È il messaggio più vigoroso e drammatico che Volodymyr Zelensky abbia mai lanciato all’Occidente. Affidato a una lunga intervista al New York Times, reca una richiesta e un’esortazione a Europa e Stati Uniti a fare di più per l’Ucraina smettendo di avere paura dell’escalation nucleare e accettando che siano aerei e missili della Nato a intervenire nello spazio aereo per sbarrare la strada alla Russia.
Secondo il presidente Zelensky è giunto il momento di lanciare missili americani contro obiettivi militari all’interno della Russia, scelta alla quale gli Stati Uniti si stanno opponendo. Questa mancanza di audacia ha dato a Putin un enorme vantaggio nell’offensiva al nord-est del Paese e sta costringendo alla ritirata l’esercito di Kyjiv.
Durante i cinquanta minuti di una conversazione condotta nello sconcerto e nella frustrazione e aggravata dal termine simbolico del suo mandato elettorale, il leader ucraino ha espresso tutta la straziante tristezza di questo tempo, passato a visitare fosse comuni e a cercare di consolare le famiglie dei soldati morti. Ma anche parlato di sé, del suo percorso personale e della grande forza che riesce ancora a trasmettergli la sua famiglia.
Teso e accorato, Zelensky ha letto una lunga lista di interventi che si attendeva e ancora si attende dai suoi alleati. Tra i punti salienti, l’abbandono della strategia che prevedeva di abbattere i missili russi in volo sull’Ucraina senza che gli aerei attraversino lo spazio aereo ucraino. Una tattica difensiva che non comporterebbe alcun rischio di combattimento diretto con i russi.
«Qual è il problema? Non si tratta di abbattere aerei russi ma solo di fare da scudo nel cielo sopra l’Ucraina», ha detto il presidente, ribadendo anche la necessità di ricevere armi adeguate alla difesa dei confini.
Ciò che spaventa i leader occidentali nel coinvolgimento della Nato, ovvero l’eventuale ritorsione russa, non ha una spiegazione razionale secondo il pensiero di Zelensky che ha fatto un paragone con il modo in cui gli Stati Uniti hanno aiutato Israele ad abbattere droni e missili dall’Iran poche settimane fa. La resistenza ha poi bisogno di più aerei F-16 e di nuovi sistemi di difesa missilistica Patriot: «Ce ne servono almeno sette per proteggere le regioni chiave per l’economia della nazione». Il presidente auspica che il prossimo vertice Nato metta in evidenza una maggiore consapevolezza che da Kyjiv sta passando lo sforzo di difendere libertà e democrazia nel mondo.
E i negoziati per il cessate il fuoco? Zelensky chiede che le diplomazie evitino i colloqui diretti con la Russia e che adottino invece le condizioni dell’Ucraina per un accordo di pace. Questo significa mettere in sicurezza le esportazioni alimentari ucraine ma anche la centrale nucleare occupata dai russi, oltre a lavorare per il ritorno dei bambini ucraini che sarebbero stati rapiti e portati in Russia.
Disilluso anche sulla promessa di invio di truppe per addestrare o sostenere le forze ucraine, («Solo parole», dice). Mentre gli assalti a nord-est minacciano la seconda città più grande dell’Ucraina, Kharkiv, Zelensky fa notare che i russi ora procedono sereni, convinti che i partner occidentali di Kyjiv non soddisferanno le richieste di nuove armi.
Quanto al rischio nucleare, Zelensky sostiene che Putin non userebbe mai questi ordigni: «Può essere irrazionale, ma lui ama la propria vita». Sono ben altre, quindi, le intenzioni dei capi occidentali che «tengono la porta leggermente socchiusa», ha detto, sottointendendo che molti temono di perdere importanti relazioni commerciali.
Nel finale dell’intervista il presidente ha detto che gli pesa avere così poco tempo per vedere suo figlio e sua figlia, di 11 e 19 anni, e i suoi cani. Ma ha definito essenziale per ricaricarsi passare del tempo con loro.
Altre modalità di sopravvivenza, anche emotiva: allenamento intensivo la mattina e lettura la sera. Tentativi di condurre un’esistenza quasi normale, ma con pensieri altalenanti sul futuro: «Mi piacerebbe credere a una vittoria per l’Ucraina. È chiaro che sarà molto difficile». ha concluso.
Dopo lo shock dell’invasione, il 90 per cento degli ucraini ha dichiarato di fidarsi di Zelensky, oggi però lo pensa il 60 per cento, stando a un sondaggio dell’Istituto internazionale di sociologia di Kyjiv.