della componente demografica, i giovani non risultano più trainanti nella crescita dell’occupazione, come era accaduto dopo la pandemia.
Quanto alle tipologie di lavoratori, il calo maggiore si vede tra i lavoratori autonomi, con -24mila unità, i contratti a termine sono 15mila in meno, mentre tra i contratti a tempo indeterminato se ne contano solo 5mila in più. I dipendenti a tempo determinato calano a due milioni 953mila, gli autonomi sono 5 milioni 45mila.
I dati vanno incrociati con il metodo di calcolo dell’Istat, che considera non occupati i lavoratori in cassa integrazione oltre i tre mesi. A dicembre 2023, le ore di cassa integrazione autorizzate erano diminuite, mentre nei primi due mesi dell’anno sono tornate a crescere, facendo registrare un +16,3 per cento a gennaio, continuando a salire anche a febbraio.
Troppo presto per dire se i dati sull’occupazione di gennaio risentano dell’aumento della cassa integrazione e del clima congiunturale che si registra anche nel rallentamento del Pil. Ma da più parti arrivano previsioni di un rallentamento del mercato del lavoro nel 2024.