Secondo uno studio di Nature, le persone con uno status socioeconomico elevato possono contribuire a indirizzare la popolazione verso uno stile di vita più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. La stessa ricerca, però, sottolinea che i consumi dei più abbienti contribuiscono all’aumento delle emissioni di gas serra. È d’accordo l’Oxfam, che questa settimana ha pubblicato un nuovo report sull’argomento: nel giro di un’ora e mezza, si legge, i miliardari più ricchi producono più CO2 di un cittadino “normale” nella vita intera.
Nella categoria indicata dallo studio comparso su Nature rientrano anche le famiglie reali europee: persone influenti all’interno di un Paese, anche se spesso relegate a ruoli di sola rappresentanza. La posizione dei monarchi nei confronti del cambiamento climatico è ambigua, soprattutto a causa di stili di vita contrari alle esigenze reali del Pianeta.
Allo stesso tempo, per avvicinarsi alle sensibilità della popolazione e facendo leva sul loro ruolo popolare, spesso le famiglie reali hanno preso una posizione a favore della lotta contro il cambiamento climatico, promuovendo l’attività di enti benefici o realizzando iniziative ecosostenibili. Azioni e endorsement che a volte sembrano creare un’impressione positiva da parte della popolazione. Alcuni reali sono proprio andati in controtendenza, decidendo di limitare al minimo o abbandonare l’abitudine di viaggiare su lussuosi jet e yacht privati, o incoraggiando le persone a condurre uno stile di vita meno impattante e a prediligere i confini del proprio Paese per le vacanze.
Un altro aspetto importante è che i reali hanno maggiori possibilità di convincere la parte più anziana e conservatrice della popolazione sull’importanza delle questioni climatiche e sulla necessità di modificare alcuni atteggiamenti quotidiani, perché spesso incarnano un ideale di stabilità e tradizione. Vediamo nello specifico l’approccio utilizzato dalle principali famiglie europee per quanto riguarda l’azione climatica.
Spagna: il re attento alle rinnovabili, ma contestato dopo le alluvioni
La tragedia nella Comunità Valenciana ha riacceso l’attenzione su Felipe VI, che – assieme alla moglie Letizia Ortiz e al primo ministro Pedro Sánchez – ha visitato le zone più colpite da un’alluvione che ha causato più di duecentoventi morti. Il re è stato contestato dalla folla inferocita, che ha lanciato verso di lui fango e oggetti di vario genere. Tre persone della scorta di Sánchez e Felipe VI sono rimaste lievemente ferite.
Al netto degli eventi della scorsa settimana, Felipe VI di Spagna ha più volte parlato di una situazione «allarmante» per quanto riguarda il cambiamento climatico, e in una conferenza a Bilbao del 2019 aveva indicato come l’energia eolica potesse rappresentare una valida fonte di energia rinnovabile da introdurre con urgenza. Il monarca ha poi sottolineato come la transizione energetica sia fondamentale per il benessere del pianeta e dei suoi abitanti, ponendo enfasi sul ruolo delle nuove tecnologie green. Re Felipe di Spagna ha poi attuato il “Climate Change and Energy Transition Act”, una legge che dal 2021 assicura la linea energetica del Paese verso il raggiungimento degli obiettivi di Parigi.
Inghilterra: il «climate king»
Re Carlo III è da sempre un sostenitore dell’attenzione verso il cambiamento climatico, tanto da essere soprannominato «climate king» dai media britannici. Nel corso degli anni, è riuscito a convertire una Aston Martin a bioetanolo prodotto da scarti di formaggio e vino bianco, e ha confessato di parlare con le piante per aiutarle a crescere. «Distanziandosi dalla natura, l’uomo crea più problemi rispetto che a risolverli», ha affermato.
L’ultimo esempio della sua attenzione climatica è rappresentato dalla recente visita in Australia assieme alla regina consorte Camilla. In un suo discorso, il re ha sottolineato che i recenti incendi e le alluvioni in territorio australiano sono il segnale inequivocabile del cambiamento climatico. Il suo interesse per la causa parte nel 1970, quando tiene un discorso a ventuno anni sui rischi derivanti dall’inquinamento da plastica e dai pericoli degli agenti chimici nei fiumi e nei mari. Allora le sue convinzioni e il suo interesse alla sostenibilità e alla preservazione della biodiversità erano giudicate eccentriche e un po’ bizzarre da parte dell’opinione pubblica.
Con Re Carlo sono stati installati i primi pannelli solari e le prime pompe di calore al castello di Windsor. Il reale inglese ha poi fondato «l’iniziativa dei mercati sostenibili», o Sustainable markets initiative, per accelerare la transizione energetica dall’industria ai servizi finanziari. Nello stesso ambito, la “Terra Carta” ha consolidato il principio della sostenibilità, individuando una serie di obiettivi da realizzare entro il 2030 attraverso dei Contributi determinati a livello nazionale, ossia piani nazionali non vincolanti che evidenziano le azioni per ridurre le emissioni di gas serra.
L’impegno di Re Carlo non si ferma qui: sono numerose le iniziative a sostegno della protezione della flora e della fauna selvaggia, fino ad arrivare alla produzione tessile e alla conservazione del cibo. Oltre al re, il principe William e la principessa Kate hanno fondato “Earthshot prize” nel 2023, che consiste nell’assegnare ogni anno un prestigioso premio a chi ha trovato particolari soluzioni necessarie alla salvaguardia del nostro pianeta.
