Ci sono queste borracce dove metti una pastiglia e quando bevi l’acqua senti un altro sapore. Non è acqua aromatizzata, è la pastiglia che tramite l’olfatto ti dice che quella non è acqua, ma una torta. C’è qualcuno nel mondo che ha pensato che per mantenere le funzioni vitali avessimo bisogno di un trucco, e questo qualcuno ha messo in piedi un impero. Se non bevi muori e noi non moriremo per mancanza di acqua, ma per mancanza di acqua che sa di torta. Negli ultimi anni c’è stata una continua erosione dell’istinto, del senso del pericolo, abbiamo cercato come potevamo di sostituire ciò che sentivamo con ciò che dovevamo sentire.
Avere figli non è un diritto, e questo è tutto quello che ho da dire sulla gestazione per altri. Ho sempre pensato che una donna potesse liberamente quantificare il valore del proprio corpo, in euro o in dollari; la gestazione per altri altruistica non la prendo nemmeno in considerazione perché, insomma, ho partorito e quando una donna dice «nemmeno pagata» non è una metafora. Vorrei anche capire dove sono i sindacati, perché un lavoro ventiquattro ore su ventiquattro per nove mesi senza pausa pranzo, ferie, malattia, infortunio, farmaci, prosciutto crudo, non so mica se si può fare.
Non so se il tracollo è stato mio o del resto del mondo, comunque sia ho pensato che con la filosofia magari ci svolti una conversazione o un editoriale o una candidatura nel Partito democratico, ma non la realtà, perché la realtà è meno complessa della filosofia. Il giorno in cui potrò vendere un rene su Vinted forse sarò più bendisposta, ma quel giorno non mi sembra essere oggi.
Se esistesse una macchina perfetta in grado di sostituire il corpo di una donna durante la gravidanza, sarei favorevole a un utero finto in affitto per altri? Ne dubito. Certo è che il reato interstellare di Gpa è un mostro giuridico, una roba che non serve a niente se non a intasare i tribunali non ancora intasati dalle querele per altri milioni di reati intergalattici. La risposta automatica alle ragioni della Gpa è «si può sempre adottare». Nemmeno adottare è un diritto, ma è diritto di ogni bambino avere una vita decorosa. Questi bambini esistono, non sono un’idea, non sono filosofia, sono proprio bambini fatti a forma di bambino.
Una mia amica è una madre adottiva e un paio di settimane fa sul suo profilo Instagram ha raccontato delle storie. In un video si vedeva un muro e si sentiva una voce. Sul muro c’erano le tacche per misurare l’altezza. Li abbiamo tutti quei segni, e per quanto uno possa smacchiare, non vengono via. «Ci rivediamo quando sarai alta così», diceva la mamma. R. conosce sua figlia che la bambina aveva circa un anno. La madre biologica era stata vista vagare per una strada con una neonata in spalla con la testa a ciondoloni, erano state chiamate le forze dell’ordine e la bambina era stata portata in ospedale. Gli altri figli di questa donna erano già stati dati in adozione. R. e suo marito non hanno figli perché non sono arrivati, R. e suo marito però hanno una bella casa, un buon lavoro, una rete sociale e familiare solida, lei lascia il suo impiego per seguire sua figlia. A loro viene sempre detto che questo è un affido con rischio giuridico volto all’adozione, niente di cui preoccuparsi, funziona così. Sono brave persone e ottimi genitori affidatari. C’erano degli incontri con il papà biologico a cadenza regolare. La bambina vive per tre anni con R. e suo marito, li chiama mamma e papà. Ha una famiglia, va all’asilo, ha molte persone intorno, una stanza tutta per sé, fa le tacche sul muro. La bambina non sapeva giocare, ora sa giocare. Non riusciva a camminare bene, ora corre. Dopo tre anni, viene riconsegnata al padre biologico. È questo un grado di disperazione che un genitore non dovrebbe sopportare.
C’è una storia simile, ci sono molte storie simili, di recente è stata fatta un’interrogazione parlamentare. Qui c’è un bambino che deve tornare da sua madre, affetta da problemi psichici, dopo anni passati con due persone che chiama mamma e papà. Noi siamo sicuri che ripetere “stigma” ogni quattro parole funzioni? Si può pure dire che una volta che accetti il rischio giuridico sono affari tuoi, ma si deve anche dire che sono più che altro affari del bambino. Questo non ci riguarda? Ci riguarda solo la filosofia intorno alle donne che non sono forni? Ci riguarda solo l’inverno demografico? I bambini non dovrebbero essere uno strumento riabilitativo per gli adulti. L’interesse del minore, che è la cosa su cui si dovrebbe basare la giurisprudenza, è sempre e comunque tornare dalla famiglia biologica? Mi auguro di no. Tutti hanno il diritto di sapere da dove arrivano e perché sono stati abbandonati, dati via, non amati. Non è proprio possibile andare avanti senza sapere da dove si parte e perché. Tutti abbiamo una sfortuna speciale da raccontare, ma alcuni più di altri.