Disastro ecologico La Laguna di Orbetello è al collasso

Moria di pesci, cattivo odore, proliferazione delle alghe: un ecosistema delicato e meraviglioso è a rischio, e a rischio è pure la stagione turistica

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Il Monte Argentario si protende nel Mar Tirreno, allacciato alla costa attraverso due lingue di terra, due tomboli sabbiosi, che racchiudono la laguna. E nel cuore della laguna il borgo di Orbetello, adagiato su una terza lingua di terra, è a sua volta unito al promontorio da una diga artificiale, la diga Leopoldina: si disegnano così due specchi d’acqua, la laguna di ponente e la laguna di levante. Gli oltre 1.500 ettari di palude comunicano con il mare attraverso tre canali: il canale di Fibbia (o delle Saline) e il canale di Nassa, entrambi sul Tombolo di Giannella, e il canale di Ansedonia sul tombolo di Feniglia.

Un ambiente naturale unico, per il paesaggio incantevole che qui si può ammirare, e per la ricchezza naturalistica qui custodita. Una ricchezza da anni a rischio: e in questi giorni la situazione si è fatta particolarmente pesante e le cronache riportano notizie disastrose. Gli abitanti del luogo e i turisti, numerosissimi in questo periodo dell’anno, non possono non essere preoccupati vedendo il proliferare delle alghe, la moria di pesci e sentendo il cattivo odore che emana lo specchio d’acqua.

«I pesci galleggiano a centinaia, in decomposizione. Le macchie prive di ossigeno si vedono a occhio nudo e la puzza è ormai insopportabile. Addirittura troviamo pesci e anguille morti nelle strade e sui tetti: i gabbiani li prendono per mangiarli, ma sono talmente disgustosi che li lasciano andare».  Così Maria B., che da più di vent’anni abita a Orbetello, e non nasconde la sua preoccupazione per il futuro della sua attività di ristorazione, appena fuori dal paese: «Alcuni ristoranti del centro sono costretti a chiudere la sera per la mancanza di clienti, tenuti lontani dai miasmi».

In questi giorni le proteste si sono moltiplicate, e non sono mancate le raccolte di firme, le manifestazioni della gente comune, ma neanche le proteste e gli allarmi lanciati dai canali ufficiali. Una situazione che, purtroppo, non è nuova, ma che si è aggravata con l’incuria e la mancanza di manutenzione: così denunciano gli abitanti, e così sostiene Pier Luigi Piro, presidente della cooperativa I Pescatori di Orbetello e referente dei produttori del Presidio Slow Food: «Stiamo vivendo una situazione simile al 2015» esordisce. «Chi amministra ha avuto nove anni di tempo per ripristinare l’habitat e metterlo in sicurezza, ma sostanzialmente non ha fatto niente: non sono state fatte le escavazioni dei canali per il ricircolo dell’acqua, non sono stati messi gli acceleratori dei flussi e probabilmente le idrovore non hanno più la forza propulsiva di quindici anni fa, perciò pompano l’acqua del mare in modo inferiore a quanto dovrebbero». Per un ambiente come la laguna di Orbetello, dove l’acqua raggiunge un’altezza media di appena un metro, poco ricambio di acqua significa andare in sofferenza per ogni sbalzo termico.

L’innalzamento della temperatura è sicuramente tra i principali imputati, soprattutto per quanto riguarda il proliferare delle alghe, favorito dalla presenza di sostanze fertilizzanti nelle acque. Sul sito dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (Arpat) si legge: «La profondità media è circa un metro e le escursioni di marea non superano gli 0,4 metri. Gli scarsi scambi con le acque marine e una forte presenza di agenti nutrienti determina la proliferazione algale con distrofie più o meno gravi. Da anni sono state intraprese importanti azioni e procedure gestionali finalizzate al risanamento della laguna, tra le quali l’incremento dello scambio tra mare e laguna, grazie alla messa in esercizio di idrovore nel periodo primaverile-estivo». Questo non è bastato ad arginare il problema. «Non è stata cambiata neanche la flotta per raccogliere quelle che si trovano sui fondali – prosegue Piro – come la Valonia che, a ventotto gradi, si sfalda, sprigionando anidride solforosa. Nei giorni scorsi la temperatura dell’acqua ha toccato i trentacinque gradi: è saltato il banco».

E nel tentativo di risolvere il problema, nei giorni scorsi è stato aperto il canale di Ansedonia, lasciando defluire le acque fuori dalla laguna. Un’operazione che però ha portato grande disagio nella località balneare: non c’è divieto di balneazione, ma la qualità dell’acqua è visibilmente peggiorata, il colore è brutto, l’odore non è buono. Le spiagge di Ansedonia e di parte della Feniglia vedono i turisti andarsene, e temono per il mese di agosto: disdette e calo delle prenotazioni sono più che un semplice rischio. 

Intanto si lavora per arrivare a una soluzione: fino a ora nella laguna sono stati raccolti settecento quintali di pesci morti, ma si teme che i numeri siano destinati a salire, e che la situazione possa ulteriormente aggravarsi. Il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, ha firmato lo stato di calamità e stanziato un milione di euro per la laguna: trecentocinquantamila euro per la rimozione delle carcasse e seicentocinquantamila per i ristori per i pescatori e per le attività commerciali e turistiche danneggiate.

Laguna di Orbetello, credits Associated Press/LaPresse, ph.Luigi Navarra

Molti avanzano proposte di possibili soluzioni per risolvere in modo duraturo il problema, alcune anche scenografiche, come l’installazione di “fontane” che  spruzzino l’acqua con alti getti, favorendo l’ossigenazione, ma più spesso la gente del posto pensa che basterebbe riprendere il dragaggio della laguna con le barche che – dicono – da tempo non viene più effettuato con regolarità, e garantire una pulizia profonda e costante dei canali esistenti. «Quello che manca – sostiene con convinzione Giorgio B. che vive e lavora ad Albinia – è non solo la manutenzione straordinaria, utile per far fronte alle emergenze climatiche, ma anche quella ordinaria. Quella che garantisce la pulizia dei fondali e dei canali. Una volta veniva effettuata con regolarità ogni anno. Invece da tempo viene clamorosamente trascurata».

Così, nell’attesa di adeguati interventi per il futuro, non rimane che aspettare, sperando che le temperature e i venti siano favorevoli e tenendo anche conto che non tutto è perduto: «Mezza laguna è stata danneggiata – aggiunge il presidente della Cooperativa I Pescatori di Orbetello – ma nell’area di ponente il pesce c’è, è buono e continua a venire pescato secondo le tecniche previste dal Presidio Slow Food, e non è a rischio. C’è meno quantità, ma sulla qualità niente da dire: è un’eccellenza assoluta».

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