Il futuro di KyjivParlare di scenario coreano per l’Ucraina, significa accettare la versione della Russia

Se Mosca ha intenzione di continuare una guerra estenuante, allora gli Stati Uniti e l’Europa devono dotarsi di una strategia a lungo termine di lotta contro l’imperialismo espansionistico del Cremlino

(La Presse)

Quando si parla della guerra russo-ucraina la domanda che si sente spesso è: come andrà a finire? La situazione è critica nella regione di Kharkiv con la lenta avanzata russa, determinata essenzialmente dalle difficoltà causate al sistema di difesa ucraino dalla prolungata interruzione delle forniture militari da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi alleati. Mosca e Pechino per l’ennesima volta rilanciano false proposte di trattativa. In questo quadro riemerge l’opzione di una tregua negoziata, simile a quella che pose fine alle ostilità in Corea nel 1953.

È molto arduo immaginare che quel modello di pace possa funzionare in uno scenario di guerra, quello dell’Ucraina, che non somiglia per nulla a quello della Corea degli anni Quaranta e Cinquanta.

La Corea uscì dalla Seconda guerra mondiale passando dall’essere una colonia giapponese all’essere da subito divisa in due aree, sottoposte al controllo degli Stati Uniti, il Sud, e dell’Unione sovietica, il Nord. Le speranze di una riunificazione della Corea tramontarono prestissimo e la guerra, cioè l’invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord, le rese ancora più illusorie.

L’Ucraina è uscita dal crollo dell’Unione sovietica come uno Stato sovrano, subendo ripetutamente, malgrado gli impegni assunti con il memorandum di Budapest, prima le influenze e poi le aggressioni imperialiste di Mosca.

Non ci sono e non ci saranno mai due Ucraine. C’è un’unica Ucraina, dove l’80 per cento dei territori sono controllati dal governo di Kyjiv, e il 20 per cento circa si trova sotto l’occupazione dell’invasore russo. In realtà la Russia non ha nessuna intenzione di creare nuove pseudo-repubbliche ucraine. L’obiettivo di Putin è la distruzione dello Stato ucraino e l’annessione dell’Ucraina da parte della Russia.

Parlare di scenario coreano significa accettare la versione della propaganda di Mosca, cioè che l’Ucraina o un pezzo di Ucraina sono parti della Russia. Dal punto di vista pratico, poi, questa soluzione dovrebbe portare alla rinuncia ai territori temporaneamente occupati di cui la Russia sì è già impadronita. Un’idea che così non sarà accettata né dalla popolazione ucraina, né dal suo governo.

Invece per Mosca lo scenario coreano, cioè il congelamento della guerra sulla linea attuale del fronte, risulta molto conveniente. Non si tratterebbe di una vittoria della Russia, che però di una semi-vittoria potrebbe accontentarsi. A Putin serve una pausa. Non per fermarsi, ma per prepararsi a colpire e occupare nuovamente i territori ucraini con più brutalità. Prima dell’attacco russo su larga scala, la guerra nell’Ucraina orientale era di bassa intensità o quasi congelata e la Crimea era occupata. Poi il regime totalitario russo è tornato invadere altre parti dell’Ucraina. Quindi, che lo si chiami modello coreano o congelamento della guerra, per gli ucraini significa una cosa sola: una guerra senza fine.

Il precedente coreano è utile invece ragionando sul futuro. Nel 1953 la Corea del Sud, appoggiata dagli americani con truppe e armamenti, ha ricevuto garanzie di sicurezza e anche una parte dell’arsenale nucleare dagli Stati Uniti come strumento di deterrenza contro la minaccia della Corea del Nord, sostenuta dall’Unione Sovietica e dalla Cina. A questo punto i paesi occidentali dovrebbero porsi domande serie sulle garanzie di sicurezza che possono offrire a Kyjiv.

Per rispondere alla domanda «Come andrà a finire?», si deve prima rispondere a questa: «Cosa vorremmo ottenere?». L’Ucraina vuole il ritiro completo delle truppe russe dal suo territorio e ristabilire l’integrità territoriale del Paese, com’era nel gennaio 2014. La Russia pretende di conservare il controllo sui territori occupati e andare oltre fino all’annessione dell’Ucraina.

Ma cosa vuole l’Occidente non è per niente chiaro. L’impegno a «stare con l’Ucraina per quanto sarà necessario» (necessario a cosa?) ha perso la sua forza con il prolungamento della guerra e non si è trasformato nell’impegno concreto a «stare con l’Ucraina fino alla sua vittoria». L’Occidente cerca di aiutare Kyjiv perché abbia una posizione forte per i negoziati con Mosca, ma fornisce aiuti militari insufficienti e teme la sconfitta della Russia.

All’undicesimo anno dell’invasione russa nell’Ucraina, bisogna essere consapevoli che per garantire il rispetto della sovranità e libertà dell’Ucraina bisogna fare almeno due cose importanti. La prima è un’interazione pianificata tra i partner nella fornitura costante e massiccia di armamenti all’Ucraina. La seconda è lo sviluppo di un piano d’azione tra i Paesi alleati per l’assistenza militare all’Ucraina con un comando congiunto.

Se la Russia ha intenzione di continuare una guerra estenuante, allora gli Stati Uniti e l’Europa devono dotarsi di una strategia di lotta contro l’imperialismo espansionistico russo a lungo termine. È urgente fare i passi più coraggiosi per costringere Mosca e i suoi alleati a misurarsi con aspettative diverse. Perché, come ricorda l’ex dissidente sovietico e intellettuale ucraino Myroslav Marynovych, non si può accettare il compromesso con il Male, il Male deve essere fermato.

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