Se fosse stata scattata in bianco e nero, o magari con uno di quei filtri vintage tanto cari a chi lavora di fotoritocco, in pochi avrebbero saputo collocare temporalmente quell’immagine: un lungo corteo di persone in strada, bambini con mamme al seguito, ragazzi in pantaloncini, famiglie, qualche scolaresca, tanti anziani con il cappellino per proteggersi dal sole. E uno striscione semplice, semplicissimo: “Vogliamo l’acqua”.
Siamo ad Agrigento, la provincia più assetata della Sicilia e d’Italia. Poteva essere un secolo fa, poteva essere negli anni Sessanta come negli anni Novanta. Il corteo è invece di sabato scorso, primo giugno. Ancora una volta i cittadini, esasperati, sono scesi in piazza.
Nella città Capitale Italiana della Cultura 2025 adesso serpeggia la paura. L’acqua, davvero, non c’è. Gli agrigentini sono abituati all’emergenza, perché da sempre il nodo dell’acqua è uno dei problemi irrisolti nella città della Valle dei Templi. Da sempre si vive con il razionamento, i turni, ostaggi della sete, con le autobotti che fanno su e giù per le strade tutto l’anno.
Ma questa volta sembra di essere a un punto di non ritorno, che mette a repentaglio l’unica risorsa economica del territorio, il turismo. Sui social, infatti, diventano virali le proteste di tedeschi, inglesi e francesi attoniti di fronte ai rubinetti a secco. E infatti chi arriva in un B&B può imbattersi, all’ingresso, non solo nel tradizionale set di asciugamani. Ma in due o più taniche di plastica piene d’acqua, per gestire le emergenze, con qualche breve istruzioni per l’uso. Per qualcuno fa parte dell’“experience” che si prova visitando queste parti della Sicilia.
Le immagini, scattate a Pasqua, di otto grossi bidoni d’acqua – uno corrispondente a ogni stanza – collocate sulla base della sontuosa scalinata in marmo di un prestigioso bed and breakfast in Via Atenea, salotto della città, hanno fatto il giro dei social, tanto da costringere Federalberghi a chiedere al Prefetto il primo di una serie di incontri per fare il punto sull’emergenza idrica in città. Ma di tavolo in tavolo, di conferenza in conferenza, ci sono solo tante parole, e tanta esasperazione.
Ed è per questo che più di duemila persone sono scese in piazza sabato mattina al grido di “Vogliamo l’acqua”. Ed è un evento più unico che raro in una città apatica e incapace a ogni tipo di mobilitazione. In testa, l’Arcivescovo Alessandro Damiano: «San Francesco la chiamava l’acqua nostra sorella – dice – perché senza l’acqua non si può vivere».
L’acqua arriva nelle case di Agrigento, al momento, solo per poche ore ogni dieci o tredici giorni. Sono saltati i turni, si vive con una programmazione che viene rivista di giorno in giorno. Quando l’acqua arriva, è come un attimo fuggente, bisogna farsi trovare preparati, fare scorta.
Gli agrigentini, abituati ai razionamenti dai tempi lunghi, hanno già vasche supercapienti, ormai elemento dell’arredo urbano, con il loro colore azzurro cielo che svetta sui tetti, e passa quasi inosservato. Ma adesso le cisterne restano dolorosamente a metà.
Parte allora il pellegrinaggio verso le fontanelle pubbliche, altra scena ottocentesca. Ognuno si attrezza come può: le bottiglie, gli imbuti, altre taniche, con un’attenzione particolare a non perdere neanche una goccia d’acqua. Chi aspetta in fila, silenziosamente, con pazienza – si è davanti a un problema così enorme da far tacere, per un momento, egoismi e furberie – rimugina e calcola come distribuire il prezioso liquido una volta arrivati a casa. La doccia “a pezzi”, magari con un panno umido, l’acqua per cucinare e quella per lo scarico del bagno, perché si può essere poveri, ma mai sporchi, ci vuole anche dignità nella carestia d’acqua. L’acqua alle piante, no, quella è vietata. Come agli orti, o nelle piscine.
