Limoni, basilico e pomodoro Specie aliene in territorio italiano

Alcune specie vegetali oggi fanno parte della nostra cultura culinaria e paesaggistica, ma non è sempre stato così. Conoscerne la provenienza e capire come si sono integrate nel nostro ambiente può essere un interessante spunto di riflessione

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Quando pensiamo alla cucina italiana, ci sono tre ingredienti particolari che spiccano immediatamente per la loro centralità: il limone, il basilico e il pomodoro. Tutti e tre sono considerati elementi fondamentali nella tradizione culinaria del Paese, tanto da essere associati in modo quasi indissolubile alla cultura e al territorio italiano. Tuttavia, c’è un aspetto sorprendente che molti non conoscono. Nessuno di questi tre elementi è originario dell’Italia. Ebbene sì, sono tutte specie aliene, ossia piante che hanno origine in altre parti del mondo e sono state successivamente introdotte nel Mediterraneo, dove si sono radicate nel corso dei secoli.

Il limone, il cui nome scientifico sarebbe Citrus limon, è in realtà originario dell’Asia meridionale, in particolare della regione che oggi corrisponde al nord-est dell’India, Birmania (Myanmar) e Cina. I primi riferimenti storici all’uso del limone provengono dalla letteratura sanscrita risalente a oltre 2.500 anni fa. Si ritiene che gli arabi abbiano introdotto il limone nel bacino del Mediterraneo nel Medioevo, durante il loro periodo di espansione nel Mediterraneo e nel sud Europa.

La sua diffusione in Italia è strettamente legata al periodo della dominazione araba in Sicilia. Durante il nono e decimo secolo, i limoni furono introdotti nell’isola, dove trovarono condizioni climatiche ideali per crescere, grazie al clima caldo e alle coste soleggiate. La presenza degli agrumi, compreso il limone, divenne sempre più comune nelle regioni meridionali, come la Costiera Amalfitana e la Sicilia, dove oggi sono coltivati in grande quantità e sono parte integrante del paesaggio e della cultura locale.

Col passare del tempo i limoni sono diventati un elemento essenziale della cucina italiana. Sono utilizzati in una vasta gamma di piatti, dalle insalate di mare al famosissimo limoncello. La Costiera Amalfitana, famosa per i suoi limoneti a terrazza, è oggi uno dei maggiori produttori di limoni nel mondo, tanto che sono diventati un simbolo della regione.

Anche nel caso del basilico per rintracciare le sue origini bisogna spostarsi in Asia. Meno comunemente noto come Ocimum basilicum, il basilico è un’erba originaria dell’India e di altre regioni tropicali del continente. Viene menzionato già nelle antiche scritture indiane e cinesi come pianta medicinale e aromatica. La sua diffusione in Europa iniziò con le prime rotte commerciali tra Oriente e Occidente, attraverso la Persia e poi grazie agli scambi commerciali tra Greci e Romani.

Il basilico raggiunse l’Italia nel periodo dell’antica Roma, probabilmente introdotto da mercanti che viaggiavano lungo le rotte commerciali del Mediterraneo. Di fatto viene ritenuta una specie aliena casuale e di origine protetta. Durante il Medioevo, la pianta veniva coltivata soprattutto nei monasteri, dove era apprezzata per le sue proprietà medicinali. Proprio per questo motivo fu infatti introdotto in Italia originariamente, mentre l’uso alimentare risale al diciasettesimo secolo. Col tempo, il basilico venne sempre più utilizzato in cucina, specialmente in Liguria, dove è diventato l’ingrediente principale del celebre pesto genovese. Nonostante le sue origini asiatiche, il basilico si è perfettamente adattato al clima mediterraneo, divenendo una pianta simbolo dell’estate italiana.

Non è finita qui. Il pomodoro ha una storia ancor più affascinante, essendo originario delle Ande, in Sud America. Prima della scoperta delle Americhe, il pomodoro era del tutto sconosciuto in Europa. Gli Aztechi e altre civiltà precolombiane coltivavano già il pomodoro, che chiamavano xitomatl, da cui deriva il riadattamento dei coloni in tomate. Fu solo dopo il 1492, con il viaggio di Cristoforo Colombo, che i primi pomodori giunsero in Europa, portati dai conquistadores spagnoli.

Inizialmente, il pomodoro fu accolto con sospetto dagli europei, che lo consideravano una pianta ornamentale piuttosto che alimentare. Solo nel diciottesimo secolo, in Italia, iniziò a essere utilizzato in cucina. La regione che più contribuì alla diffusione del pomodoro in Italia fu la Campania, dove il clima era particolarmente favorevole alla sua coltivazione. Nel giro di pochi secoli, il pomodoro divenne l’ingrediente principale dei classici della cucina italiana, dalla pizza alla pasta al pomodoro.

Oggi, il pomodoro è probabilmente l’ingrediente più iconico della cucina italiana. Le varietà di pomodori coltivati in Italia sono innumerevoli, e ogni regione ha le sue specialità. Dai San Marzano della Campania ai pomodorini Pachino della Sicilia, il pomodoro è ormai radicato nell’agricoltura e nella gastronomia del Paese. Ma il fatto che anche il pomodoro non sia originario dell’Italia è un promemoria interessante di come la cultura e la cucina siano in continua evoluzione, influenzate da scambi e migrazioni globali.

Il cambiamento climatico sta giocando un ruolo sempre più significativo nella diffusione delle specie aliene, influenzando la loro capacità di stabilirsi e prosperare in nuove aree geografiche. Temperature in aumento, variazioni nelle precipitazioni e fenomeni meteorologici estremi stanno alterando gli ecosistemi, rendendo alcune regioni più ospitali per specie che in passato non avrebbero potuto sopravvivere. Questo fenomeno può facilitare l’espansione di piante come il limone, il basilico e altre specie esotiche, che trovano condizioni climatiche più favorevoli in nuove zone. Tuttavia, ciò comporta anche rischi per la biodiversità locale, poiché alcune specie aliene potrebbero diventare invasive, danneggiando gli ecosistemi autoctoni e alterando gli equilibri naturali. In Europa esistono quarantuno specie aliene invasive a cui prestare attenzione, c’è un regolamento che ne limita detenzione, vendita e coltivazione e a ogni Paese impone misure di individuazione ed eradicazione.

Nei casi di limone, basilico e pomodoro, il processo di integrazione rappresenta un esempio di come le piante aliene possano diventare parte del paesaggio culturale e naturale di un territorio in presenza di condizioni favorevoli. Ma l’introduzione di specie aliene non è sempre un processo semplice o positivo. Molte volte possono diventare invasive e minacciare la biodiversità locale. Oppure non essere apprezzate, come lo stesso basilico in Australia, dove viene considerato un’erbaccia che cresce spontaneamente anche nelle aree naturali. Questo testimonia come cambi la percezione delle specie nel tempo e nello spazio.

In un mondo sempre più interconnesso, è importante apprezzare e preservare queste connessioni, riconoscendo che la diversità – anche in cucina – è una forza inestimabile. Limoni, basilico e pomodoro ci offrono un perfetto esempio di come la cultura umana sia plasmata da incontri e scambi tra civiltà lontane.

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