Finiti i festeggiamenti per aver fermato l’estrema destra, relegandola addirittura in terza posizione, nel fronte repubblicano francese si dovrà iniziare a capire come formare una maggioranza. I centottantadue seggi presi dal Nuovo Fronte Popolare (Nfp), uniti ai centosessantotto della coalizione centrista Ensemble, sarebbero sufficienti, ma i leader di entrambi gli schieramenti hanno già fatto sapere di essere contrari a un accordo.
Nel fronte popolare, poi, la divisione si replica: i margini di dialogo tra La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il Partito Socialista, Place Publique, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e il Partito Comunista sono forze politiche molto diverse tra loro. Nella sera delle elezioni, hanno persino festeggiato ognuna per sé il risultato elettorale, senza rilasciare poi dichiarazioni congiunte come avvenuto dopo il primo turno.
Sembra, insomma, che il fronte repubblicano francese, finito l’ardore da salvezza della patria durato fino a domenica sera, nell’alba di lunedì abbia iniziato a ricordare un po’ troppo le accozzaglie anti-berlusconiane ricorrenti in Italia qualche tempo fa, in cui una volta sconfitto il nemico comune si scopriva di avere tanti, troppo nemici anche tra gli alleati.
Tra Macron e Mélenchon un’intesa sembra impossibile: sulla politica interna, parliamo di un centrista e di un leader di sinistra radicale che ha costruito la sua ascesa nazionale proprio nell’opposizione al primo; in politica estera, dall’Ucraina a Gaza fino all’idea della Nato, i toni e le posizioni sono molto diverse. In questa situazione, ad approfittarne potrebbe essere il termine mediano tra i due leader: Raphael Glücksmann, socialista, ex eurodeputato e oggi leader di Place Publique.
Oggi, Glücksmann appare come una figura di sinistra ma lontana da Mélenchon, riformista nel profilo, convinto sostenitore dell’Ucraina, e in generale in linea con la tradizione socialista francese. Alle scorse europee, a sorpresa, la lista comune formata dal suo partito e dai socialisti ha superato La France Insoumise, rivitalizzando un’area politica che in Francia era inesistente dalla caduta dell’ex presidente Hollande.
Tutti gli scenari verosimili, tra quelli attualmente possibili, prevedono una certa forma di dialogo tra il centro di Ensemble e la sinistra di Nfp. Tra i deputati del Nuovo Fronte Nazionale eletti dopo il secondo turno di domenica, sono settantacinque quelli del partito di Mélenchon, ma sessantotto i socialisti. Questi ultimi sono dunque una parte rilevante del gruppo parlamentare di maggioranza, e hanno buoni margini di dialogo con i Verdi, che controllano trentatré seggi. Al netto dell’incertezza delle prossime settimane, in mancanza di una maggioranza chiara, tra le varie opzioni in campo quella forse più immediata è quella che vede il formarsi di un accordo di minoranza, con tutti i rischi del caso e con la necessità di trovare i numeri a ogni voto.
In questa situazione, frapponendosi tra due poli che non intendono parlarsi, il Partito Socialista e Place Publique potrebbero svolgere un ruolo centrale non solo in termini numerici, ma soprattuto politici: rendendo meno compromettente il dialogo parlamentare per le altri parti in causa, favorirebbero la tenuta della maggioranza, ponendosi come federatori tra le forze repubblicane anche nel contenuto delle proposte, grazie alla loro identità politica che li rende non incompatibili con nessuno dei termini in conflitto.
Del resto, l’attuale distanza tra il centro e la sinistra francese è storicamente figlia anche del collasso del partito socialista seguito alla caduta della presidenza Hollande. Una rinascita del partito, dunque, avrebbe effetti di normalizzazione dello scenario politico francese. Vincere le elezioni non è sufficiente, perché per fermare l’estrema destra sul lungo termine servirà anche governare; e in questo scenario, la capacità di creare un governo e di rilanciarne l’azione sarà legata anche alla capacità di Glücksmann e dei socialisti di ricavarsi un ruolo nella nuova, complicata Assemblea Nazionale.