Dalla Vucciria con amore L’italodance palermitana (con accento francese) dei Dov’è Liana

I testi del trio parigino sono semplici, brevi e parlano d’amore in un italiano dolcemente stentato, arricchito da quell’affascinante accento francese che ha permesso al gruppo di avere successo sia nello stivale, sia oltralpe. A ottobre è uscito il loro primo album, “Love 679”

Courtesy of Complicatedsig

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Tre ventinovenni francesi che cantano in italiano e suonano «house palermitana». L’atipico progetto dei Dov’è Liana, gruppo di musica elettronica composto da due cantanti e un dj, nasce durante un periodo del lockdown pandemico trascorso a casa di un amico nel capoluogo siciliano. Una sera d’estate, con le restrizioni finalmente allentate, conoscono una ragazza nel cuore del mercato della Vucciria; il suo nome è Liana, tutti e tre se ne innamorano perdutamente, ma lei – come in un sogno – svanisce nel nulla.

Un incontro talmente folgorante da spingere i giovani, al tempo studenti della Scuola delle belle arti di Parigi, a mettersi per la prima volta dietro un mixer e un microfono: «Le abbiamo dedicato una canzone e abbiamo deciso di chiamarci Dov’è Liana per celebrare i momenti belli della vita. L’importante per noi non è dove sia o chi sia Liana, ma quello che evoca e ricorda», raccontano a Linkiesta Etc durante un’intervista in tre lingue diverse (italiano, inglese e francese), sregolata e istintiva, esattamente come loro.

Foto di Filippo Moscati

Il sound dei pezzi dei Dov’è Liana oscilla tra l’allegro e il malinconico. Merito di un mix tra l’italodance anni Ottanta di Pino D’Angiò e il pop progressivo moderno, ma sempre con una base di elettronica: «La musica di ieri è un’ispirazione importante, ma abbiamo un rapporto di amore-odio con la nostalgia di quel mondo. Per noi il passato è una benzina per creare cose nuove», puntualizzano. I loro testi sono semplici, brevi e parlano d’amore in un italiano dolcemente stentato, arricchito da quell’affascinante accento francese che ha permesso ai Dov’è Liana di avere successo sia nello stivale, sia oltralpe.

Perché piangi Palermo (2020), la prima canzone, ha consacrato immediatamente il loro progetto musicale, che ora è diventato un lavoro full-time. «Quel pezzo – confessano – è nato in due ore, iniziando a registrare dal telefono. Al primo ascolto ci è piaciuto e l’abbiamo caricato su Spotify. Non ci aspettavamo di avere successo nel vostro Paese, perché non parliamo un buon italiano e facciamo degli errori. Spesso, però, le persone ci dicono che le nostre canzoni comunicano qualcosa di fresco. Quindi abbiamo deciso di continuare con l’italiano perché ci consentiva di creare un certo immaginario», spiegano.

I loro brani evocano un senso di sana nostalgia verso un’Italia lenta e autentica, da vivere in mezzo ai vicoli di una città mediterranea con una birra fredda in mano e tanti amici attorno: «Tutti noi lavoriamo a Parigi da una decina d’anni. Ma in Italia (a questo punto passano dall’inglese all’italiano, ndr) è tutto un grande casino, è super bello, la gente parla con la gente, le persone stanno in strada e stanno bene insieme».

Foto di Viola Bartolini

Dopo un’estate trascorsa a suonare a spasso per l’Europa, i Dov’è Liana si sono fermati per gli ultimi ritocchi al loro nuovo album, “Love 679, uscito l’11 ottobre: «È il nostro progetto più ambizioso, ha uno stile diverso e sonorità nuove. E alcune canzoni sono in inglese», dicono. Cambia la lingua ma non la loro indipendenza, perché i Dov’è Liana non hanno un’etichetta e vogliono proseguire sulla strada della leggerezza, sulla scia del loro motto: «L’importante è ballare, ridere e fare l’amore».

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