La Svezia è stata a lungo vista come un faro per le politiche ambientali, con l’ambizioso obiettivo di diventare neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2045, ben cinque anni prima rispetto alla maggior parte degli altri Paesi dell’Unione europea. Ma la riduzione delle tasse sul carburante e l’abolizione della tassa sui voli sono solo alcune delle misure annunciate nel nuovo bilancio che stanno sollevando preoccupazioni tra esperti e ambientalisti.
Secondo il Consiglio svedese per la politica climatica (Cpc), le misure adottate dal governo del primo ministro Ulf Kristersson aumenteranno le emissioni nel breve termine, rendendo difficile il raggiungimento degli obiettivi climatici, in particolare quelli fissati per il 2030: «Il piano d’azione non soddisfa i requisiti stabiliti dalla legge sul clima e presenta carenze in termini di concretezza. Il governo ignora gli obiettivi climatici vincolanti fissati dal Parlamento per il 2030 e il piano non include né previsioni sulle emissioni né scadenze specifiche per le politiche climatiche». Il Cpc prosegue spiegando che «il governo ha annunciato l’avvio di un’indagine per elaborare politiche volte alla riduzione delle emissioni; tuttavia, secondo quanto previsto dal piano, queste misure entreranno in vigore solo a partire dal 2027».
Secondo il giornale Svt Nyheter, i calcoli del ministero delle Finanze, che vedrebbero la Svezia comunque in grado di raggiungere il suo obiettivo per il 2030, si baserebbero sul rapporto sul clima del Naturvårdsverket (Agenzia per la Protezione dell’ambiente). Ma questo documento in realtà ipotizza due diversi scenari: uno in cui il Paese, con il nuovo obbligo di riduzione rafforzato delle emissioni riuscirebbe a raggiungere appena l’obiettivo prefissato dall’Ue, e un altro, totalmente opposto, in cui la Svezia sarebbe ben lontana dalla meta. «Abbiamo esaminato il piano d’azione del governo e abbiamo concluso che l’affermazione secondo cui esso creerebbe le condizioni per raggiungere le emissioni nette a zero entro il 2045 è fuorviante e manca di obiettività», ha commentato Bjorn Sanden, vicepresidente del Cpc.
Sara Almqvist, responsabile dell’unità di analisi climatica del Naturvårdsverket, ha spiegato che per la Svezia «è ancora possibile raggiungere gli obiettivi climatici, ma molto dipenderà dalle politiche che verranno adottate nei prossimi anni. Durante l’autunno e l’inverno, il Naturvårdsverket analizzerà una nuova proposta del governo e pubblicherà gli scenari aggiornati nel marzo 2025. Ma se la Svezia non riuscisse a rispettare i propri impegni nell’ambito dell’Effort Sharing Regulation (Esr, Regolamento sulla condivisione degli sforzi) entro il 2030, si troverebbe di fronte a un caso di violazione e verrebbe deferita alla Corte di Giustizia dell’Unione europea».
Uno dei punti più critici riguarda la riduzione obbligatoria delle emissioni da parte dei fornitori di carburante. Inizialmente, l’obiettivo svedese era di raggiungere una riduzione del settanta per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030. Ma con il nuovo bilancio, le proiezioni indicano che le emissioni potrebbero aumentare tra i 3,6 e gli 8,7 milioni di tonnellate entro il 2030. E il governo ha ammesso che non sarà possibile raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni nel settore dei trasporti.
Un bilancio che spaventa gli ambientalisti
Le intenzioni del nuovo governo sono chiare: sostenere l’economia svedese e alleviare gli effetti dell’inflazione che ha colpito duramente il Paese. Tuttavia, la direzione presa sembra minare gli sforzi per la lotta al cambiamento climatico. La decisione di abolire la tassa sui voli, a partire da luglio 2024, ha suscitato critiche sia dall’opposizione che dagli ambientalisti. L’abolizione della tassa porterà a una riduzione dei costi di viaggio, con un risparmio medio che va dai sette ai ventotto euro, a seconda della destinazione, ma questo beneficio economico potrebbe avere gravi conseguenze ambientali. Infatti, un aumento del traffico aereo potrebbe tradursi in un incremento delle emissioni di gas serra.
Linda Lindberg, leader degli Sverigedemokraterna (partito nazionalista e populista di destra che sostiene il governo di coalizione guidato da Kristersson), ha difeso la decisione del governo: l’obiettivo della misura è quello di portare a un aumento del traffico aereo, ma «la tassa sui voli in quanto tale non ha un collegamento diretto con le emissioni causate dal volo», ha commentato Lindberg. «Ovviamente, ciò influenzerà in questo modo l’ambiente e le emissioni climatiche. Ma è qualcosa che dovremo prendere in esame più avanti».
Gli Sverigedemokraterna hanno spiegato che «nel dibattito attuale, l’opposizione invoca un’emergenza climatica e sostiene che le emissioni fossili della Svezia sarebbero decisive per il clima mondiale. È importante ricordare che, secondo il panel intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, le emissioni globali di gas serra ammontano a circa sessanta miliardi di tonnellate di Co2 all’anno. Secondo l’Agenzia svedese per la protezione dell’ambiente, meno di un millesimo delle emissioni proviene dalla Svezia. Se consideriamo che le foreste svedesi assorbono quasi il novanta per cento delle nostre emissioni, siamo già vicini a emissioni nette zero per quanto riguarda quelle territoriali. Questo è un fatto, non un’opinione».
Investimenti nel futuro energetico
Nonostante le preoccupazioni per le riduzioni delle emissioni, il governo ha fatto alcuni passi positivi, come l’investimento in stazioni di ricarica per auto elettriche, che potrebbe promuovere la diffusione di veicoli più ecologici. Inoltre, si è concentrato sull’energia priva di combustibili fossili, come il nucleare, che dovrebbe rappresentare una quota significativa della produzione energetica svedese entro il 2030.
Tuttavia, l’assenza di fondi sufficienti per le energie rinnovabili e la lentezza negli investimenti nell’efficienza energetica potrebbero compromettere gli sforzi complessivi della Svezia. Il rischio è che, senza un’azione decisiva ora, il Paese non solo non raggiungerà i suoi obiettivi climatici, ma sarà costretto a fare investimenti ancora più grandi e costosi in futuro. Ebba Busch, ministra dell’Energia e delle Imprese, ha spiegato l’importanza di questi investimenti: «Il settore privato è il motore di un’economia in crescita e anche della transizione green. Questo presuppone un maggiore accesso a energia priva di combustibili fossili a prezzi competitivi, una forte innovazione tecnologica e un aumento dell’autosufficienza in termini di minerali e metalli. Con questo approccio, la Svezia può combinare ambiziosi obiettivi climatici con la crescita economica».