Compagna libertàL’inesauribile eredità morale e politica di Angela Bottari

Il volume "Angela Bottari. Storia di una donna libera" (Castelvecchi) a cura di Pietro Folena e Francesco Lepore ripercorre il percorso umano, civile e politico dell’ex deputata del Partito comunista italiano attraverso un’ampia raccolta di scritti della stessa e le testimonianze vive di chi l’ha conosciuta e ne ha apprezzato le storiche battaglie per i diritti civili

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Non è poi così vero che il tempo lenisce ogni dolore. Lo sa bene chi ha perso una persona cara. Lo sa bene chi ancora non si capacita della morte di Angela e la piange nell’intimo del cuore. Anzi, più ci si allontana dal giorno della sua scomparsa (14 novembre 2023), più viva è l’afflizione che se ne prova. L’assenza di lei permea le vite di chi l’ha conosciuta e amata, facendosi sentire più acuta nei momenti di quotidiana solitudine. Nei momenti in cui si avrebbe bisogno, e quanto, della sua parola chiara, del suo sguardo guizzante, della sua risata contagiosa. «Mi manca la presenza della sua figura» cantava potentemente Giuni Russo, ispirandosi al Cántico espiritual di Giovanni della Croce. E, a ragione, possiamo ripeterlo nel caso di Angela. Eppure, la sua figura, anche se non fisicamente, è più vicina di quel che si immagini: lo è attraverso il ricordo e il racconto che la fanno a noi presente. 

Della “compagna Bottari”, come veniva chiamata all’interno di quel Pci che la vide tra le sue iscritte dal 1971 e tra le sue deputate dal 1976 al 1987, molto è stato detto e scritto all’indomani della sua scomparsa. È stato così rivelato ai più, forse addirittura ignari dell’esistenza stessa dell’ex parlamentare, quanto l’intero Paese le sia debitore in termini di avanzamento dei diritti e delle libertà della persona. Diritti e libertà delle donne, innanzitutto, per le quali lei, “ragazza di provincia” approdata alla Camera insieme con l’inseparabile Romana Bianchi e le non meno amate Rosanna Branciforti, Carla Nespolo, Ersilia Salvato, Maura Vagli, si era battuta con convinzione e tenacia in Aula e nelle piazze. Ma anche all’interno di un grande partito, che con la sua solita parresia non esitava a definire «maschile e maschilista». 

Tra i banchi di Montecitorio Angela aveva dedicato tempo e impegno alla questione femminile, diversamente intesa secondo le istanze del movimento femminista e non più ristretta alla sola visione emancipazionista: basti ricordare il ruolo di relatrice del progetto di legge per l’abrogazione della rilevanza penale del delitto d’onore dal dicembre 1978 fino alla fine della VII legislatura (19 giugno 1979) e la presentazione, a sua prima firma, del Pdl contro la violenza sessuale (2 dicembre 1977). 

Di questa proposta di legge, che, prima in assoluto sulla drammatica realtà, aveva dovuto ripresentare altre due volte durante la VIII e IX legislatura, sarebbe divenuta relatrice nel 1983. Poi il colpo di scena con le dimissioni dall’incarico tra le ire di Nilde Iotti, Giorgio Napolitano e altri vertici del partito: l’aula della Camera aveva, infatti, approvato un inaccettabile emendamento di Carlo Casini, che da delitto contro la persona riconduceva la violenza sessuale all’alveo di delitto contro la moralità pubblica e il buon costume. Lo descrivono bene in questo volume collettaneo Romana Bianchi, Martina Castigliani, Giancarla Codrignani, Mariapia Garavaglia, Adriana Laudani, Ersilia Salvato, Livia Turco. 

Angela era così: schietta, diretta, allergica al compromesso, diventava addirittura irremovibile se c’erano in ballo i principi. Da allora fino all’ultima malattia, che l’ha portata via nel novembre scorso, si sarebbe instancabilmente battuta non solo per i diritti delle donne (e, a tal riguardo, non si può sottacere quanto negli ultimi anni si fosse impegnata per l’inveramento di una democrazia paritaria, come in altra sede ha ricordato la sua storica amica Marika De Marco, e la “svolta femminile” del Partito democratico col convinto e appassionato sostegno a Elly Schlein). Mai dimentica dei problemi della natia Sicilia e delle istanze di lavoratrici e lavoratori, aveva infatti esteso le sue battaglie di civiltà, ad esempio, alle persone omosessuali e transgender, come ricordano in queste pagine Pina Bonanno, fondatrice del Mit – Movimento Italiano Transessuali, e l’ex presidente nazionale di Arcigay Paolo Patanè. Ultimo tra di loro, anche io ne parlo in uno specifico contributo contenuto in questo libro. E non poteva essere diversamente. 

La mia amicizia con Angela è infatti nata e cresciuta nel ricordo di due ragazzi omosessuali, Giorgio Agatina Giammona e Toni Galatola, barbaramente uccisi nell’ottobre 1980 a Giarre. Era il 26 marzo 2021, quando le parlai la prima volta: stavo scrivendo il libro sul delitto di Giarre, che sarebbe poi stato edito in giugno da Rizzoli, e volevo raccogliere la sua testimonianza. Quella conversazione telefonica, di cui conservo gelosamente la registrazione, fu di fatto l’inizio di un’intesa profonda, che solo la morte ha potuto interrompere. «Mi sembra di conoscerti da sempre», mi ripeteva spesso. 

Ho perso il conto delle volte in cui abbiamo presentato insieme il libro sul delitto di Giarre. Mai però avrei immaginato che gli eventi di Roma e Caltagirone (17, 19 maggio 2023), cui ha prima accennato con rara delicatezza Pietro Folena, sarebbero state le tappe conclusive del nostro comune impegno nel far conoscere la storia di amore e di morte degli “ziti” di Giarre. Ma non solo presentazioni o eventi culturali. 

Ad Angela piaceva che ci sentissimo spesso a telefono e, soprattutto, ci vedessimo, quando possibile, per pranzare o cenare insieme. Le trasferte palermitane a casa della figlia Simona erano divenute impensabili senza una serata da trascorrere a Mondello con me e il mio compagno Michele, che letteralmente adorava. Ore indimenticabili, in cui le risate incontenibili – come quando, alla nostra richiesta di unirci civilmente, rispose amabilmente ruvida: «Certo, con piacere. Però a una condizione: che evitiate la pagliacciata di vestirvi con abiti uguali»– si alternavano a racconti palpitanti di memoria e riflessioni gravide di futuro. 

Oltre alla prefazione della capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga, tra gli autori e le autrici dei singoli contributi ci sono anche le scrittrici Viola Ardone e Nadia Terranova, la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein, i deputati dem Anthony Barbagallo e Giuseppe Provenzano, il senatore di Iv Ivan Scalfarotto, l’ex presidente della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri, le ex ministre della Sanità Mariapia Garavaglia e Livia Turco, la giornalista Martina Castigliani. 

Pietro Folena – Francesco Lepore (a cura di), Angela Bottari. Storia di una donna libera, Castelvecchi, pp. 246 + 16 pp. di tavole fuori testo, €20 

 

 

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