Uscire per un drink nella capitale britannica significa più o meno avere a disposizione un elenco interminabile e capillare di pub, street bar, hotel bar, speakeasy, American bar tra cui scegliere. Al di là degli indirizzi più noti e di cui abbiamo avuto modo di parlare in altre occasioni, anche in una metropoli come Londra esistono contesti di quartiere, a misura d’uomo e affordable, dove poter trovare banconi consolatori e bartender (iper) qualificati. Accade quasi a tutti, dopo aver lavorato per anni in un contesto luxury e blasonato, di coltivare il desiderio di mettersi in proprio, essere finalmente artefici del proprio percorso senza intermediari e senza costrizioni.
Imprendere a Londra comporta indubbiamente una serie di rischi economici, personali e d’impresa non indifferenti ma questo non ha fermato Elon Soddu, e il suo team, dall’aprire un’attività. In realtà gli indirizzi in questione sono già due, inaugurati in un lasso di tempo di pochi anni e a distanza di circa quindici minuti a piedi l’uno dell’altro. Amaro Bar e Twice Shy sono i due nuovi nati di questo giovane professionista sardo, trentatreenne, ormai volto affermato, solido e stimato della bar scene londinese.
Dopo circa tredici anni di esperienza, prima come una sana gavetta e poi di consolidamento professionale nell’hôtellerie di lusso della città, Elon è stato head mixologist per il Beaufort Bar del The Savoy Hotel e successivamente responsabile della miscelazione per tutti i bar e ristoranti del gruppo. Soddu è il classico ragazzo leggermente schivo e timido che tuttavia non perde un centimetro di terreno mai, nemmeno quando è off. La sua è una costante chiamata al lavoro, al dovere, alla correttezza professionale e al rispetto di una scaletta di impegni, scadenze e obiettivi che non a caso hanno portato in alto le due insegne nel giro di poco tempo.
Amaro si trova in Kensinghton Hight Street, una via molto trafficata e in pieno centro dove si lavora a tutto tondo, dal business man al turista. Al contrario, Twice Shy è un locale decisamente più intimo, raccolto, con pochi tavolini e un affaccio a balconcino sulla strada pedonale. L’atmosfera ricorda quella di un quartiere defilato, persino di un sobborgo, dove la gente si chiama per strada, si scherza e si ride tra esercenti e ogni cliente è un nome anziché un numero.
Al contrario, con trentotto posti a sedere, un lungo bancone e una bottigliera particolarmente imponente, Amaro Bar è un locale molto moderno, dai toni scuri e dorati insieme, adatto a eventi e privatizzazioni. Il servizio è scrupoloso, l’ospite è accolto dall’ingresso e guidato, progressivamente, nella conoscenza e presa di contatto con il bar. La tipologia di ospitalità rispecchia gli standard lussuosi delle realtà a cinque stelle, i dettagli sono fondamentali e le attenzioni meticolose verso il cliente, al tavolo quanto al bancone.
Il nome italiano sancisce un legame forte non solo con la liquoristica italiana ma anche con il concetto stesso di tradizione e passione per i classici. Da qui, infatti, la scelta di comporre una cocktail list che rivisita i grandi classici usando le più avanzate tecniche contemporanee e prediligendo un service minimalista ed essenziale. Dritto al gusto, con ricette mai fuori dalle righe, per riuscire a intercettare i palati più diversi e non stancare l’ospite.
A dividersi tra le due realtà, operativo sul banco e in sala, e con un approccio creativo decisamente superiore alla media, è Victor Maggiolo, anche lui precedentemente al Savoy Hotel e ora beverage director di entrambi gli indirizzi. Al momento della nostra visita ci siamo seduti al banco di Twice Shy, ascoltandolo raccontare concept e visione dietro questa nuova apertura.
Ci ha fatto piacere poterlo ritrovare in un contesto informale ma non per questo meno attento, curato e pensato, dove la proposta è centrata dal primo all’ultimo drink. Al piano inferiore, un piccolo laboratorio è fucina di preparazioni per ogni ricetta, dove con una strumentazione ancora contenuta è però possibile ottenere grandi risultati. Un’ottima padronanza delle nuove tecnologie applicate al bar (oggi non si parla che di rotavapor, centrifughe, thermonix e roner) ma soprattutto, bilanciamenti perfetti (almeno per il nostro palato).
Quando la tendenza di molti bartender – così come di certa clientela americana – è quella di cercare rotondità e morbidezza nel drink, la carta di Twice Shy è invece molto equilibrata. La nota dolcezza, quando presente, è sempre molto elegante, la presentazione essenziale ma non scontata, il glassware adatto e i prezzi contenuti rispetto alla media metropolitana.
In entrambi i bar è possibile ordinare qualcosa dalla cucina, con una proposta essenziale ma non per questo mal concepita. Anzi, se il focaccione farcito di Twice Shy è diventato ormai un’istituzione tra i colleghi della industry, Amaro resta un luogo di ritrovo più attento, dove i bar snack sono quasi più uno sfizio che un vero e proprio pasto. Troverete Soddu conteso tra i due bar, impegnato in molto lavoro dietro alle quinte – che non si vede mai ma che risulta fondamentale – oltre che in charge di un fitto calendario di attività pensate per portare la visibilità di Amaro e Twice Shy ad un percepito sempre più internazionale e oltreoceano.
Ancora una volta uno spicchio di Italia che ci fa brillare d’orgoglio e ci mette al centro del grande discorso sull’ospitalità, dove made in Italy e impronta mediterrea sembrano restare caratteristiche vincenti.