Guerra e paceLe elezioni in Georgia sono un pericoloso bivio tra democrazia e dittatura

Il partito filorusso di governo Sogno Georgiano ha detto che se vincerà il voto del 26 ottobre metterà fuorilegge l’opposizione e in ogni caso non riconoscerà la sconfitta in caso di risultato sfavorevole

LaPresse

In un clima di altissima tensione a livello sia politico sia sociale, la popolazione georgiana voterà il 26 ottobre alle elezioni parlamentari – le prime, nella storia del Paese, con un sistema interamente proporzionale –, come stabilito dalla presidente Salome Zurabishvili con un decreto firmato il 27 agosto. Secondo il capo dello Stato, in questa occasione, gli elettori non esprimeranno semplicemente le loro preferenze politiche, ma dovranno scegliere tra «guerra e pace», in quanto i risultati delle parlamentari influiranno in maniera cruciale sul futuro di tutta la nazione per decenni interi. La Presidente si è schierata apertamente contro il partito in carica, Sogno Georgiano, guidato dall’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili, sottolineando come i suoi cittadini saranno tenuti a decidere se «vendere l’anima alla Russia o essere uno Stato egualitario in Europa».

Le dichiarazioni di Zurabishvili si inseriscono in un crescendo di politiche autoritarie varate dagli esponenti di Sogno Georgiano, partito filorusso, di cui il primo ministro Irakli Kobakhidze è il principale portavoce. Proprio Kobakhidze, nei giorni scorsi, ha confermato le voci secondo cui il suo partito avrebbe intenzione di bandire l’intera opposizione parlamentare.

I partiti in questione, oltre allo United National Movement (Unm) – il fulcro dell’opposizione – sono i membri delle coalizioni Unity to Save Georgia, Coalition for Change e Strong Georgia (ma anche la stessa Zurabishvili), che – stando a quanto detto dal Primo Ministro – sarebbero segretamente alleati con lo Unm. Secondo Kobakhidze, se l’intenzione di Sogno Georgiano dovesse concretizzarsi, la sua «logica conclusione» sarebbe di terminare anche tutti i mandati dei parlamentari appartenenti ai partiti di opposizione.

L’Unione Europea si è detta preoccupata della proposta di Sogno Georgiano: Peter Stano, il portavoce per le politiche estere dell’Ue ha dichiarato che «la Commissione Europea sta mettendo tutte le opzioni al vaglio e, se questi provvedimenti saranno portati avanti, agirà di conseguenza». Sempre Stano, comunque, ha voluto sottolineare che se la Georgia dovesse decidere di «riallinearsi con i valori e le normative europee», potrà procedere nell’iter per diventare membro Ue.

Le probabilità di un’inversione di rotta nella politica del Paese, però, sembrano piuttosto basse, dato che l’ex primo ministro Irakli Garibashvili ha accusato l’opposizione di essere l’unico attore dietro la guerra russo-georgiana del 2008, che ha portato alla secessione da Tbilisi delle regioni di Abkhazia e Ossezia del Sud: «La guerra poteva essere evitata. E ripeterò quello che ho già detto più volte: se Bidzina Ivanishvili fosse stato al potere nel 2008, la guerra non sarebbe scoppiata».

Le dichiarazioni di Garibashvili sono sostenute anche da Kobakhidze, che ha intenzione di indire un processo «in stile Norimberga» per tutti i membri dell’Unm: «Nessuno si sottrarrà alla giustizia, e risponderà invece dei crimini che ha commesso: prima durante i nove anni al potere, e poi per i dodici anni all’opposizione».

La proposta di mettere al bando l’opposizione filoeuropea costituisce uno dei quattro pilastri della campagna elettorale di Sogno Georgiano, che aspira ad aggiudicarsi almeno centotredici dei centocinquanta seggi del Parlamento, ossia a raggiungere il numero di parlamentari necessari per la maggioranza costituzionale. In caso di vittoria in questi termini, il partito di maggioranza potrà appunto ostracizzare i suoi oppositori, come anche modificare la costituzione aggiungendo nuove leggi contro la comunità Lgbtq+, e per «reinstaurare l’integrità territoriale» del Paese (cosa implichi questa risoluzione, in particolare per Abkhazia e Ossezia, non è ancora stato definito) e per rendere il Cristianesimo ortodosso religione di Stato.

