Questa notte, a mezzanotte e un quarto ora italiana, all’United Center di Chicago dove Michael Jordan ha vinto gli ultimi titoli NBA e ora ci accoglie nella sua tradizionale posa volante scolpita nel bronzo, comincerà la convention del Partito democratico americano che presenterà Kamala Harris, e il suo vice Tim Walz, agli elettori che il 5 novembre sceglieranno il prossimo presidente degli Stati Uniti.
Harris arriva a Chicago col vento alle spalle, dopo quattro settimane di rimonta imponente e costante nei sondaggi, anche se ancora dentro il margine di errore soprattutto in quei sette o otto Stati sui cinquanta dell’Unione dove l’esito dipenderà da poche migliaia di voti.
La novità è che Kamala Harris, sempre stando ai sondaggi, è riuscita ad aprire una seconda strada alternativa a quella della Rust Belt (la cintura delle zone industriali che vanno dalla Pennsylvania al Michigan, passando per Ohio e Wisconsin) per arrivare alla quota dei 270 grandi elettori necessari a vincere le elezioni. La strada alternativa è quella degli Stati della Sun Belt, la cintura del sole, che va dalla Florida, dove però è molto indietro rispetto a Trump, al Nevada, passando per North Carolina, Georgia e Arizona.
La campagna elettorale da manuale del perfetto candidato americano condotta fin qui da Kamala, combinata col collasso nervoso di Trump che si era preparato a sfidare Biden e ancora non è riuscito a trovare una soluzione per contenere l’ascesa dell’avversaria, ha generato un tale entusiasmo tra i democratici (e una grande quantità di raccolta fondi) da spingerli a competere anche in Stati dove fino a un paio di mesi fa sembrava impossible anche soltanto avvicinarsi.
Siamo ancora lontanissimi dal voto del 5 novembre, e le sorprese delle scorse settimane invitano a non azzardare pronostici prematuri, ma certamente la convention di Chicago farà ulteriormente rimbalzare Harris e Walz nei sondaggi, a meno di performance catastrofiche sul palco dell’United Center, e poi si andrà dritti verso il dibattito Harris-Trump del 10 settembre a Philadelphia, e in tv su Abc, durante il quale uno dei due candidati potrebbe sferrare un colpo decisivo per fermare le ambizioni dell’avversario, come è già successo a giugno tra Trump e Biden.
La convention serve a presentare al paese la storia e le idee dei candidati, grazie a quattro giorni di spazio televisivo gratuito a reti unificate, un’opportunità particolarmente interessante per Harris che ha vissuto gli anni della vicepresidenza col silenziatore impostole dal team Biden. Ora Kamala potrà raccontarsi e definire la sua traiettoria politica senza lasciarsi etichettare da Trump come una tradizionale radicale di sinistra, cosa che peraltro non è. Chicago servirà molto anche a Tim Walz, il governatore del Minnesota scelto da Harris come candidato vicepresidente che fino a qualche giorno fa quasi tre americani su quattro non avevano mai sentito nominare.
La convention di Chicago svelerà anche il programma di governo dei democratici, certamente in continuità con l’attuale amministrazione Biden-Harris più una serie di progetti che saranno scritti nella Platform del partito che nessuno leggerà. Ciò che conta sarà il messaggio che Kamala rivolgerà agli americani, e il tono con cui entrerà nelle loro case durante i quattro prime time televisivi a partire da stasera.
Kamala sta guidando la più classica delle campagne presidenziali americane, ottimista e rivolta al futuro, con un occhio di riguardo alla classe media da tutelare con una serie di aiuti economici per l’acquisto della casa e la crescita dei figli, ma anche contenendo i prezzi dei beni di prima necessità e rafforzando la sanità e l’istruzione. Tra le misure previste c’è anche la detassazione delle mance, un’idea di Trump ripresa da Harris che entrambi i candidati pensano possa aiutare a vincere in Nevada, uno degli Stati in bilico che con gli alberghi e i casinò di Las Vegas è molto influenzabile dalla mobilitazione dei sindacati dei lavoratori dell’ospitalità che vivono molto sull’economia oscura delle mance.
Trump, i media di Murdoch e Elon Musk stanno cercando di definire Kamala come una «comunista», la vicepresidente non dovrà sprecare l’occasione della convention per dare invece un’altra immagine di sé, coerente e credibile, diversa da quella eccessivamente di sinistra che aveva provato a intestarsi, per un calcolo politico sbagliato, durante le primarie del 2020 poi stravinte dal liberal moderato Joe Biden, ma anche meno pallida e neutra di quella che le è stata appiccicata da vicepresidente.
Il tema della convention di Chicago è «Per la gente, per il futuro» ed Harris avrà il compito di conciliare la continuità con le politiche attuate dall’amministrazione Biden e la necessaria ansia di cambiamento.
Stanotte il palco dell’United Center accoglierà il presidente Joe Biden, dopo una celebrazione dei risultati ottenuti nei quasi quattro anni alla Casa Bianca: «Mentre Donald Trump si mette sempre al centro – fanno sapere dal comitato Harris-Walz – i democratici stanno combattendo per gli americani e Biden ne è il perfetto esempio, avendo messo l’interesse del popolo americano al di sopra del suo».
Martedì notte il tema sarà «Una visione audace per il futuro dell’America», con un programma che evidenzierà la scelta tra due visioni molto diverse dell’America: quella di Trump e del suo vice J.D. Vance, secondo cui i giorni migliori sono alle spalle e per questo guarda al passato con nostalgia; e quella di Harris e Walz che guarda avanti perché i giorni migliori dell’America sono quelli che verranno.
Mercoledì sarà il giorno di «Una lotta per le nostre libertà», secondo le anticipazioni si parlerà principalmente di aborto, e Harris si mostrerà come la paladina dei diritti di tutti, mentre Walz come il campione delle famiglie e dei lavoratori americani. Di nuovo si sentirà risuonare nell’arena la differenza con Trump e i suoi tentativi di spogliare l’America di alcuni diritti e di riportare indietro l’orologio della storia (ieri Trump ha detto che è pronto a usare l’esercito per mantenere l’ordine pubblico in America).
L’ultimo giorno, nella notte italiana tra giovedì e venerdì, Kamala Harris chiuderà la convention intorno al tema «Per il nostro futuro». Spetterà alla candidata presidente spiegare agli americani il pericolo di un secondo mandato di Trump, e poi convincerli che sarà lei, la prima donna presidente degli Stati Uniti, la persona adatta a guidarli verso un’era più luminosa e più sicura.
Le probabilità di elezione di Kamala Harris dipenderanno molto dallo svolgimento della convention di Chicago, e dall’entusiasmo che riuscirà a creare il suo discorso finale.