Le elezioni parlamentari austriache del prossimo 29 settembre preoccupano Bruxelles, perché potrebbero rafforzare l’asse euroscettico e russofilo nelle istituzioni comunitarie. Decine di sondaggi, realizzati a partire dall’aprile 2023, hanno evidenziato infatti come il Partito della Libertà Austriaco (Fpӧ) sia al primo posto nelle preferenze elettorali, avvicinando la formazione populista di estrema destra alla partecipazione al prossimo esecutivo.
Una rilevazione, realizzata alla fine di giugno da Ogm Research Communication, stimava l’Fpӧ al ventisette per cento, il Partito Popolare Austriaco (Ovp) al ventiquattro per cento, i Socialdemocratici (Spo) al ventuno, i Verdi all’undici, la formazione liberale Neos all’otto per cento e il Partito della Birra, movimento di protesta contro il sistema partitico, al cinque per cento.
La destra radicale non avrebbe i numeri per governare da sola ma potrebbe trovare un valido alleato nell’Ovp, il partito di centrodestra che esprime l’attuale Cancelliere Karl Nehammer. Il Cancelliere ha escluso di poter collaborare con l’attuale leader dell’Fpӧ Herbert Kickl, noto per le sue posizioni estremiste ma non ha chiuso del tutto le porte alla destra radicale. L’unica alternativa potrebbe essere una grande coalizione tra l’Ovp, i Socialdemocratici e forse i Verdi ma questa soluzione rischia, paradossalmente, di rafforzare ulteriormente l’Fpӧ.
Il partito di destra radicale è una costante del panorama politico austriaco e gode di un radicato consenso elettorale sin dal 1990. Negli ultimi quindici anni non è mai sceso sotto il sedici per cento dei voti alle elezioni parlamentari ed ha raggiunto il ventisei per cento dei consensi nel 2017, sfiorando il record storico del 26,9 per cento toccato nel 1999 sotto la guida di Georg Haider. Il suo programma elettorale, come ricordato da Euractiv, è allineato a quello degli altri partiti populisti ed euroscettici del Vecchio Continente. Linea dura contro immigrazione ed Islam, promessa di ridurre le interferenze di Bruxelles negli affari interni, critiche nei confronti degli aiuti militari occidentali inviati all’Ucraina, stima nei confronti della Russia di Vladimir Putin.
Un esecutivo guidato dall’Fpӧ rafforzerebbe l’asse estremista e russofilo a Bruxelles, dove il primo ministro ungherese Viktor Orban ha messo più volte i bastoni tra le ruote ai piani comunitari di sanzioni contro la Russia e di supporto a Kyjiv. Kickl ha allineato il suo partito alle posizioni espresse da Budapest e l’Fpӧ è membro dei Patrioti, l’eurogruppo di destra radicale guidato da Orban e che vede la partecipazione della Lega di Matteo Salvini e del Rassemblement National di Marine Le Pen. Il partito ritiene di essere l’unico a difendere la neutralità austriaca, imposta dall’Unione Sovietica nella Costituzione promulgata nel 1955 come precondizione per la rinnovata indipendenza di Vienna dopo l’occupazione post Seconda Guerra Mondiale, e sfrutta questa foglia di fico per attaccare tutte le proposte europee che vanno contro gli interessi di Mosca.
Kickl ha dichiarato, come riportato da Politico, che «l’Ungheria è un modello», ha spiegato che sotto un governo dell’Fpӧ «l’Austria diventerà una fortezza» e che «non saranno più accettate richieste di asilo» ed ha reso noto che ha stilato «una lista dei ricercati» con i nomi dei ministri responsabili per le politiche attuate da Vienna durante la pandemia da Covid-19. I lockdown e le misure restrittive della fase pandemica sono, in realtà, proprio gli strumenti che hanno consentito all’Fpӧ di tornare popolare dopo un lungo periodo di crisi segnato da scandali e divisioni. L’ex leader dell’Fpӧ Heinz Christian Strache era infatti stato coinvolto nel cosiddetto Ibiza Gate nel 2019, un evento che aveva fatto collassare il governo di coalizione tra Fpӧ e Ovp al potere.
La destra radicale si è opposta alle restrizioni pandemiche volute dall’esecutivo ed ha espresso scetticismo nei confronti dei vaccini riuscendo a cavalcare le paure e lo scontento di una parte della popolazione. L’Fpӧ ha poi beneficiato del forte aumento delle richieste di asilo presentate in Austria, che nel 2022 hanno superato le 111mila, della crescita del tasso d’inflazione e del prezzo del gas naturale, che ha registrato un più centotré per cento nella prima metà del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Tutti questi fattori hanno giocato a svantaggio dell’esecutivo al potere, formato da una coalizione tra Ovp e Verdi mentre la destra radicale è stata evidentemente capace di far arrivare il proprio messaggio ai propri elettori e di conquistarne di nuovi. Cosa che non sono riusciti a fare, per diversi motivi, l’Ovp ed i Socialdemocratici.
Il centrodestra ha risentito delle dimissioni del giovane leader di partito ed ex Cancelliere Sebastian Kurz, una figura molto carismatica che aveva consentito al movimento di vincere due elezioni consecutive. Kurz è stato accusato di corruzione ed alla fine del 2021 ha rinunciato a tutte le posizioni che ricopriva nell’Ovp. I Socialdemocratici godono, invece, di un discreto seguito elettorale ma non sembrano avere le carte in regola per puntare ad una vittoria e sono vittime della più generale crisi dei movimenti progressisti in Europa. Una possibile alleanza di sinistra, che includa i Verdi e Neos, non avrebbe comunque i numeri per poter andare al governo. La crisi e le incapacità dei due partiti storici austriaci, unite alla significativa flessione registrata dai Verdi, hanno lasciato campo libero alla penetrazione dell’Fpӧ pregiudicando il quadro del Paese nel prossimo futuro.