Come rivelato lunedì dal nostro giornale, l’ex consigliere municipale Domenico Aglioti, sostenitore della prima ora di Virginia Raggi, è il generoso committente di numerose e costose affissioni 3×2 con lo slogan: «La Russia non è nostra nemica». Questi cartelloni filoputiniani sono stati affissi in una ventina di punti tra le vie di Roma e girano per la capitale su almeno cinque vele motorizzate.
Almeno tre domande rimangono ancora inevase. Primo: quanto è costata la campagna filorussa? Secondo: il signor Domenico Aglioti, cittadino semplice, militante pentastellato, con un passato da informatico presso Leonardo, ha sostenuto personalmente questa spesa o è stato aiutato da qualche entità esterna? Fa parte di una rete formale o informale che ha sviluppato la medesima campagna in altre città d’Italia?
E terzo: perché il Comune di Roma ha permesso l’affissione di questi manifesti nonostante l’articolo 12-bis del suo regolamento in materia di esposizione vieti categoricamente l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo delle libertà individuali, dei diritti civili e politici?
La vicenda rischia di non rimanere un caso solo italiano. L’eurodeputato francese e fondatore di Place publique Raphaël Glucksmann ha presentato ufficialmente due domande di chiarimento alla Commissione europea, citando lo scoop de Linkiesta e chiedendo se il Berlaymont è «a conoscenza di queste pericolose campagne pro-Russia che rendono l’Italia non conforme all’attuazione e all’applicazione delle sanzioni dell’Ue enei confronti della Russia» e se «intende adottare misure per porre fine a queste azioni», spiegando come intende agire.
Queste domande le ha poste anche la deputata del Partito democratico Lia Quartapelle in un’interrogazione parlamentare alla Camera. La stessa cosa è stata fatta da Flavia de Gregorio, Capogruppo al Consiglio Comunale di Roma della Lista Calenda, che martedì mattina ha depositato una interrogazione al sindaco Roberto Gualtieri.
«Grazie a Massimiliano Coccia per lo scoop sulla vergognosa affissione pro-russa a Roma. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensino i Cinque Stelle, questo punto sarà dirimente nella costruzione del coso largo con questo partito di destra», ha scritto sui suoi profili social il senatore del Partito democratico Filippo Sensi. Sul punto è intervenuta anche l’ambasciata ucraina in Italia con un post su X: «Siamo profondamente preoccupati dall’arroganza della propaganda russa nella Città Eterna. Chiediamo al Comune di Roma di riesaminare la concessione dei permessi per tali manifesti che hanno un chiaro scopo di riabilitare l’immagine dello stato aggressore».
Questi manifesti sono apparsi nelle scorse settimane anche a Modena, Parma, Pisa, Verona e in alcune città in Calabria a nome della associazione no vax Sovranità Popolare che si è avvalsa dell’articolo 11 della Costituzione per giustificare la sua campagna con un lungo articolo pubblicato nel loro sito. Sono loro ad aver contribuito a pagare anche i manifesti in giro per Roma?
«Il 10 settembre è stata emessa una prima diffida alla società responsabile, con l’ordine di procedere alla rimozione immediata dei manifesti. Grazie a una risposta rapida, l’operazione è stata completata lo stesso giorno. Contestualmente, abbiamo chiesto alla Polizia Locale di monitorare attentamente il territorio per individuare la presenza di altri manifesti con contenuti simili, in modo da intervenire tempestivamente e prevenire nuove affissioni irregolari», ha dichiarato l’assessora alle Attività produttive di Roma Capitale Monica Lucarelli.
«Il 19 settembre è stata emessa una seconda diffida, nei confronti di un’altra società, per ulteriori manifesti individuati sul territorio, che sono stati definitivamente rimossi il giorno successivo, il 20 settembre. Lucarelli ha detto che la polizia locale continuerà a vigilare sul territorio, effettuando controlli periodici per segnalare eventuali violazioni future: «Roma Capitale non tollererà nessuna forma di irregolarità e continueremo a lavorare affinché il decoro della città venga preservato e che ogni intervento sia fatto nel rispetto delle leggi vigenti».