Al secondo giorno della convention del Partito democratico a Chicago sul palco c’erano un ex presidente, governatori di vari Stati, un’ex first lady, e anche qualche repubblicano. Il meglio è arrivato al fine, sui discorsi consecutivi di Barack e Michelle Obama, capaci di esaltare il pubblico dello United Center con discorsi empatici e messaggi positivi, e attacchi a Donald Trump.
Il sostegno di Barack Obama alla vicepresidente Kamala Harris, da primo presidente afroamericano della storia del Paese alla prima donna nera candidata da uno dei due grandi partiti, sembra un passaggio di testimone significativo. «La differenza tra noi e loro», ha detto l’ex presidente, «è tra chi fonda il proprio impegno sulla base dei veri valori americani, quelli della solidarietà, dell’opportunità, dell’attenzione verso i più deboli. Un’America diversa da quella che vuole Trump, divisa, ostile e attenta ai più ricchi a scapito della classe media. Se vivremo con queste convinzioni eleggeremo Kamala Harris Presidente e Tim Walz vice presidente, per un paese più sicuro, più giusto, più equo e più libero».
La differenza tra due visioni opposte degli Stati Uniti era il tema centrale della seconda serata della convention: “Una visione audace per il futuro dell’America”. «La torcia è stata passata ed ora starà a noi. Sarà una battaglia dura in un Paese diviso, in cui troppi americani faticano ad arrivare alla fine del mese e non credono che lo stato possa dare loro una mano», ha proseguito Obama dal palco della città che meno di trent’anni fa aveva lanciato la sua carriera politica. «Trump vuole il potere perché vuole che la classe media paghi più tasse per arricchire lui e i suoi amici miliardari. Vuole che pensiamo che il Paese sia diviso senza speranza. Vuole che voi pensiate che sarete più al sicuro se gli darete il potere di governare. Ma è il trucco più vecchio della politica. A noi non servono quattro anni di caos, questo film lo abbiamo già visto e sappiamo che il sequel è peggiore del primo».
Prima di lui, sul palco c’era stata la moglie e ex first lady Michelle. Anche lei ha lanciato qualche attacco diretto a Trump – «alla maggior parte di noi non sarà mai concessa la grazia di fallire in avanti», lo ha preso in giro quasi sempre senza nominarlo – ma il suo è stato un discorso al Paese, agli elettori, con cui ha voluto anche rendere omaggio alla madre, Marian Robinson, morta a maggio.
Michelle Obama è una delle figure più popolari nell’universo del Partito democratico, ma ha sempre preferito un basso profilo, rimanendo il più possibile alla periferia della politica nonostante una capacità oratoria con pochi eguali. «Per anni, Donald Trump ha fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di far sì che la gente ci temesse», ha detto in riferimento alla sua famiglia. «La sua visione limitata e ristretta del mondo lo ha fatto sentire minacciato dall’esistenza di due persone laboriose, altamente istruite e di successo che per caso sono nere».
Sul palco è arrivato anche Doug Emhoff, marito di Kamala Harris da dieci anni che, come riporta il New York Times, condiviso con il pubblico alcuni aneddoti personali della moglie. Ha raccontato i dettagli del suo primo, imbarazzante messaggio telefonico in cui le chiedeva un appuntamento e la scena in cui, in qualità di vicepresidente, riceveva una chiamata da sua figlia Ella. Ma ha anche attaccato duramente i repubblicani che fomentano l’antisemitismo nelle proteste anti-Israele, lui che viene da una famiglia di ebrei.
Secondo il New York Times, la serata è stata una dimostrazione di unità: «All’interno dello United Center, un’atmosfera giubilante ha prevalso mentre il senatore Chuck Schumer di New York ha lanciato messaggi di solidarietà contro l’antisemitismo e il senatore Bernie Sanders ha sostenuto un’agenda politica progressista che abbia all’interno l’assistenza sanitaria universale e un salario minimo più alto». I loro discorsi hanno quindi sottolineato un tema di unità del partito a otto anni dalla convention democratica di Philadelphia in cui i sostenitori di Sanders presero d’assalto il palazzetto contro la nomina di Hillary Clinton.
C’erano anche dei repubblicani sul palco. Tra loro c’era Stephanie Grisham, addetta stampa della Casa Bianca durante il mandato presidenziale di Trump dal 2019 al 2020: «Amo il mio Paese più del mio partito», ha detto ai delegati, ribadendo un messaggio che la campagna di Harris sta cercando di far passare da quanti più repubblicani possibile.