Come in uno spezzone di La casa di carta, Carles Puigdemont arriva a Barcellona, sale su un palco all’Arc de Triomf, così provocatoriamente vicino ai tribunali e al parlamento catalano, e apre il barattolo di quelli che per i partiti indipendentisti potrebbero essere gli spinaci di Braccio di Ferro: «Sono venuto oggi per ricordarvi che siamo ancora qui. Non abbiamo il diritto di cedere, il diritto all’autodeterminazione appartiene al popolo. La Catalogna deve essere autorizzata a decidere il suo futuro. Non so quando ci rivedremo, ma qualunque cosa accada, quando ci rivedremo potremo di nuovo gridare “Lunga vita alla Catalogna libera”». Poi se n’è andato lasciando insoddisfatta una platea a maggioranza umarell.
La polizia ha sistemato una gran quantità di posti di blocco lungo le strade che portano al confine francese nella convinzione che l’ex presidente regionale fuggitivo fosse diretto in Belgio dove vive in esilio volontario dopo essere fuggito dalla Spagna per evitare l’arresto. È infatti tuttora ricercato per aver architettato il referendum illegale sull’indipendenza della Catalogna nel 2017.
Ma aveva avvisato che sarebbe tornato in Spagna per la prima volta in sette anni, per assistere alla nomina del nuovo presidente dell’Assemblea regionale. Però già questa toccata e fuga appare un miracolo data la presenza di trecento poliziotti in uniforme e in borghese a presidiare tutte le aree a rischio. Infatti due ufficiali della polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, sono stati arrestati perché sospettati aver avuto una parte attiva nella fuga di Puigdemont. E mentre in qualche gabinetto di emergenza i capi delle forze dell’ordine battevano i pugni sul tavolo per la figuraccia, la ricerca di Carles Puigdemont ha paralizzato Barcellona e la periferia. C’è un sospettato che si presume abbia aiutato la fuga mettendo a disposizione la propria auto.
Nonostante la fugace apparizione dell’ex presidente catalano, la giornata per gli indipendentisti è stata di quelle da dimenticare. Dopo il coup de théâtre è finita con i partiti secessionisti che hanno perso il potere per la prima volta in oltre dieci anni. I membri del parlamento regionale hanno infatti eletto il candidato unionista del partito socialista catalano, Salvador Illa, saldo alleato del primo ministro socialista spagnolo Pedro Sánchez. Al tramonto il nuovo presidente regionale ha vinto con un margine 68 voti contro 66.
Ci sarà in ogni caso un impatto politico, gli strascichi di questa giornata porteranno Jordi Turull, leader del partito di Puigdemont, a rispondere agli inquirenti sulla dinamica dell’incursione.
Ci sono parecchi dettagli da chiarire su come Puigdemont sia riuscito ad arrivare sul palco. Per ora è emerso che è stata utilizzato un gruppo di una ventina di persone per nasconderlo mentre camminava verso il microfono; una volta terminato il suo discorso, il gruppo lo ha di nuovo nascosto fino a quando è salito a bordo di un’auto.
L’aiuto della polizia è stato oggetto di vari rumors in serata. Secondo la radio catalana, che non svela la fonte, Puigdemont avrebbe stretto un patto: se gli agenti gli avessero permesso di parlare all’Arc de Triomf, lui si sarebbe consegnato.