A pochissimi giorni dalla chiusura della campagna elettorale le previsioni di voto si fanno più serie. E se sulla composizione dell’Europarlamento non si avranno certezze sino all’apertura dello scrutinio, sulle intenzioni di voto dei giovani elettori europei diversi studi sembrano convergere nella stessa direzione, prefigurando una seria virata a destra. Una tendenza confermata in più Paesi, dalla Germania alla Francia fino alla Romania, che mostra un interessamento crescente tra le generazioni più giovani su alcune delle bandiere sventolate dai partiti di estrema destra. Dati che non sono solo il frutto di sondaggi, ma che confermano alcuni orientamenti già registrati durante le precedenti elezioni politiche e amministrative, soprattutto nel Nord Europa.
E benché i giovani elettori in percentuale presentino una minore fedeltà partitica, preferendo ancora l’attivismo politico online o quello speso per una causa ben specifica, rimangono alcune importanti distinzioni da fare. Secondo un’analisi del Financial Times anche a livello europeo l’elemento di genere sembra creare una severa cesura in termini di posizionamento politico. E benché la generazione Z sia molto progressista su alcuni temi, e si scopre particolarmente conservative su altri, tra gli under trenta la distinzione uomo donna sembra collocare i primi vicino a partiti antisistema, contrari all’ingresso in Europa di persone migranti, mentre le seconde più sensibili alle rivendicazioni dei diritti civili, alla racial equality e alle questioni ambientali.
Per i dati Eurostat i first time voters delle prossime elezioni europee saranno poco meno di venti milioni, di cui cinque milioni di tedeschi, quattro di francesi e 2,8 milioni di italiani. Sul voto italiano Salvatore Borghese, analista e cofondatore di YouTrend, conferma a Linkiesta una tendenza già osservata alle elezioni del 2022: «I dati che abbiamo ci dicono che gli elettori più giovani, almeno in Italia, non sono particolarmente spostati a destra. Alle ultime politiche hanno votato in misura minore della media per il centrodestra e per Fratelli d’Italia e non abbiamo osservato inversioni di tendenza particolari nell’ultimo anno e mezzo». La sensibilità per i temi ambientali e per il clima continua a essere molto diffusa e anche il tasso di fiducia verso l’Unione Europea è tendenzialmente superiore alle media.
Lo stesso però non si può dire di altri scenari, come quello olandese. La vittoria di Geert Wilders alle ultime elezioni è stata largamente supportata dagli elettori più giovani, che sono stati convinti dalla politica anti migratoria proposta dal Partito per la libertà. Anche in Belgio i separatisti del Vlaams belang si prevede potranno contare sul voto dei più giovani. Secondo Politico tra gli uomini fino ai ventisette anni oltre il trentadue per cento voterà per il partito di estrema destra Flemish interest, mentre tra le donne oltre il ventinove per cento darà il proprio sostegno ai Verdi. Una percentuale che si conferma anche tra le millenials, e che invece è meno evidente tra gli uomini olandesi, che sembrano più vicini in maniera proporzionale sia ai Verdi, che alla Nuova alleanza fiamminga e al Vlaams belang.
Anche il caso romeno conferma una particolare attrattività dei partiti che si presentano come antisistema. Il venticinque per cento dei giovani tra i diciotto e i trentacinque anni alle prossime europee voterà il partito di estrema destra Alleanza per l’unione dei romeni, che tra le proprie priorità ha inserito quella di riunire nella “Grande Romania” tutte le comunità che parlano la lingua romena, anche quelle presenti in altri Paesi. E che si è mostrata molto critica al sostegno militare offerto dall’Unione Europea alla resistenza ucraina. Raccogliendo un forte consenso tra le generazioni più giovani che negli anni hanno accumulato una discreta frustrazione nei confronti della classe politica romena. Dati Ires riferiscono che oltre il settantasei per cento dei giovani romeni sentiti per la raccolta del sondaggio hanno comunicato di avere poca, se non pochissima fiducia nei confronti della democrazia del Paese ma che oltre il cinquantotto per cento voterà comunque alle elezioni europee.
Su dati in totale crescita può contare invece Alternative für Deutschland (AfD). Recenti analisi di voto confermano che oltre il quattordici per cento dei ragazzi fino ai ventinove anni voterà per AfD, un aumento di quasi dieci punti percentuali rispetto alle elezioni del 2022 e di sei sui risultati delle elezioni regionali dell’anno scorso. Anche qui l’elemento di genere fa da spartiacque, gli uomini puntano su AfD e l’Unione cristiano democratica, mentre le donne rimangono ancora molto vicine ai verdi, nonostante AfD sia in aumento anche tra queste.
Il partito nonostante la partenza un po’ goffa è riuscito a riunire alcuni malumori molto diffusi anche tra i più giovani, oltre a sposare posizioni inqualificabili che gli sono costate un posto nella famiglia politica di Identità e democrazia. La questione migranti è solo una delle tante, a sommarsi anche un crescente senso di insicurezza economica, l’inflazione, e una vecchiaia in prospettiva per nulla rosea. Questioni più concrete che unite all’approccio ribelle del partito antisistema e alla crescente frustrazione per le innumerevoli richieste dei movimenti woke hanno trovato nei giovani uomini tedeschi il pubblico perfetto. Una prospettiva che confuta l’idea di una generazione unitaria mossa sulle questioni ambientali, che anche nei Paesi scandinavi hanno dimostrato perdere molto terreno.
A seguire quest’ondata è anche la Francia, dove la nuova stella del Fronte nazionale, il ventottenne Jordan Bardella ha raccolto un seguito straordinario durante la sua campagna elettorale social. Dati di aprile riferiscono che oltre il trentacinque percento degli elettori tra i diciotto e i venticinque anni voteranno per Fn, e oltre il diciassette per La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon. Una tendenza che in questo caso non fa alcuna distinzione tra uomini e donne, Bardella è riuscito a conquistare l’opinione pubblica in maniera omogenea.
L’insieme dei sondaggi recenti prefigura uno scenario post voto poco incoraggiante. Con almeno un quarto dei seggi in mano a partiti populisti o di estrema destra, che renderanno molto difficile la convivenza ma soprattutto molto complesso il raggiungimento delle maggioranze necessarie in Europa. Alcune politiche, soprattutto quelle relative ai cambiamenti climatici troveranno grosse resistenze se uno scenario simile dovesse davvero realizzarsi. E non avremo nemmeno più la solita scusa dell’ostruzionismo polacco o ungherese da poter utilizzare o incolpare, ma dovremmo prendercela con noi stessi.