C’eravamo tanto amati Salvini rompe con i nazi di AfD, ma chissà se saprà sfruttare l’occasione

Mentre si decide sulla probabile espulsione dell’estrema destra tedesca dal gruppo di Identità e giustizia, per la Lega è tempo di strategie: la possibilità di un ingresso in Ecr è forse l’unica opzione per non rimanere nell’angolo a Bruxelles

Marco Cremonesi/LaPresse

La decisione della Lega di lasciare Identità e democrazia, il gruppo di estrema destra di cui fa parte al Parlamento Europeo, arriva in un momento potenzialmente molto indicato per il partito. Il casus belli è stata la necessità di distanziarsi da Alternative für Deutschland, la destra tedesca sempre più nella bufera per scandali legati a spionaggio e ad affermazioni filo-naziste dei suoi esponenti, seguendo l’esempio del Rassemblement National di Marine Le Pen (che se vuole puntare all’Eliseo non può essere in tale compagnia), con cui la Lega ha da tempo buoni rapporti.

Più profondamente, però, la mossa può risolvere alla Lega una serie di problemi rilevanti, e arriva in un momento ottimale. Prima di tutto, Salvini è da tempo criticato internamente per aver portato il partito sulle posizioni dell’estrema destra, abbandonando temi cari all’elettorato storico, come l’autonomia. Lasciare Identità e democrazia (Id) significherebbe dare un segnale ai critici, ma i benefici per la Lega potrebbero andare oltre il piano interno: si pensi a esempio che in Germania moltissime aziende si rifiutano di dialogare con AfD e di incontrarne gli esponenti locali. Si tratta di realtà che, in Italia, hanno le loro rappresentanze localizzate soprattutto in Lombardia e nel Nord Est, regioni in cui la Lega governa e in cui la linea anti-Id può avere effetti.

Oltre ai “danni d’immagine” interni ed esterni, sul piano europeo essere in Identità e democrazia ha un costo elevato: al Parlamento Europeo infatti i gruppi politici attuano il cosiddetto “cordone sanitario”, cioè la pratica di evitare che agli europarlamentari di Identità e democrazia vengano affidati dossier legislativi e funzioni di primo piano nelle commissioni parlamentari. Uscendo dal gruppo, dunque, la Lega potrebbe evitare questo ostracismo nella prossima legislatura, riuscendo magari a ottenere ruoli più spendibili in chiave politica e mediatica.

Un effetto non da poco, se si considera che l’altro gruppo di destra a Bruxelles, i Conservatori e riformisti europei (Ecr) è in salita nei sondaggi. Sebbene a oggi non sembrano esserci i numeri per un suo ingresso in maggioranza con il Partito popolare europeo, la Lega avrebbe molto da perdere da un Ecr forte. Non solo perché quest’ultimo gruppo si troverebbe a essere il principale raggruppamento di destra a Bruxelles, relegando Id (e la Lega) in secondo piano, ma soprattutto considerando che all’interno di Ecr la delegazione nazionale più numerosa sarebbe rappresentata proprio da Fratelli d’Italia, principale competitor di Salvini per i voti di destra a livello nazionale.

Uscire da Identità e democrazia, pertanto, potrebbe evitare questa messa all’angolo nella prossima legislatura, lasciando spazio d’azione a Fratelli d’Italia nel campo della destra. Sarà però fondamentale capire in quale gruppo siederà la Lega dopo le elezioni europee. La creazione di un nuovo gruppo è un territorio rischioso, che garantirebbe una certa autonomia politica ma forse non risolverebbe diversi problemi (come il cordone sanitario).

Se, invece, la Lega entrasse in Ecr, Salvini potrebbe contendere in maniera radicale la scena a Meloni, addirittura con la possibilità di giocare un ruolo nelle negoziazioni per la maggioranza se i numeri di Ecr si rivelassero più alti delle previsioni e se i Popolari provassero a creare una coalizione di destra. Proprio per questo, sarà interessante capire se in Fratelli d’Italia prevarrà la contrarietà ad accogliere la Lega, dopo le elezioni, o se invece i seggi della Lega e del Rassemblement National francese saranno abbastanza da cambiare qualche equilibrio al Parlamento in caso di ingresso in Ecr (ipotesi a oggi remota). La creazione di un unico gruppo di estrema destra sembra invece meno probabile: tra Id e Ecr ci sono molte incompatibilità, si pensi a esempio al rapporto con la Russia.

Per capire gli sviluppi sarà necessario vedere i risultati delle europee e i movimenti nei gruppi politici a Bruxelles nelle settimane successive al voto. In ultima analisi, la mossa di Salvini potrebbe anche rivelarsi puramente mediatica, senza dar vita a novità rilevanti. Se sfruttata fino in fondo, però, potrebbe essere il momento iniziale di una strategia diversa della Lega a livello europeo, seppur vissuta da forza secondaria rispetto agli alleati-rivali di Fratelli d’Italia.

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