Le capriole lasciatele fare a Jannik Sinner – che spettacolo sull’erba di Halle – perché non è una cosa semplice specie in politica, e nella politica internazionale meno che mai. Quelle di Giorgia Meloni in Europa sono capriole che non incantano nessuno. Con l’aria di saperla lunga, si muove contraddittoriamente, un po’ contro l’estrema destra, poi insieme alla medesima estrema destra, un po’ contro Ursula un po’ a favore di Ursula: ma sono trasformismi che in l’Europa non funzionano e che danno l’idea di una furbizia improvvisata non da grande Paese.
Doveva entrare nel giro che conta, per ora con lei c’è solo il vecchio Viktor Orbán, un altro che non conta niente. E sì che la fortuna le arride: i Conservatori sono diventati il terzo gruppo all’Europarlamento sfruttando il calo di Renew Europe dovuto alla disfatta di Azione e Stati Uniti d’Europa (chissà se Emmanuel Macron, che peraltro ha ben altri problemi, ha fatto una telefonatina a Matteo Renzi e Carlo Calenda), e tuttavia per il momento Giorgia non sta cavando un ragno dal buco: tra l’altro, è la riprova che la destra le europee, malgrado il mainstream giornalistico, non le ha vinte.
Meloni si sbraccia, vorrebbe tirarla in lungo confidando nella disfatta di Macron alle elezioni parlamentari francesi e forse anche nel crollo di un Olaf Scholz all’angolo che però forzano per stringere i tempi, e così alla fine la cosa più probabile è che all’Italia verrà assegnata una casella meno importante di quella che ha avuto in questi anni con Paolo Gentiloni all’Economia.
Al G7 ha fatto tanta scena ma cosa ha portato a casa? Qualche elogio sul Piano Mattei, una cosa che non costa niente, i complimenti per la cucina di Massimo Bottura e la teatrale location. Ma sulle decisioni vere Meloni non tocca palla. Anzi, l’Italia di Giorgia ha subito anche una procedura d’infrazione, non è la fine del mondo ma ora Giancarlo Giorgetti deve metterci soldi che non sa dove trovare, e prepariamoci a una legge di Bilancio mica da ridere.
In tutto questo la Lega è nervosa e questo di per sé è un problema, il Papeete insegna. Oggi insomma per il governo inizia un’estate peggiore di quella dell’anno scorso, quando non c’erano tutte queste preoccupazioni e sussisteva una buona luna di miele tra lei e il Paese. Tra l’altro le mitiche riforme avanzano tra grossi problemi. Improvvisamente le opposizioni si stanno muovendo unitariamente e anche con un po’ di spavalderia, lanciando l’idea del referendum contro l’autonomia differenziata, è una bella scommessa portare alle urne venticinque milioni di italiani ma è anche verosimile quello che ha detto ieri Renzi: «Se c’è il quorum Meloni va a casa».
Da parte sua Elly Schlein è scatenata, punzecchia su tutto. Non sta ferma un attimo. Domani pomeriggio sarà a Latina per la manifestazione sul gigantesco problema dello sfruttamento del lavoro riproposto nella maniera più tragica dall’incidente che è costata la vita a Satnam Singh, il bracciante indiano che, dopo aver perso un braccio tranciato dal macchinario che non è stato soccorso ed è stato abbandonato davanti la soglia di casa. Un episodio orrendo che ovviamente non c’entra direttamente con il governo Meloni ma che comunque pone la domanda su cosa sia diventata l’Italia: e qui la politica deve rispondere. E la politica è soprattutto il governo che in questo momento dirige il Paese. L’estate non inizia bene, e dentro di sé Giorgia lo sa.