Roma andata e ritorno Il viaggio intorno al mondo di Heros De Agostinis

Al ristorante Ineo, all’interno dell’hotel di lusso Anantara Palazzo Naiadi, è possibile compiere un giro completo intorno al globo in soli ottanta minuti, grazie a un menu eclettico e originale che ha un solo punto fermo: la città eterna

Panzanella Marinara di Heros De Agostinis, foto di @AlbertoBlasetti

Nell’antica Roma, all’interno degli edifici sia pubblici che privati, molto spesso era possibile trovare uno spazio a forma di emiciclo circondato di portici e colonnati, chiamato exedra, destinato all’incontro e al dialogo tra i cittadini. L’esedra era un luogo sicuro e rispettato da tutti, in cui ciascuno aveva la possibilità di esprimere il proprio pensiero e confrontarsi con i suoi pari in uno scambio costruttivo e democratico.

Oggi, il termine esedra è caduto nel dimenticatoio quasi dappertutto, ma sopravvive ancora a Roma, dove viene utilizzato per lo più per descrivere un ambiente o uno slargo a forma di semicerchio.

Per capire se ci troviamo di fronte a un fiero cittadino romano (natio o acquisito) basta porgli una semplice domanda: «Come si chiama la piazza da cui nasce via Nazionale?», se la sua risposta sarà «piazza della Repubblica» sapremo di trovarci di fronte a un volgare mistificatore, al contrario, un vero abitante dell’Urbe ci risponderà: «piazza Esedra».

Già, perché questa piazza, il primo vero assaggio di arte e di storia che si incontra appena usciti da Stazione Termini, ha la forma di un ampio emiciclo circondato da un colonnato monumentale, opera di Gaetano Koch. L’idea dell’architetto romano, dopo aver ottenuto l’incarico dal neonato Regno d’Italia nel 1885, era quella di costruire una degna porta d’ingresso alla città eterna che, attraverso via Nazionale, avrebbe poi portato fino al centro storico. Per farlo, Koch eresse due edifici gemelli in marmo travertino che incorniciarono il semicerchio originato dalle fondamenta delle antiche terme romane, come a simboleggiare un abbraccio di benvenuto rivolto al visitatore.

Sotto uno dei due porticati di piazza Esedra, oggi si trova l’Hotel Anantara Palazzo Naiadi, esclusivo cinque stelle del gruppo Minor Hotels, che possiede e gestisce oltre cinquecentocinquanta strutture tra alberghi, resort e residenze private in ben cinquantasei Paesi.

La maggior parte delle duecentotrentadue camere e suite affacciano sulla piazza e godono della vista della fontana delle Naiadi, imponente costruzione adornata dalle quattro ninfe delle acque, da cui anche l’hotel prende il nome.

L’acqua è un tema ricorrente nella narrazione dell’albergo, infatti l’intera piazza poggia le sue fondamenta sulle antiche terme di Diocleziano, grandiosa opera realizzata tra il 298 d.C. e il 306 d.C. e voluta dagli imperatori Diocleziano e Massimo.

Un complesso monumentale di quattordici ettari tra edifici, piscine e giardini, che ne fecero tra i più grandi impianti termali del tempo. I resti delle sue vasche e dei suoi mosaici sono ancora oggi visibili al piano inferiore di Palazzo Naiadi, attraverso i luminosi pavimenti di cristallo.

All’interno dell’hotel troviamo diversi servizi di ristorazione, tra cui naturalmente quelli dispensati direttamente dall’hotel, a partire dalla sontuosa colazione a buffet, ma anche delle vere e proprie chicche come Seen by Olivier, un esclusivo bistrot che affaccia direttamente sulla piazza, e dal quale è possibile godere della vista dei tetti e delle cupole della Città Eterna.

Il ristorante offre specialità fusion di ispirazione brasiliane, con preziosi tagli di carne, proposte di pesce non convenzionali e una raffinata selezione di sushi preparata al momento da esperti maestri giapponesi.

Ma la vera attrazione del complesso Anantara è il Ristorante INEO, aperto a marzo 2023, dimora dello chef patron Heros De Agostinis.

Heros De Agostinis, foto di Alberto Blasetti

Il carattere di Heros traspare, come in uno specchio, dai piatti che crea, la sua anima socievole ma a tratti schiva fa pensare a una personalità solare e riservata allo stesso tempo, che a volte predilige il racconto e a volte tace per lasciare il giusto spazio alle emozioni.