Che fare? I cittadini hanno consegnato un documento al sindaco, dove lamentano alcune cose: l’aumento delle tariffe (già le più care d’Italia, con punte che possono toccare i cinquecentosessanta euro a famiglia l’anno) nonostante i disservizi, la mancanza di un’adeguata depurazione (l’acqua non è solo rara, cara, ma anche di pessima qualità) il mancato intervento di rifacimento della rete idrica, che ha una dispersione del 50,6 per cento (in pratica, si perde per strada un litro su due), l’inesistenza di contatori, soprattutto, l’equa distribuzione delle risorse. L’acqua non è uguale per tutti, purtroppo.
Nei quartieri della città bene, fanno notare in tanti, i turni non saltano mai. «Non si può ancora fare finta di non capire e di non sapere», dice un manifestante. Perché è da anni che tutto sembra girare a vuoto. Gli archivi sono pieni di annunci di finanziamenti per il rifacimento della rete idrica, mai concretizzati: trentatré milioni di euro prima, poi altri quarantaquattro milioni di euro di pochi anni fa. Si arriva a un finanziamento di ben centosette milioni per sostituire la vecchia rete idrica ottenuto da Girgenti Acque. Era il vecchio gestore privato, prima commissariato per mafia, poi fallito per i troppi debiti. I dirigenti volevano dare l’incarico di rifacimento per la rete idrica con un affidamento diretto, senza gara pubblica, nonostante l’importo fosse ampiamente sopra la soglia di legge (tanto che, in realtà si sarebbe dovuta fare una gara pubblica europea).
La crisi idrica sta anche mettendo a rischio il turismo con molti B&B che sono in difficoltà. Ecco, allora, che nei siti di promozione turistica di Agrigento è spuntato anche un vademecum per il turista, in più lingue. Scritto con franchezza, senza tanti giri di parole, per aiutare chi arriva in città nel bel mezzo della crisi idrica più grave degli ultimi anni. Sono le “regole da seguire per vivere il soggiorno ad Agrigento anche con poca acqua per le esigenze basilari”.
Ecco una prima regola: «Acquista bottiglie d’acqua. Tieni delle bottiglie di acqua minerale in camera da utilizzare ad esempio per lavare i denti o sciacquare piccoli oggetti. Si tratta di un piccolo gesto che ti può inoltre salvare da piccole situazioni di emergenza. Se hai deciso di soggiornare in una casa vacanza provvista di cucina ti consigliamo di usare le bottiglie di acqua minerale anche per cucinare».
Sull’abbigliamento: «Porta più vestiti al seguito: per essere sempre puliti e freschi, in situazioni in cui magari non è possibile fare il bucato, ti consigliamo di portare con te più cambi del solito. Se non riesci a rinunciare al tuo bagaglio leggero allora opta per vestiti leggeri ad asciugatura rapida che puoi sciacquare velocemente in poca acqua».
Qualche consiglio sull’igiene personale: «Consigliamo di optare per docce veloci e di chiudere i rubinetti nei momenti morti (ad esempio mentre ti lavi i denti o ti insaponi). Le salviettine non sostituiscono un’igiene accurata, però possono essere utili per togliere lo sporco di dosso (ad esempio dopo un trekking) in modo da velocizzare il momento della doccia. Attenzione agli scarichi, ovviamente bisogna tirare lo sciacquone dopo aver utilizzato il bagno. Ti chiediamo di fare attenzione e cercare di evitare di usare lo sciacquone nei momenti in cui non è necessario. Se pulisci la tua spazzola dai capelli rimasti impigliati, ad esempio, gettali nel secchio dei rifiuti e non nel water».
Infine: «Segnala al proprietario della tua struttura ricettiva eventuali perdite dei rubinetti o dello scarico del water. Segnala eventuali perdite d’acqua in strada mentre sei in giro per la città. Sensibilizza i tuoi compagni di viaggio sul problema dell’emergenza idrica e spingili a tenere comportamenti virtuosi. Comprendi che quello che per te è un fastidio per noi è una grave problematica con la quale dobbiamo lottare ogni giorno. Ti chiediamo di avere comprensione e pazienza». Quella che noi qui ad Agrigento, avrebbero potuto aggiungere, rischiamo di non avere più.