Alle Calette Pandolfo e l’identità siciliana

Dopo tante esperienze in giro per il mondo, lo chef del resort di Cefalù trova la sua vera essenza che parte dall’isola e diventa un’espressione di sé grazie a tanta tecnica e tanta professionalità, condensate nel suo pensiero gastronomico

Cefalù è un angolo di Sicilia che sta a metà tra Palermo e Milazzo, un borgo con il Duomo, il mare e il litorale da esplorare passeggiando lungo le mura che proteggono la cattedrale normanna, una struttura del dodicesimo secolo simile a una fortezza con elaborati mosaici bizantini e alte torri gemelle. Per gli appassionati d’arte è la città della rocca, del Museo Mandralisca con le sue mostre archeologiche e della pinacoteca che ospita un ritratto di Antonello da Messina. Ma è anche la città delle Calette, un resort nato nel 1969 grazie alla visione di un ingegnere che allora comprò l’appezzamento accanto all’hotel che stava progettando, convinto che quell’angolo di costa potesse dare soddisfazioni. C’era la ferrovia, proprio lì sopra, ma c’era – e c’è ancora – una vista clamorosa sul golfo, a perdita d’occhio sul mare verso le Eolie.

L’hotel è cresciuto man mano, e oggi è un angolo di bellezza dove coccolarsi per qualche giorno tra mare e bontà. Ma si viene qui anche da esterni, per apprezzare la cucina di Dario Pandolfo, giovane chef di Milazzo che qui al Cala Luna ha trovato casa dopo tanta esperienza fatta per mari e per monti, che gli ha regalato la capacità di mettere nel piatto, e nel suo pensiero, un po’ di ogni chef e di ogni territorio che ha conosciuto e interpretato negli anni. Nel piatto sintetizza questa molteplicità di visione, in un modo molto identitario, rendendo l’esperienza a questa tavola una bellissima e piacevolissima esperienza, comprensibile, buona, ma anche sorprendente.

È un affare territoriale, innanzitutto, con tanti ingredienti locali usati come base, ma è anche e soprattutto un affare di abbinamenti creativi, e di tecnica che non si vede ma c’è. Dal Portogallo al Geranium di Copenhagen, fino al Terra in val Sarentino e al tristellato di Norbert Niederkofler, l’esperienza di questo ragazzo saggio e modesto è un condensato di tante esperienze diverse, che diventano grazie alla sua fantasia e abilità una cucina solida, di spessore, elegante e buona. Una gemma in un mondo di ospitalità d’hotel che sempre di più sta cercando anche nella cucina una sua rivoluzione, alzando l’asticella e cercando anche fuori dagli ospiti i suoi clienti del futuro.


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