Nessuno ha domandato al Segretario Generale dell’Onu se si vergogna di aver detto che il 7 ottobre non viene dal nulla. Nessuno gli ha detto che quello sproposito non rappresenta l’equanime ricognizione sulle terra dove c’è tanta violenza brutta brutta brutta, coi bambini di tutte le parti in favore dei quali invocare la pace, la pace, la pace, con il terrorismo che è inaccettabile e però c’è anche la violenza dei coloni, con gli ostaggi che poverini non c’entrano nulla però c’è l’apartheid.
Nessuno gli ha detto che il 7 ottobre che non viene dal nulla non rappresenta quelle care sensibilità, ma la velina da polizia zarista che giustifica il pogrom e istiga a commetterne, mentre quello che l’ha compilata diffonde il proprio magistero a copertura degli sgherri che gli fanno da consulenti spiegando che l’Europa e gli Stati Uniti “sono soggiogati dalla lobby ebraica”.
Nessuno ha mai domandato al signor Guterres che cosa pensi dei cortei in cui quelle parole, quelle sue parole, sono il sottofondo di legittimazione degli slogan che definiscono “resistenza” il pogrom del 7 ottobre.
Nessuno gli ha domandato come faccia a dormire tranquillo sapendo che quelle parole hanno giustificato non solo la festa di sputi ed escrementi sui corpi degli ebrei trucidati, ma anche le prolusioni universitarie che intervengono depending on the context sulla caccia agli studenti ebrei, anche le stelle disegnate sulle case degli ebrei, anche le devastazioni dei negozi degli ebrei nelle strade dell’Europa che fu della Shoah, anche il repulisti dei volantini con le immagini degli ostaggi, tutti gesti degradati al livello di un comprensibile risentimento dopo i settantacinque anni di soprusi cui alludeva il signor Guterres nella spiegazione della genesi resistenziale del 7 ottobre.
Nessuno domanda al Segretario Generale che cosa pensi della signorina che gli affastella i dossier sulle malefatte dell’Entità sionista, e che l’altro giorno ha dichiarato che non le risulta che dal Libano e da Gaza siano mai partiti razzi contro Israele. Nessuno ha mai domandato al Segretario Generale qualcosa della Siria, dello Yemen, dell’Etiopia, dell’Ucraina, i posti di cui il Segretario Generale non si accorgeva dichiarando che da quando è Segretario Generale non aveva mai assistito a uccisioni di civili come a Gaza.
Nessuno ha mai domandato al signor Guterres dei soldi della cooperazione internazionale usati dai terroristi per fare di Gaza quel gruviera di tunnel, e per fare la mappatura dei villaggi e dei kibbutz da annichilire mentre lui, il signor Guterres, consultava i reportage delle finte avvocate sugli ebrei che “vogliono fare ai palestinesi le stesse cose che i nazisti hanno fatti agli ebrei”.
Nessuno chiede a quel potente funzionario, affaccendato a tenere insieme le articolazioni dei suoi uffici, dalle pertinenze telematiche nei sotterranei dell’Unwra ai comparti dei diritti umani appaltati alla polizia morale, nessuno gli chiede di dichiarare che Israele ha il diritto di difendersi da quelli che lo vogliono distruggere.
E nessuno glielo chiede perché evidentemente nessuno è preoccupato mentre va in rassegna ciò che dovrebbe essere evidente a tutti: e cioè che proprio quello è in gioco, il diritto all’esistenza di Israele non nelle ipotesi ma nei fatti, un diritto esattamente negato dalla teoria secondo cui il 7 ottobre non viene dal nulla. C’è da dire che ci sarebbe sempre il tempo di fargli queste domande e richieste.