La Chiesa ortodossa georgiana (Goc), in realtà, sembra essere contraria all’ultimo punto: «Il miglior sistema che potremmo desiderare è quello in cui operiamo adesso, e la Chiesa gode dello status più prestigioso possibile. Qualunque tipo di interferenza peggiorerebbe solo la nostra situazione», ha constatato il metropolita Nikoloz Pachuashvili. Al momento, infatti, la Goc gode di piena indipendenza dal Governo, come sancito da un accordo costituzionale del 2002, ed è libera di eleggere i suoi leader senza l’approvazione dei politici di Tbilisi.

Sogno Georgiano, invece, insiste per politicizzare la Chiesa come parte di una campagna elettorale basata sui «valori tradizionali» del Paese del Caucaso. Valori che, stando alle idee millantate da Ivanishvili, sono quanto di più lontano dall’«ideologia pseudo-liberale» occidentale possa esistere, e che presentano invece una Georgia estremamente vicina alla Russia.

Per ribadire la vicinanza tra Tbilisi e Mosca, il Servizio informazioni estero (Svr) del Cremlino, infatti, ha rilasciato un report in cui avverte la popolazione georgiana che gli Stati Uniti starebbero architettando un «Tbilisi Maidan» per far cadere il governo in carica. Secondo l’intelligence russa, gli americani starebbero cercando un modo per portare le forze dell’ordine a reprimere eventuali proteste con la forza – cosa che in realtà è già capitata senza bisogno di alcuna provocazione –, il che giustificherebbe una ritorsione economica e politica da parte degli Stati Uniti, che potrebbero così chiedere il non riconoscimento dei risultati elettorali.

Non è la prima volta che Tbilisi accusa l’Occidente di essere dietro un tentativo di colpo di Stato: la campagna elettorale di Sogno Georgiano è infatti stata inaugurata, a luglio, con un’invettiva da parte di Ivanishvili contro il «Partito di Guerra Globale», o Global War Party (chi ne farebbe parte – se singoli Stati, organizzazioni transnazionali, Ong, o altri enti – non è stato chiarito), in cui il “Partito” era accusato di voler spingere la Georgia alla guerra, e verso un destino «analogo a quello dell’Ucraina».

Il 24 luglio, poi, i Servizi di sicurezza di Stato (Ssg) hanno annunciato di aver aperto un’indagine contro alcuni ex ufficiali del governo georgiano, in combutta con alcuni ex impiegati nelle forze dell’ordine, che sarebbero colpevoli di aver cercato di orchestrare un attentato proprio contro Ivanishvili. E, pare proprio per questo motivo, Ivanishvili ha iniziato a presenziare ai comizi di Sogno Georgiano riparato da un vetro antiproiettile – mentre i suoi colleghi parlano davanti alle folle senza alcun tipo di protezione, tra l’altro.

La scelta di Ivanishvili è stata aspramente criticata da moltissime figure dell’opposizione. Nika Gvaramia, co-fondatore del partito di opposizione Ahali e uno dei leader dell’alleanza Coalition for Change, per esempio, ha dichiarato che il suo gruppo «non ha intenzione di analizzare quel che è stato detto da qualcuno che costruisce barriere non solo con il pubblico, ma anche con il proprio team». E il parlamentare di Unm Levan Bezhashvili ha commentato: «Comunicare attraverso un aquario blindato non è solo un motivo per essere preso in giro: rappresenta anche un grave distacco e una forte inadeguatezza nel prendere atto dei problemi delle persone».

E così, questa scelta di Ivanishvili, come anche il tentativo di politicizzare la Chiesa ortodossa, potrebbero ritorcersi contro Sogno Georgiano, che rischia di polarizzare gli elettori verso l’opposizione. Se così fosse, i partiti più piccoli ne gioverebbero maggiormente, dato che potrebbero superare la soglia di sbarramento fissata al cinque per cento per le elezioni di ottobre, favorendo di conseguenza il pluralismo politico nel Paese, che al momento opera di fatto in un sistema bipartitico, guidato da Sogno Georgiano e Unm, e di conseguenza avvicinando la Georgia all’Unione Europea, contro le aspettative di Ivanishvili e Kobakhidze.

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