Geometria sensorialeMontalcino sta cercando di rendere più obiettivi i giudizi sulle annate

In occasione di Benvenuto Brunello 2024 il Consorzio ha lanciato Brunello Forma, un sistema di valutazione che unisce nuovi indici meteo-climatici alle degustazioni di otto Master of Wine

Degustazioni durante Benvenuto Brunello 2024 (credits Consorzio Brunello di Montalcino)
Degustazioni durante Benvenuto Brunello 2024 (credits Consorzio Brunello di Montalcino)

Quando si tratta di un vino di fama internazionale, come il Brunello di Montalcino, la presentazione di una nuova annata è un momento importante, perché serve a creare un’occasione in cui comunicare in maniera unitaria il vino alla critica enologica e – di rimando – al mercato. Importatori, distributori e appassionati potranno così avere un’idea di cosa aspettarsi all’interno delle bottiglie.

Proprio per fornire un’indicazione di base spesso i Consorzi diffondono una propria valutazione, che in genere è il risultato di degustazioni e dati raccolti sul territorio, cosa che ha fatto per anni anche il Consorzio del Brunello di Montalcino, attribuendo ogni anno un punteggio espresso in stelle (da una a cinque) all’annata appena trascorsa, in attesa di presentarla a distanza di anni almomento della messa in commercio. Con l’ultima edizione di Benvenuto Brunello (qui vi avevamo raccontato la scorsa) l’ente di tutela ha deciso di abbandonare questo sistema, non fornendo più una valutazione dell’annata corrente, ma solo del millesimo di Brunello prossimo all’uscita sul mercato – la 2020, in questo caso – introducendo per la prima volta un metodo di valutazione molto più innovativo e approfondito da un punto di vista scientifico, che unisce l’analisi dei dati di partner tecnici alle degustazioni di otto Master of Wine. Il risultato non è un punteggio, ma un insieme di caratteristiche che servono a delineare l’annata al momento dell’immissione nel mercato. Un sistema descrittivo, che sostituisce quello “quantitativo” del punteggio.

Come funziona Brunello Forma
Il nuovo modello di valutazione si chiama “Brunello Forma” ed è stato curato dai Master of Wine Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi, che hanno collaborato con lo studio Copernico di Montalcino, specializzato in analisi e indagini ambientali. Nelle degustazioni, è stato invece coinvolto un panel di Master of Wine. «Forma, è un termine che abbiamo preso dall’enciclopedia dantesca, che traccia la composizione e la struttura di qualcosa» spiega Lonardi. «Vogliamo qui tracciare quella che è la “forma” delle diverse annate del Brunello di Montalcino».

Il sistema si basa sull’analisi di dati che incrociano il comportamento del Sangiovese di Montalcino di fronte agli stress idrici e termici, ma anche le caratteristiche pedoclimatiche del territorio e il modo in cui questo varia in funzione di altimetria, venti e sole. «Avevamo l’esigenza di ragionare in maniera nuova. I vecchi indici degli anni Trenta e Quaranta non rispondono più alle esigenze attuali, soprattutto a quelle del Sangiovese in un clima come quello di Montalcino» spiega il Master of Wine. «Abbiamo quindi abbinato a degli indici classici come la pluviometria e le temperature minime e massime, degli indici che abbiamo sviluppato come gruppo di lavoro appositamente per Montalcino. È un modello che altri verranno a studiare qui», annuncia.

Il Master of Wine Andrea Lonardi, durante la presentazione di Brunello Forma (credits Consorzio Brunello di Montalcino)
Il Master of Wine Andrea Lonardi, durante la presentazione di Brunello Forma (credits Consorzio Brunello di Montalcino)

Nuovi indici per nuove analisi
Fanno così il loro ingresso nelle valutazioni le ondate di calore e le cosiddette “ore di stress” sopportate dalla pianta. Cambiano poi i range di tempo analizzati. Non più ampli, ma molto più ristretti per individuare e approfondire fenomeni più impattanti ma anche più circoscritti a momenti significativi per la maturazione delle uve. «Abbiamo capito che a Montalcino il cambiamento di temperatura più significativo è tra il 25 giugno e il 15 settembre». Si analizza poi tutto in funzione del territorio, che è stato suddiviso in cinque diverse fasce altimetriche tra i duecento e i cinquecento metri sul livello del mare, ciascuna incrociata da varie esposizioni, così da individuare quaranta diverse classi di collocazione dei vigneti, un elemento fondamentale con cui interagisce il clima. A supportare i rilevamenti, una rete di stazioni meteo che dal 2019 a oggi è passata da tre a quaranta, coprendo tutto il territorio.

