Scrivere a mano fa bene alla mente, ci preserva dalla dipendenza maniacale dai social, dal bullismo digitale e dagli hater, dagli adescamenti, dalla disgrafia e dai disturbi dell’apprendimento degli studenti. Dobbiamo tornare al corsivo per creare il giusto equilibrio con le tecnologie, per non perdere la memoria visiva e coltivare la nostra capacità di ricordare.
Queste sono alcune delle ragioni che hanno spinto l’Associazione grafologica italiana (Agi) e il suo presidente, Guglielmo Incerti Caselli, a organizzare il festival “Manu Scribere”, dedicato alla promozione della scrittura manuale. L’evento si terrà a Bologna dal 27 al 29 settembre e si inserisce nell’ambito della campagna promossa dall’Agi, che punta a far riconoscere la scrittura a mano come patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. L’associazione chiede anche al Parlamento l’istituzione di una settimana nazionale dedicata alla scrittura manuale, una proposta attualmente al vaglio della Commissione Cultura.
«Non voglio demonizzare la tecnologia, ma una vasta letteratura scientifica ha dimostrato che la scrittura a mano attiva più aree del cervello, mentre il corsivo e i legamenti della scrittura garantiscono la continuità del pensiero», spiega a Linkiesta Guglielmo Incerti Caselli. «È stato ampiamente dimostrato il ritardo cognitivo e la disgrafia fra bambini che hanno imparato a scrivere solo in stampatello o sui tablet, ma anche fra gli adulti che si esprimono solo in forma digitale. Sul foglio si mettono sentimenti ed emozioni. Il pensiero si eleva. Sui social media, invece, diventa didascalico, più grezzo, sgrammaticato, incompleto e favorisce il bullismo: chi scrive può nascondersi dietro un account anonimo».
Uno studio del 2023 condotto dal Policlinico Umberto I e dall’Università Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista “Occupational Therapy in Health Care”, ha analizzato le difficoltà degli alunni italiani nella scrittura in corsivo. Da tempo, la ricerca monitora la scrittura nelle scuole per diagnosticare precocemente eventuali disturbi dell’apprendimento nei bambini. Dopo due anni di osservazione sulla leggibilità della scrittura dei bambini romani, i risultati sono chiari: uno studente della scuola primaria su cinque ha difficoltà con il corsivo. In particolare, il 21,6% dei bambini rischia di sviluppare problemi legati alla scrittura, e il dieci per cento è disgrafico. Inoltre, il cinque per cento dei bambini presi in esame presenta anche disturbi specifici associati alla dislessia o a una scarsa coordinazione motoria. In generale, i disturbi dell’apprendimento colpiscono tra il cinque e il quindici per cento degli studenti.
L’obiettivo di “Manu Scribere” è promuovere una coesistenza tra webwriting e scrittura a mano, che rappresenta una risorsa inestimabile per l’espressione umana, unica e inimitabile. Il festival si concentrerà sul tema della storia, e quindi della memoria. Tra i relatori ci sarà Moncef Ben Moussa, docente di archeologia e storia antica nonché direttore del museo del Bardo di Tunisi, che esplorerà il legame tra scrittura e scoperte archeologiche. Parteciperà anche Fabio Caffarena, professore di Storia contemporanea all’università di Genova e direttore del Laboratorio/centro di documentazione “Archivio ligure della scrittura popolare”, il quale racconterà come, durante la prima guerra mondiale, furono inviate ben quattro miliardi di missive per riuscire ad affrontare e superare la lacerante separazione dai contesti sociali e familiari.
Continuando a ragionare sulle implicazioni della rinuncia alla scrittura a mano, il presidente di Agi Guglielmo Incerti Caselli, osserva: «La scrittura digitale porta a non avere filtri, ad adeguarsi al pensiero mainstream, e alla perdita della propria unicità, con impatti negativi sulla personalità. Il segno grafico inoltre serve per le perizie nei processi, non dimentichiamolo. La nostra associazione nel 2025 condurrà una ricerca sulla scrittura fra i giovani tra i venti e i venticinque anni e un’altra scientifica per analizzare la relazione tra depressione e grafia».
Il tema dell’impatto negativo dei social media, che possono portare all’alienazione, all’isolamento e a posizioni polarizzate, è cruciale. Anche perché la scuola ha rinunciato all’insegnamento della calligrafia. In molti paesi però si sta ripensando l’uso della tecnologia. Spoiler: al festival parteciperà Gianni Baravelli, console onorario della Svezia, che spiegherà come diversi paesi nordici abbiano inizialmente introdotto i tablet nella scuola primaria, per poi fare marcia indietro. Valerio Baroncini, vicedirettore de “Il Resto del Carlino”, analizzerà le trasformazioni nel mondo del giornalismo, mentre Carlo Nofri, direttore del Festival della Calligrafia di Fermo, discuterà del rapporto con l’intelligenza artificiale, che non è in grado di replicare il segno grafico.
«La scrittura corsiva lascia sempre delle tracce, dei segni involontari e sfuggenti, che non sono riproducibili. Servono ai periti di criminologia, ma anche ai grafologi e agli psicologi per comprendere il carattere di una persona», conclude il presidente di Agi. Al teatro di Villa Aldrovandi Mazzacorati andrà in scena lo spettacolo “Destinatario sconosciuto”. La trasposizione teatrale dell’omonimo testo di Katherine Kressmann Taylor racconta il legame epistolare fra Max, ebreo americano, e Martin, tedesco, amici e soci in affari divisi dal nazismo, interpretati dagli attori Massimiliano Lotti e Marco Pagani. Morale: restare sconnessi, ma insieme, è una delle nuove tendenze per ribellarsi alla dittatura dei social media. E quindi viva anche la scrittura a mano se ci può aiutare a conservare pensiero critico, memoria e neuroni.