Torce e coltelliIl know-how delle stelle prestato allo sport

Orizzonti possibili di lavoro, ricerca, contaminazione tra le Olimpiadi e la cucina d’autore di Alexandre Mazzia

Alexandre Mazzia

Che il côté gastronomico sia diventato un aspetto rilevante e imprescindibile di ogni manifestazione ormai è un dato noto a tutti. Che con sempre più urgenza occorra trovare degli sbocchi di applicazione altri rispetto al puro piacere e alla mera estetica nel lavoro dei maggiori chef del mondo, è un pensiero comune a sempre più professionisti e non più riservato a pochi come fino a qualche anno fa.

È forse per questo motivo che il comitato delle Olimpiadi che si terranno nella capitale francese dal 26 luglio al 10 agosto 2024 ha scelto Alexandre Mazzia, tristellato francese di Marsiglia, come chef en charge per i pasti degli atleti nel villaggio olimpico. Originario della Repubblica del Congo, classe 1976 e ormai da tempo cittadino francese, Alexandre Mazzia con il suo ristorante AM è stato insignito di tre macarons della guida Michelin.

Otre a essere stato chiamato per questo importante ruolo e incarico per la nazione, lo chef è stato nominato tedoforo durante la parata di inaugurazione nella capitale «un orgoglio per la mia persona e un grande riconoscimento verso anni di lavoro dedicato al conseguimento di traguardi e risultati» ha dichiarato lo chef. La visione gastronomica verso i giochi si inserisce all’interno di un disegno decisamente più ampio, che analizza l’enorme quantità di colazioni, pranzi, cene, spuntini, merende notturne, pre-gara, pre-allenamento, post-gara, che la comunità coinvolta si troverà a consumare. Lo slogan della manifestazione principale sul tema non a caso è «Cibo sano, gourmet e creativo».

Cercando di avere un approccio fresco, sostenibile e attento agli sprechi, è stata pubblicata una vera e propria Food Vision, una sorta di manifesto di buone pratiche e attenzioni per quello che si configura essere il più grande catering del mondo in un lasso di tempo di poco più di due settimane (vanno tenuti presente i giorni di allestimento e disallestimento).

Il manifesto si concentra su alcuni punti fondamentali: raddoppiare gli alimenti vegetali, puntare a servire cibo certificato al cento per cento (di cui l’ottanta per cento dei prodotti di origine francese, il venticinque per cento entro i 250 kilometri di distanza, il trenta per cento di prodotti biologici); ridurre il consumo di plastica, limitare gli sprechi, garantire una seconda vita alle strutture e infrastrutture utilizzate. Un punto è dedicato anche alla questione personale addetto, che per tutti i luoghi coinvolti deve provenire per almeno il dieci per cento da programmi di integrazione professionale.

Abbiamo rivolto qualche domanda a chef Mazzia, cercando di capire in che modo intende affrontare questa nuova sfida, senza farsi schiacciare dalla responsabilità e piegando la sua creatività al servizio di una comunità sportiva proveniente da ogni parte del mondo. «Nell’affrontare questa sfida, l’obiettivo è quello di sfruttare la mia esperienza culinaria e la mia capacità di adattamento per soddisfare le esigenze specifiche degli atleti. Questo compito implica una profonda conoscenza della nutrizione, in collaborazione con un team di professionisti, e l’impegno a offrire gusti e sapori che soddisfino un pubblico di atleti internazionali. L’analisi del contesto a cui sono stato invitato a partecipare richiede la comprensione delle esigenze e delle preferenze nutrizionali di atleti di diverse discipline e background culturali»

Il cibo influisce sull’atteggiamento degli atleti per ottenere prestazioni migliori?

Secondo Alexandre sì, tanto che proprio con l’intento di essere efficace sull’umore e sull’attitudine degli atleti, si è lavorato con una ricettazione pensata ad hoc per questo scopo. «Ho elaborato circa venti ricette con il supporto di nutrizionisti, medici sportivi e allenatori, per le prestazioni e le esigenze di recupero degli atleti. Ho anche creato venti ricette divertenti e leggere per Sodexo Live! (il catering incaricato per i giochi olimpici) che portano un po’ di allegria e svago agli atleti stessi. Mentre in un ristorante l’attenzione è rivolta a offrire un’esperienza culinaria eccezionale, in questo progetto l’accento si sposta sulla soddisfazione delle diverse esigenze nutrizionali e degli obiettivi di prestazione degli atleti di tutto il mondo» afferma, e prosegue: «La ricerca e l’innovazione, essenziali per ottenere il riconoscimento della stella Michelin, sono altrettanto importanti in questo caso, poiché il progetto richiede un’immersione profonda nella scienza dell’alimentazione e della nutrizione per creare piani pasto su misura per gli atleti. In generale, l’obiettivo è fornire cibo che non solo nutra il corpo degli atleti, ma che contribuisca anche alla loro esperienza complessiva dei Giochi».

Ora non ci resta che augurare a tutti il meglio e iniziare a fare il tifo!

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