Due mondi attigui, uniti in armonia: razionalità e bellezza. La logica del pensiero si intreccia con l’estetica in un equilibrio tra funzione e forma. Le barche sfiorano da sempre questo sottile equilibrio, come opere d’arte galleggianti che tengono insieme prestazioni e stile. Linkiesta Etc ne ha vista una molto da vicino, anzi ci siamo saliti a bordo, si tratta della Astor 36, la barca opera prima di Bellini Yacht, l’azienda a conduzione familiare, che di questa duplice realtà ne ha fatto una missione.
Sul nuovo 36 piedi walkaround open – walkaround significa “camminare intorno” – c’è grande attenzione alla vivibilità degli spazi, a partire dagli spostamenti a bordo da prua a poppa. Ma è soprattutto grazie al contributo di nomi come Norberto Ferretti e il team di Victory Design di Brunello Acampora che Bellini Yacht ha realizzato un oggetto contemporaneo ma che conserva un fascino antico, tipico della nautica made in Italy.
Anche agli interni curati Acampora è dedicata una cura meticolosa per ottimizzare gli spazi disponibili. Ogni elemento è frutto di una scrupolosa selezione, pensata per esprimere una bellezza solo sussurrata, mai ostentata. Forse un ruolo lo gioca anche la scelta della colorazione, con i toni del beige/sabbia come tonalità predominante, che richiama le dune del deserto, in un incontro con l’acqua. Ma non solo. Le verniciature speciali, i rivestimenti artigianali e la varietà di tessuti consente una personalizzazione apparentemente sconfinata, per dare al cliente la possibilità di realizzare la barca su misura, secondo gusti, esigenze, stili.
La nautica a motore italiana ha sempre avuto nei laghi il meglio della sua cantieristica. Proprio a due passi dal Lago d’Iseo ha messo le sue radici la famiglia Bellini, che dagli anni Sessanta si è occupata di costruire piccole barche in legno, per poi diventare l’unico vero punto di riferimento per il refit dei Riva d’epoca. La loro arte è una storia di famiglia che passa dalle onde e dalle mani, di generazione in generazione. Nel 1960, Battista Bellini aveva iniziato a costruire imbarcazioni a marchio Sebino, poi nel 1962 le prime barche in legno firmate Bellini, con modelli originali diventati subito marchio di qualità. Una produzione che però si è interrotta alla morte di Battista, con il cantiere orientato solo sul rimessaggio, la vendita e il restauro – segmento in cui ha realizzato autentici capolavori per lungo tempo. Come i grandi artisti di ogni epoca, Romano Bellini, figlio di Battista, lavora con una passione che flirta con l’ossessione, cesellando ogni dettaglio, a partire dalla scelta dei materiali: i tronchi degli alberi di cui poi acquisterà il legno vanno guardati, toccati, studiati. «Sono decisioni che poi fanno la differenza, non puoi prenderle al telefono, devi toccare con mano», dice Romano Bellini, che ha l’approccio di chi considera il talento e la manualità necessari ma non sufficienti, non abbastanza per realizzare dei prodotti davvero eccellenti. E uno che dedica ore di lavoro alla pulizia delle finiture, alla definizione di dettagli minimi apparentemente invisibili a un occhio non attento o esperto. «Un’opera ben fatta richiede sempre tempo e dedizione».
Negli anni Bellini Nautica si è allargata, in espansione per acquisire competenze specializzate. Ma è con il XXI secolo che è arrivata l’accelerazione più significativa. Dal 2011, con l’ingresso in azienda della terza generazione, quindi Battista Bellini, nipote del fondatore, il gruppo ha deciso di ampliarsi notevolmente, sviluppare e ingrandire l’azienda strutturandola in business unit. Poi nel 2019 è cambiata ancora la storia del brand Bellini: Martina, sorella di Battista, ha lanciato collaborazioni con artisti internazionali del calibro di Britto, Brainwash e Xavier Casalta, portando l’arte e la creatività nel cuore del brand. E nel 2023 è nata l’ultima business unit: Bellini Yacht, dedicata alla produzione, un ritorno alle origini, in cui le nuove consapevolezze e le competenze acquisite si uniscono alla tradizione storica della famiglia.
Con la creazione di Bellini Yacht, dedicata esclusivamente alla produzione, il Gruppo ha fatto un passo deciso verso il futuro mercato a cui vuole affacciarsi con determinazione. L’Astor 36’ è infatti solo lo yacht di debutto, ma ce ne sono altri già in cantiere. Anche il nome del primo yacht, Astor, non è casuale. L’etimologia è quella di una parola di origine occitana, una forma popolare del latino accipiter (“falco”), che riprende il nome quello di uno dei primissimi modelli di barca in legno prodotto negli anni Sessanta dal fondatore di Bellini Nautica. «La scelta non è stata dettata da dinamiche di mercato, ma dal momento giusto per noi», dice Battista Bellini. «Mia sorella aveva appena terminato un master con focus sull’inizio produzione con un nuovo brand. Questo ci è servito per aprire nuove linee di business, affrontando anche un mercato meno di nicchia rispetto alla nostra offerta originaria».