Degustazioni calibrate
Anche il panel di degustazione è stato costruito con un metodo ben preciso. «Abbiamo selezionato e testato un metodo, costruendo un panel di degustazione di grandi esperti internazionali, che dovevano essere di origine geografica diversa, di età diversa, con un background demografico, culturale e professionale diverso», spiega Andrea Lonardi. Ad affiancarlo, assieme a Gabriele Gorelli, sono stati chiamati Madeleine Stenwreth (Svezia), Justin Knock (UK), Michelle Cherutti-Kowal (UK), Tracey Dobbin (Francia), Frank Roeder (Germania) e Philip Goodband (Usa).

Prima di valutare l’annata 2020 è stata necessaria una calibrazione. «Abbiamo aiutato i degustatori a leggere il clima e cercare di capire se la lettura del clima potesse avere delle corrispondenze all’interno dei bicchieri. Questo l’abbiamo fatto su dieci annate». Così il lavoro presentato sulla 2020 è stato prima testato sulla decade 2010-2019 e l’assaggio dell’annata in uscita, fatto su 57 campioni di Brunello di Montalcino già imbottigliato e certificato, è diventato un momento di elaborazione dei dati. I risultati sono stati filtrati il più possibile da giudizi personali e aggregati in word clouds, che hanno infine permesso di restituire uno statement finale di tre aggettivi, che rappresentano il Brunello Forma 2020: “accattivante, brillante, succulenta” (originariamente espressi in inglese: “captivating, bright, succulent”). Non un giudizio quindi, ma un’indicazione per interpretare l’annata basata su un’analisi puntuale dell’eterogeneità del territorio.

Il prossimo passo sarà perfezionare il sistema, ma anche metterlo a disposizione dei produttori, oltre che della critica e del mercato. «È un modello che vuole essere anche un supporto ai viticoltori, perché potremmo utilizzarlo anche in fase di pre-vendemmia per dare indicazioni importanti su alcune scelte tecniche fondamentali. Ed è infine uno strumento che ci dà la capacità di avere una più profonda conoscenza del territorio», suggerisce Lonardi.

Emilio Machetti, responsabile settore ambiente di Copernico, illustra la raccolta di dati a Montalcino (credits Consorzio Brunello di Montalcino)
Emilio Machetti, responsabile settore ambiente di Copernico, illustra la raccolta di dati a Montalcino (credits Consorzio Brunello di Montalcino)

Com’è quindi quest’annata 2020?
Dai nuovi dati elaborati, emerge una serie di condizioni climatiche favorevoli alla qualità finale del vino. Una stagione iniziata senza gelate invernali, una primavera asciutta con sviluppo regolare delle piante, fino a un mese di giugno con buona piovosità, che ha garantito un giusto bilanciamento idrico, tale da preparare le piante al caldo estivo e favorire una buona maturazione degli acini. In estate si sono verificate solo due ondate di calore, una tra luglio e agosto e una nella seconda metà di agosto, ma entrambe brevi e moderate, limitando il rischio di stress idrico per le piante e contribuendo a preservare il profilo aromatico del vino. Nel complesso, quindi, una stabilità termica e le condizioni giuste per una maturazione ideale del Sangiovese con precipitazioni ben distribuite durante la stagione. L’analisi climatica ha anche evidenziato come le aree ad altitudine maggiore abbiano goduto della migliore mitigazione e livelli inferiori di stress per le viti.

«Non aspettatevi dei vini particolarmente tannici o con l’evoluzione molto astringente che caratterizza annate in cui il Sangiovese entra in condizioni di stress – afferma Andrea Lonardi – ma piuttosto vini che hanno un calore, una brillantezza al naso, una freschezza e una succosità in bocca assolutamente uniche. Accattivante, perché i vini sono allo stesso tempo audaci e generosi, ma sempre eleganti. Carattere che deriva da una grande presenza di sole ma allo stesso tempo da una pianta che non è mai entrata in condizioni di stress e che quindi dà origine ai vini accessibili, approcciabili e con un ottimo potenziale di sviluppo» spiega il Master of Wine. «Brillante perché esprimono freschezza, vivacità, vitalità ma soprattutto un frutto che è preciso, compatto. La succulenza è quel fenomeno che si verifica soprattutto da un punto di vista degustativo, quando acidità, livello tannico e contenuto alcolico sono in equilibrio». Ed è il caso dell’annata 2020, che può essere consumata subito per apprezzarne il carattere gastronomico, oppure conservata e stappata tra qualche anno.

A proposito di futuro, sarebbe interessante applicare lo stesso approccio analitico anche ad annate più vecchie, per incrociare i dati pedoclimatici con il risultato nel calice a distanza di anni. Magari un po’ da nerd, ma forse potrebbe dirci di più su tante annate un po’ meno celebrate dalla critica, su cui oggi pare il caso di ricredersi (e viceversa).

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