Il governo slovacco del primo ministro Robert Fico, noto per le sue posizioni filorusse, omofobe e populiste, ha presentato una proposta di legge per portare la televisione e radio nazionale Rtvs sotto il controllo statale. La norma, se approvata, farà decadere il comitato esecutivo di Rtvs e lo sostituirà con un organo nominato dal governo e dal Parlamento. Il direttore potrà inoltre essere rimosso, in ogni momento, dal nuovo comitato esecutivo e non più dal Parlamento come accadeva sino a oggi.
Fico ha già dimostrato una scarsa tolleranza nei confronti dei media critici dell’esecutivo e negli ultimi mesi ha più volte rifiutato di rispondere alle domande che gli sono state poste da testate indipendenti. La ministra della Cultura Martina Simkovicova ha difeso la proposta affermando, paradossalmente, che i media con maggiore seguito non sono stati abbastanza tolleranti nei confronti della diversità di opinioni e che la legge intende rafforzare il servizio pubblico.
Le azioni dell’esecutivo hanno suscitato la forte preoccupazione della European Broadcasting Union (Ebu), un’organizzazione internazionale che unisce diversi operatori pubblici e privati del settore della teleradiodiffusione a livello nazionale. Il direttore generale Noel Corran ha infatti dichiarato, come riportato dal portale della stessa Ebu, che la proposta di legge «assomiglia a un velato tentativo di trasformare l’emittente pubblica slovacca in un media controllato dal governo» e che «questo sarebbe un pericoloso passo indietro per la democrazia e per la libertà di espressione».
La proposta legislativa, che è in contrasto con lo European Media FreedomAct recentemente approvato dal Parlamento europeo, ha incontrato una forte opposizione sul piano interno ed ha spinto migliaia di persone a scendere in piazza. La deputata Zora Jaurova, esponente di Slovacchia Progressista citata dal Central European Times, ha spiegato durante la protesta che le riforme trasformerebbero i media statali «in una cassa di risonanza per la propaganda governativa», mentre centinaia di giornalisti hanno firmato una dichiarazione in cui si chiarisce come tutto ciò «faccia parte del grande attacco rivolto da Fico a tutti i media liberi».
Il precario stato di salute della stampa è solo uno degli elementi che suscita preoccupazione per il futuro della democrazia in Slovacchia. Le elezioni presidenziali, che si svolgeranno domani, potrebbero consentire all’esecutivo di Fico di assumere il controllo della massima carica dello Stato e di garantirsi una presa ancora maggiore sulle istituzioni di Bratislava.
La presidente uscente Zusana Caputova, europeista e progressista, ha deciso di non ricandidarsi per in secondo mandato anche a causa delle minacce di morte e della diffamazione subita nel corso degli anni. Caputova gode di grande popolarità e la sua voce faceva da contraltare alle prese di posizione nazionaliste e filorusse di Fico: la sua uscita di scena è una cattiva notizia per il fronte europeista. Le presidenziali saranno infatti una sfida a due tra Peter Pellegrini, ex primo ministro e volto moderato della coalizione di governo e Ivan Korcok, ex ministro degli Esteri e appoggiato dal centrodestra di Democrazia e Solidarietà.
Un recente sondaggio, realizzato da Ipsos, ha evidenziato che Pellegrini potrebbe ottenere il 37,4 dei consensi mentre Korcok si fermerebbe al 36,6 dei voti. La sfida verrebbe quindi decisa al ballottaggio e tutte le rilevazioni demoscopiche condotte da settembre 2023 ad oggi chiariscono che al secondo turno vincerebbe Pellegrini.
Il Presidente della Slovacchia ha poteri limitati ma può, tra le altre cose, nominare i giudici che prendono parte ad alcuni organismi statali e ha un debole potere di veto sulla maggior parte delle norme approvate dal Parlamento. Il veto può essere superato con un secondo voto favorevole da parte dell’istituzione legislativa. Pellegrini, esponente del partito Voce-Socialdemocrazia, è una voce moderata all’interno dell’esecutivo ma dovrebbe comunque rispondere ai voleri della maggioranza composta anche da Direzione-Socialdemocrazia e dal Partito Nazionale Slovacco. Il primo è il movimento di Fico, sospeso dal Partito Socialista Europeo lo scorso ottobre, mentre il secondo è un partito di estrema destra nazionalista e populista.
Le posizioni di Direzione-Socialdemocrazia, dalla vicinanza a Vladimir Putin e Viktor Orbán passando per la chiusura totale nell’ambito delle politiche migratorie e di tutela delle minoranze, preoccupano Bruxelles e rafforzano in sede comunitaria proprio il primo ministro ungherese, ritrovatosi isolato dopo la sconfitta dei populisti polacchi di Legge e Giustizia.
La Slovacchia ha ovviamente un peso molto minore della Polonia sullo scacchiere europeo ma Orbán può comunque sfruttare alcune convergenze con Fico per rafforzare il proprio potere negoziale con le istituzioni comunitarie e fare muro nei confronti delle proposte che ritiene più controverse. Fico potrebbe, inoltre, utilizzare la vittoria del suo candidato alle presidenziali per monopolizzare ulteriormente la presa sulle istituzioni slovacche a discapito delle opposizioni e del pluralismo. Uno scenario preoccupante che, se si verificherà, potrebbe avere conseguenze negative per Bratislava e per l’intera regione.