Una delle migliori accoglienze di sempre quella che la community di bartender italiani ad Amsterdam è capace di regalare a chi arriva in visita nella capitale olandese. In due giorni di attività, bar tour, visite e giri in barca, abbiamo preso contatto con una realtà ampia e variegata di professionisti mediterranei, che con tempistiche diverse e ruoli differenti hanno trovato in questa città un equilibrio di vita, benessere e lavoro ideale. Tra i tanti protagonisti della scena bar metropolitana, abbiamo chiacchierato con Ciro Adriano De Georgio, ischitano, con una leggera abbronzatura che lo accompagna tutto l’anno e un’indole pacatamente determinata. Uno dei primi italiani a trasferirsi nei Paesi Bassi, più di dieci anni fa, e oggi volto di riferimento per tanti giovani che arrivano in città, oltre che per colleghi da tutto il mondo in visita per lavoro o piacere.
Avvicinatosi anche lui quasi per caso a questo settore, lavorando come molti altri coetanei nell’attività di famiglia per arrotondare le proprie entrate durante gli studi di scienze della comunicazione, Ciro lo trova subito affascinante. Ci si dedica, studia, fa corsi, prova a formarsi sul flair così come sul vino e sugli spiriti e ben presto decide di lasciare l’Italia e spostarsi a Londra. Qui fa solo un timido breve periodo, per poi tornare a casa e dedicarsi nuovamente al cocktail bar di famiglia fino a quando decide di lasciare definitivamente l’Italia.
La prima tappa è Amsterdam, dove vi arriva nel 2012 per la prima volta, ma il suo percorso di crescita inizia veramente in Australia, insieme a Marco Faraone e Stefano Catino (founder tra gli altri del Maybe Sammy cocktail bar) con cui lavora e studia per più di un anno. Al ritorno in Europa incontra Andrew Nicholls, uno dei più competenti bartenders dell’epoca, con idee all’avanguardia e una tecnica invidiabili. «Dopo l’esperienza al Dvars con Andrew divento bar manager per il Teles and Spirits, in quegli anni annoverato tra i 50Best Bars al mondo, e iniziano ad arrivare soddisfazioni, contatti, nuovi stimoli» prosegue De Georgio. Nel 2014 vince il premio come miglior bartender olandese, conferitogli non solo per il suo approccio alla miscelazione ma soprattutto per l’incredibile predisposizione d’animo e professionale verso l’ospite.
«A differenza di tanti altri, noi italiani vediamo il mondo dell’hospitality come un settore vero e proprio dove fare carriera. Mi viene da pensare sia un fatto quasi culturale, che noi italiani in qualche modo abbiamo nel sangue, ci viene trasmesso dalle nostre famiglie […] Il prendersi cura di chi viene a casa, imbandire una tavola, cucinare per gli altri, prepararli un buon drink, è qualcosa che facciamo con orgoglio e piacere. L’olandese invece vede questo come un lavoro transitorio per quando si è giovani e squattrinati. Nonostante ci siano alcune delle migliori scuole di formazione internazionale, l’educazione si concentra molto sul food and beverage management ma non sul servizio – tanto in sala quanto al bar. È qui che noi italiani riusciamo a fare la differenza, sapendoci relazionare con cordialità e gentilezza, aspetti che mi hanno aiutato non solo in Olanda ma in tutto il mondo» racconta Ciro.
Da sei anni a questa parte De Georgio lavora per A Brand New Day (Red Carpet Spirits), un distributore top level sul territorio, dove è passato dall’essere brand ambassador a occuparsi di advocacy management e marketing eventi. «La città è uno dei più grandi hub aeroportuali europei, è così internazionale da attirare aziende da tutto il mondo per business e investimenti. Questo ha contribuito enormemente alla nascita di un’offerta lato food and beverage solida, e nel nostro settore miscelazione, con possibilità di carriera anche molto diverse».
Dalle parole di Ciro emerge chiaramente quanto il nostro imprinting italiano sia apprezzato all’estero con un know how che in qualche modo gli stranieri ci invidiano e non riescono a replicare veramente. Un punto di orgoglio per chi guarda questi ragazzi da lontano e un po’ di accoglienza italiana nel momento in cui si diventa cittadini del mondo.