Quesiti linguisticiPerché si dice «mandare a monte»? Risponde la Crusca

L’espressione arriva dal gioco delle carte. I giocatori, in caso di irregolarità, le ripongono su quelle già scartate. Le une sulle altre, queste costituiscono un «monte», il mazzo, eventualmente pronto per esser mischiato e nuovamente diviso tra i partecipanti

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

Dizionari sincronici quali lo Zingarelli 2023, il Devoto-Oli 2023, il Sabatini-Coletti e il Vocabolario Treccani online riportano il lessema complesso sotto il lemma monte, nell’accezione di “mucchio di carte che resta dopo la prima distribuzione fra i giocatori, o l’insieme di quelle scartate”, e gli accostano la spiegazione “interrompere la partita per un’irregolarità; fig. far fallire: mandare a monte un progetto” (traggo le citazioni dal Devoto-Oli 2023); il Nuovo De Mauro, invece, pone a testo, tra i significati di monte, quello di “in alcuni giochi di carte, quel che resta del mazzo dopo la prima distribuzione; l’insieme delle carte scartate”, per poi inserire tra le polirematiche connesse all’entrata tanto mandare a monte “far fallire: mandare a monte un progetto, un piano; nei giochi di carte, annullare una mano di una partita, specialmente per una irregolarità rispetto alle norme del gioco”, quanto la locuzione verbale andare a monte “fallire, sfumare” (chiaramente legata alla prima: il piano che sarà stato “mandato a monte” potrà dirsi “andato a monte”, ossia sfumato).

L’origine del lessema, dunque, sarebbe interna al mondo del gioco delle carte e andrebbe rintracciata nella tendenza da parte dei giocatori, in caso di irregolarità, a porre le carte in quel momento avute in mano su quelle già scartate o rimaste dopo la prima distribuzione, che, le une sulle altre, costituiscono un monte, un mucchio via via alimentato, ossia il mazzo, eventualmente pronto per esser mischiato e nuovamente diviso tra i partecipanti al gioco (qualora si decidesse di dar inizio a una nuova partita); dall’uso di porre le carte sul mazzo in caso di fallimento della partita si sarebbe generato il significato figurato di mandare a monte ‘far fallire (un piano, un progetto)’.

Conferme in tal senso, e ulteriori dati, ci vengono da dizionari storici quali il Vocabolario degli Accademici della Crusca, il Tommaseo-Bellini e il GDLI. Quanto alla Crusca, dalla terza impressione (1691) in avanti, vi si legge, s.v. monte, con minime varianti, che far monte è “termine di giuoco, e si dice, quando per quella volta il giuoco non va innanzi”, donde andare a monte “ritirarsi per quella volta dal giuocare […]. Non continuare il giuoco, ma ricominciarlo da capo” (traggo entrambe le citazioni dalla quarta impressione, 1729-1738). Aggiunge il Tommaseo-Bellini (1861), s.v. monte, che far monte, andare a monte, mandare a monte sono “ter[mini] del giuoco” che si impiegano “quando per quella volta il giuoco non va innanzi; e del non continuare il giuoco, ma ricominciarlo da capo; e del disdir la posta; tolta la maniera dalle carte, che in tal guisa si ripongono nel monte”, precisando poi che, per estensione, far monte “si dice di ogni altra cosa che non si voglia tirare avanti e proseguire”, che andare a monte ha anche il significato di “riuscire vano: elezione andata a monte” e che mandare a monte checchessia equivale, sempre figurativamente, a “non curarsene”.

A mandare a monte si sarebbero a lungo alternate, dunque, con il medesimo significato di ‘(far) fallire’, le polirematiche equivalenti andare a monte e fare (a) monte, entrambe registrate nel GDLI (s.v. monte; traggo dalla voce gli esempi sottostanti, rinviando all’Indice degli autori dell’opera lessicografica, che è in rete, per lo scioglimento delle sigle adoperate), che ne riporta rispettivamente i significati di ‘interrompersi il gioco o una partita a carte; darsi vinto’ (“Vorrebbe lo infelice voluntieri / che nulla fusse e il gioco andasse a monte”, Campofregoso, 1-63), ‘non avere un seguito; non giungere a compimento, fallire (un’iniziativa); essere respinto o bocciato (un progetto, una proposta)’ (“Domane il Podestà scriverà alla Signoria il caso mio… Crederia fosse ben fatto che voi parlaste a qualche consigliero innanzi, …acciò che, non essendo alcuno informato, la lettera non vada a monte”, Bembo, 10-ix-131), ‘avviarsi alla decadenza, andare in rovina; risultare fallace o inesatto’ e ‘interrompere il gioco, rimettere le carte nel mazzo’ (“Quant’iersera perdeste? Feci monte, / perché non mi sortiva ’l far ammasso”, Balatri, 212); ‘abbandonare un’impresa, lasciar cadere un’iniziativa; smettere, cessare, lasciar perdere’ (“Non fu tal guerra mai tra ’l Zoppo e ’l Conte / qual i’ ho teco, e d’odio ognor rinfresco; / or con più spade, zugo, adosso t’esco: / non hai più giuoco, e so faresti a monte”, Burchiello, lxxxviii-11-452).

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