Molti complotti, molto onore La crisi di nervi del governo, e il lento logorio di Meloni (e dell’Italia)

Il continuo stato di tensione verso presunte macchinazioni indebolisce non solo la presidente del Consiglio, ma anche il nostro paese sulla scena politica internazionale

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Se i nervi della presidente del Consiglio cominciano a cedere, non è un problema suo ma di tutti gli italiani. Intanto bisognerebbe che Giorgia Meloni spiegasse personalmente cosa sta succedendo. Se sta succedendo qualcosa. I fatti messi in fila parlano ormai di una storia – quanto di ridicolo e quanto di serio vi sia è una di quelle cose che appunto bisognerebbe appurare – una storia che va avanti da un mese iniziata con il famoso articolo di Alessandro Sallusti sul “complotto” contro Arianna Meloni da cui poi non è scaturito nulla, e proseguita con il Sangiulianogate (approdato ieri sui tavoli della magistratura ordinaria e di quella contabile con l’ex ministro indagato – atto dovuto, per carità). 

Fino a questa vicenda ricostruita dalla Stampa, e poi smentita dal governo, in cui la presidente del Consiglio avrebbe chiesto che la sicurezza al primo piano di Palazzo Chigi, dove si trova il suo ufficio, venisse affidata ai suoi agenti di scorta e dunque tolta alla Polizia per timore di possibili spiate. 

Il Partito democratico con Debora Serracchiani e Italia viva con Matteo Renzi ed Enrico Borghi hanno subito chiesto lumi, da accendere in Parlamento, così come pure era stato richiesto per la vicenda Boccia-Sangiuliano (colpisce, en passant, che su tutta questa materia sia molto più attenta Italia viva che quel Giuseppe Conte che in teoria è tuttora a capo del partito delle scatolette di tonno, per non parlare della sinistra dura e pura del duo Fratoianni&Bonelli che con tutti polemizza tranne che con Meloni). 

Ora, l’ipotesi più probabile è che siano tutti dei ballon d’essai per parlare d’altro. Ma non si può escludere, come dice l’antico adagio, che dove c’è fumo ci sia fuoco. Tanto è vero che dopo la smentita dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi la Silp Cgil ha ribadito: «Meloni sul suo piano vorrebbe soltanto la scorta, ma non può essere lei a decidere chi e come deve garantire la propria sicurezza».

In ogni caso, il problema politico è evidente: a Palazzo Chigi hanno paura. Paura dei complotti, delle spie, degli occhiali con telecamera: accade di solito ai dittatori. I bei giorni del potere assoluto sono andati. Nemmeno sulla Rai Meloni riesce più a spadroneggiare, sente tintinnii sinistri ovunque, pure se la dottoressa Boccia annuncia che va a Retequattro lei la interpreta come una manovra della famiglia Berlusconi. 

In queste condizioni, la presidente del Consiglio perde completamente peso nella politica internazionale, e vedremo presto che fine farà Raffaele Fitto in Europa, tanto che sul fronte ucraino l’iniziativa è rimasta nelle mani di Stati Uniti e Regno Unito, i cui ministri degli Esteri andranno a Kyjiv per dire che l’Ucraina potrà colpire la Russia con i missili Atacms, come Zelensky chiede da tempo. 

L’Italia sembra sparita, e anche con il consenso del Pd, ha mollato sulla questione delle armi contro il territorio russo ma in generale è fuori dai processi reali. È chiaro che una Meloni così sull’orlo di una permanente crisi di nervi non potrà mai trattare con l’opposizione o con i sindacati, ammesso e non concesso che ne abbia voglia. 

Avrebbe difficoltà anche ad affrontare un dibattito parlamentare serio, o anche solo una conferenza stampa decentemente organizzata perché il rischio, come si dice a Roma, è che sbrocchi. Lega e Forza Italia assistono allo spettacolo e non l’aiutano. Se sta messa così il 10 settembre, c’è da chiedersi per quanto tempo ancora Giorgia Meloni riuscirà a reggere. Ed è una domanda drammatica, per un’ambiziosa come lei. Ma ormai lo stato dei suoi nervi è un problema politico serio.

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