La strage di Poltava, avvenuta ieri intorno all’ora di pranzo, ha causato almeno cinquantuno morti e oltre duecento feriti. L’attacco missilistico russo ha colpito una scuola militare per la formazione del personale addetto alle comunicazioni e un ospedale. È stato, ancora una volta, un segnale di come l’Ucraina non abbia gli strumenti per difendersi dalla furia offensiva russa. Gli alleati occidentali non possono continuare a temporeggiare, a perdersi in discussioni e tecnicismi sull’uso che le truppe di Kyjiv fanno delle armi che arrivano: la Russia di Vladimir Putin trae beneficio e fiducia da questa incertezza e ne approfitta per aggredire ancor più duramente il suo vicino.
Il Cremlino infatti ha intensificato i suoi attacchi in diverse regioni negli ultimi giorni. Nella notte fra domenica e lunedì, Mosca ha compiuto un grosso attacco con droni e missili contro la lcapitale Kyjiv, colpendo diversi edifici. Contemporaneamente, un secondo attacco è arrivato a Kharkiv, dove ci sono stati circa dieci raid, che hanno ferito almeno quarantasette persone, tra cui anche sette bambini e vari medici che hanno prestato soccorso, oltre ad aver danneggiato un centro commerciale, un impianto sportivo e vari edifici residenziali.
Il primo giorno di settembre il Cremlino ha colpito un centro per l’infanzia a Sumy, nel nord-est dell’Ucraina, lanciando dei missili contro un orfanotrofio e un centro per la riabilitazione socio-psicologica per l’infanzia, dove sono rimaste ferite tredici persone, di cui quattro bambini.
Mentre nelle prime ore di lunedì, intorno alle 5:30, c’è stato un altro raid russo nella capitale, con una serie di esplosioni che ha fatto divampare incendi in quattro distretti della città. Secondo l’aeronautica militare, Mosca ha lanciato oltre trentacinque missili e ventitré droni contro la capitale ucraina: «Le forze di difesa aerea ucraine hanno distrutto oltre una decina di missili da crociera russi, circa una decina di missili balistici e un drone nello spazio aereo di Kyjiv», ha commentato Serhiy Popko, capo dell’amministrazione militare.
L’attacco è arrivato poche ore prima che migliaia di bambini tornassero a scuola per ricominciare le lezioni e le sirene dell’allarme antiaereo hanno invaso le strade della capitale per quasi due ore. I genitori e gli insegnanti hanno accolto gli studenti con fiori e musica, per mantenere un’apparente normalità.
Intanto gli alleati occidentali non riesco a dare all’Ucraina ciò di cui ha bisogno per la difesa. A partire dall’Italia, dove governo e opposizioni sembrano trovare ogni giorno una nuova scusa o un nuovo espediente retorico per limitare la forza militare di Kyjiv. Ma Roma non è l’unica. Perché in Germania, come testimoniano le ultime elezioni locali, le forze filorusse sono una componente sempre più presente nell’elettorato attivo. Mentre in Francia il presidente Emmanuel Macron, fino a pochi mesi fa uno dei più convinti sostenitori, della causa ucraina tra i leader europei, sembra mordere il freno di fronte alle difficoltà di politica interna.
È vero, c’è chi da oltre due anni e mezzo compie il massimo sforzo. Per fortuna. La Lituania, ad esempio, continua a rinnovare il suo impegno per quanto riguarda i rifornimenti militari, inviando elicotteri, droni, veicoli blindati, difese aeree, oltre ad aver destinato una nuova quota del Pil annuale per incrementare le risorse di Kyjiv.
Secondo il ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis, uno dei più ferrei sostenitori degli aiuti all’Ucraina a ogni costo, è necessario che l’Occidente faccia un passo in più e sia maggiormente coeso: «Se sommiamo il numero di truppe, missili, carri armati e denaro, la Russia non è neanche lontanamente vicina alla potenza che aveva durante l’Unione Sovietica, quando poteva eguagliare la Nato. Negli scenari militari reali è incomparabile», ha detto Landsbergis al Kyiv Independent. «La Nato potrebbe sopraffare la Russia. Ma i russi non lo mettono in conto. Contano sulla debolezza democratica, sull’incapacità di prendere decisioni, sulle differenze d’opinione. Ed è questo che stiamo vedendo: tante decisioni nell’Ue sono state bloccate da un singolo paese». E non solo: secondo Landsbergis, uno dei problemi della strategia occidentale è l’eccessiva trasparenza, che permette al Cremlino di ottenere le informazioni direttamente dai giornali e dai media. «Ciò di cui abbiamo bisogno è più nebbia», ha commentato il ministro durante il Globsec Forum, esattamente com’è avvenuto nel caso dell’offensiva ucraina a Krusk: «Sono felice di non averlo saputo, sono felice che nessuno sapesse di Kursk», ha commentato.