GiorgiametroLa macchina elettorale di Meloni si è inceppata a pochi giorni dalle Europee

L’immobilismo del governo e il conflitto interno alla maggioranza stanno intaccando l’immagine della presidente del Consiglio, che non sembra più padrona della situazione. E nei sondaggi il Pd si avvicina

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Giorgia, che succede? Qualche nuvola sta oscurando la resistibile ascesa della destra italiana, e non per colpa degli astri ma per una serie di inciampi da essa stessa procurati. Può essere un momento no che poi passa – nella vita capita – ma certo che giunga a poco più di due settimane dal voto non è esattamente una buona notizia. 

Sul fronte europeo, qui su Linkiesta giustamente Amedeo La Mattina ha spiegato che «la destra si è incartata», con Meloni che un po’ insegue madame Le Pen e un po’ vorrebbe entrare nel grande gioco europeo: ma le due cose non stanno insieme, come ha osservato Antonio Tajani. Quest’ultimo sembra morderle i polpacci, come si è visto nella dilettantesca vicenda del redditometro, un’idea partorita dentro Fratelli d’Italia che la presidente del Consiglio ha dovuto sconfessare. 

Il ministro degli Esteri, che pure è uno che non esita a sfidare la logica quando dice di essere in mezzo tra Meloni ed Elly Schlein – non c’è nemmeno bisogno di ricordargli che della prima è alleato e della seconda avversario – tuttavia ha buon gioco nel differenziarsi dalla Giorgia in versione spagnola (chissà se esiste una spiegazione psicanalitica del fatto che quando si esprime in spagnolo Meloni assume toni simil-fascisti) facendo la parte del moderato. 

Quanto a Matteo Salvini, la sua grande mossa è quella del condono per le piccole irregolarità edilizie e il via libera ai tavolini all’aperto: e possono essere voti sgraffignati ai Fratelli. La Lega d’altra parte non sta certo dando una mano sul premierato in discussione a palazzo Madama: ieri ha fatto mancare il numero legale come avvertimento a Meloni perché si attivi per mandare in porto l’autonomia differenziata che è in discussione alla Camera. 

Giorgia avrebbe voluto un primo sì al premierato prima delle europee: niente da fare. E anche questa le è andata male. Ma come ha osservato Massimo Franco sul Corriere della Sera la situazione nella maggioranza è di uno «scontro endemico», un «caos gonfio di veleni», dal quale non può non derivare un appannamento dell’immagine della presidente del Consiglio e uno stallo nell’azione di governo sicché in questa situazione di assoluto immobilismo può anche essere che nel suo elettorato di riferimento ci sia qualche scontentezza: singolare in questo senso la protesta dei taxisti, ed è la prima volta da quando c’è Meloni a Palazzo Chigi. 

Così come è la prima volta che i sondaggi non stanno brillando come prima, se è vero com’è vero che Nando Pagnoncelli sul Corriere ha scodellato una previsione per FdI del 26,5 per cento che è sì sul livello delle politiche di due anni fa ma che però segnala uno stop tendente al ribasso. Ed è un dato reso più inquietante dal fatto che il Partito democratico si è fatto sotto a soli quattro punti in meno di Fratelli d’Italia. Ripetiamo la domanda: Giorgia, che succede?

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