Il percorso di degustazione, frutto di un mix tra i tre diversi menu a disposizione dei commensali, è un ping-pong continuo tra modernità e cucina regionale, passato e futuro, opulenza e leggerezza.

Tante suggestioni differenti per uno chef che ha vissuto venticinque anni all’estero, lavorando in ristoranti pluristellati e acquisendo esperienza in hotel di lusso, fino ad approdare alla corte di Heinz Beck, che per anni l’ha voluto al suo fianco e che Heros considera il suo mentore.

Il ristorante INEO è una summa di tutte le anime descritte finora, una sintesi dei diversi mondi e delle innumerevoli vite vissute. Attraverso i piatti, Heros De Agostinis ripercorre le sue esperienze affascinando il commensale con sapori esotici, che invitano al viaggio e alla scoperta, a testimonianza delle sue origini eritree, e altri, più rassicuranti e familiari, che affondano le loro radici nella tradizione contadina del centro Italia, tra Lazio e Abruzzo.

È Heros stesso a raccontarci di come la sua cucina non sia altro che «Un mescolare le mie radici italiane ed eritree con le suggestioni rubate dai miei viaggi intorno al mondo. La cucina è il frutto di scambio e conoscenza, di intrecci talvolta casuali, di andata e ritorno, di apertura e dialogo, di passaggi e trasformazioni».

Lo chef racconta anche di quanto sia stato per lui paradossale rientrare in patria e aprire il suo ristorante, per puro caso, proprio nel quartiere dove è cresciuto: «Tornare in Italia e lavorare all’Esquilino, quartiere dove ho trascorso la mia infanzia, fa sì che senta sempre più radicata in me l’italianità e la romanità che mi accompagnano da sempre».

Ed è proprio quella rediviva romanità ciò che Heros vuole raccontare attraverso il percorso degustazione “Roma e Dintorni”, vera novità della primavera-estate 2024 e che va ad aggiungersi ai due menu già in carta: “In giro per il mondo” e “Verde”.

Lo chef ci dà il suo personalissimo benvenuto nel quartiere con un amuse-bouche composto da diversi piccolo assaggi che ripercorrono idealmente la sua vita e la sua carriera, tutti a base di pollo.

Il viaggio parte in Italia con una stracciatella in cui fluttuano tre gnocchetti fritti abruzzesi, per poi volare oltreoceano con un tacos con petto di pollo, aji amarillo, pico de gallo e polvere di olive nere e un delizioso cannolo alla Caesar Salad. A segnare il ritorno a casa è un – troppo – piccolo assaggio di pollo e peperoni.

Lo chef si approccia alle diverse culture culinarie che attraversa con curiosità e con scanzonata ironia, forse il vero fil rouge che ci accompagna dall’antipasto fino al dolce.

Ed è così, attraverso la colorata lente dell’umorismo, che capiamo appieno piatti come la Panzanella Marinata che ci racconta l’incontro tra la campagna laziale, con i suoi ingredienti poveri come il pane di Lariano, e il litorale, con le sue alici, meta d’elezione dei romani in cerca di rifugio dalla calura estiva.

Un altro interessante incontro riguarda il maccheroncino al ferretto, caposaldo della tradizione, condito con un succosissimo spezzatino profumato al berberè, miscela di spezie immancabile nelle preparazioni a base di carne sia eritree che etiopi. E dopo questo balzo verso Sud, si ritorna a Roma grazie al carrello dei formaggi, selezionati tra produttori rigorosamente laziali, e la divertente rivisitazione della crema ricotta e visciole, scomposta e poi ricomposta in un efficace combinazione di consistenze e temperature diverse.

De Agostinis gioca sulle aspettative del cliente che legge i nomi dei piatti sul menu e lo sorprende, ricordandogli che nella vita nulla è ciò che sembra.

«Noi romani siamo riconosciuti come simpatici, estroversi e dalla battuta pronta. Con questa ironia che ci contraddistingue voglio diffondere l’identità e la tradizione romana nei miei piatti», chiarisce una volta per tutte il patron di Ineo.

Davanti a questa dichiarazione d’intenti, in cui lo chef ufficialmente si riappacifica con il suo passato e con le sue origini, non resta che gridare con forza: «Heros, finalmente!».

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