Danimarca: un cambio di passo
Un sostanziale cambio di passo nelle politiche “verdi” della Danimarca si è realizzato quando Frederik X, maratoneta, ha ereditato la corona della regina madre, Margrethe II. La svolta green per re Frederik coincide con una spedizione sciistica di quattro mesi in Groenlandia, nel 2000: un’avventura estrema che ha risvegliato in lui una spiccata coscienza ecologica.
La sua posizione risulta più stabile rispetto a quella della precedente regina e madre Margrethe II, che si era mostrata scettica in un’intervista riguardo la crisi climatica, nonostante un cambio di passo nel suo discorso di fine anno nel 2023. Re Frederik, che in passato accompagnava i figli a scuola in bici, ha poi partecipato a diversi convegni e conferenze sul clima, e si è fatto promotore della Danimarca come un Paese leader nelle energie rinnovabili.
Norvegia: il re innamorato dell’Artico
Re Harald di Norvegia ha più volte espresso la sua preoccupazione per quanto riguarda la conservazione della natura. Lui stesso è un appassionato pescatore, marinaio ed escursionista. «La ricerca e i dati aggiornati sono essenziali nella nostra battaglia contro il cambiamento del clima. Credo che i progetti e le scoperte che stanno portando avanti gli scienziati ai due poli terrestri potranno essere fondamentali in futuro», ha affermato Harald.
Nel 2015 re Harald V ha visitato Anchorage, città dell’Alaska, per farsi portatore del messaggio che la lotta contro il cambiamento climatico è una priorità per tutte le nazioni dell’Artico. Sempre nel 2015, il re norvegese si è recato in visita a Queen Maud Land, una colonia norvegese nell’Antartico. L’obiettivo del viaggio era visitare l’osservatorio Troll, che si occupa di monitorare la qualità dell’aria. «Spero che le prossime generazioni saranno più sagge di noi», ha commentato il monarca. Allo stesso tempo, però, re Harald non ha mai risposto alle accuse verso l’industria norvegese di petrolio.
Svezia: la principessa attenta all’acqua
La principessa Victoria di Svezia nel 2022 ha partecipato a una conferenza sul clima, promuovendo un libro sull’esplorazione del suo Paese senza utilizzare mezzi inquinanti. Inoltre, da più di ventisei anni, la famiglia reale svedese supporta l’accesso alle falde acquifere in modo sostenibile, per promuovere innovazione, efficienza ed equità per quanto riguarda la disponibilità di acqua. La stessa principessa Victoria è diventata ambasciatrice degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite nel 2016, per promuovere un consumo sano di acqua e rendere il clima più stabile, suscitando anche l’interesse e l’appoggio dell’attuale re Carlo XVI Gustavo di Svezia.
Principato di Monaco: il principe ecologista
Il principe Alberto è sì un appassionato di yacht, ma la sua Fondazione ha fatto tanto per il clima. Tra i vari progetti, spicca un’operazione per piantare diecimila alberi e arbusti nel sud dell’Australia. Tornando da Dubai, dopo la Cop28 il principe Alberto ha poi espresso la sua preoccupazione: «Siamo molto in ritardo con gli obiettivi climatici, dobbiamo essere più decisi e agire più in fretta. Questo è il compito dei grandi leader». Nonostante il Principato di Monaco sia uno dei punti di riferimento per il lusso, i casinò e gli acquisti sfrenati, il Principato si è posto l’obiettivo di ridurre del cinquantacinque per cento le emissioni entro il 2030, così da raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.
Nel frattempo, tante aziende del Principato hanno iniziato la loro transizione energetica, e i residenti ricevono incentivi statali per passare ai veicoli elettrici (mentre le auto da corsa durante il Grand Prix sarebbero dei veicoli ibridi). Al New York Times Style Magazine Australia, il principe Alberto ha dichiarato che nessun palazzo a Monaco è riscaldato attraverso il gas metano o altri combustibili inquinanti: «Produciamo riscaldamento con l’energia talassotermica (sfrutta la differenza di temperatura tra la superficie marina e le acque più profonde, ndr)». Secondo diversi media locali, il suo interesse verso il clima risale a un poster del National Geographic regalatogli dai suoi genitori, intitolato “Come l’uomo inquina il proprio pianeta”.
Paesi Bassi: la famiglia che protegge la natura
Qualche settimana fa, il principe olandese Giacomo Bernardo di Borbone-Parma ha confermato la collaborazione bilaterale tra i Paesi Bassi e il Vietnam in ambito climatico e nella gestione delle risorse idriche. Inoltre, questo luglio il re olandese Willem-Alexander e la regina consorte Máxima hanno incontrato diversi giovani ambientalisti a New York, con l’obiettivo di valutare le opzioni migliori per sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta al cambiamento climatico.
L’attuale re olandese Willem-Alexander è poi stato promotore e membro del Water Advisory Committee, per una corretta gestione delle risorse idriche. Un traguardo particolare è il Delta Programme, un progetto per proteggere il Paese dall’innalzamento del livello del mare e dalle alluvioni. La regina Máxima nel 2015 ha tenuto un discorso alla Conferenza delle Nazioni unite sullo sviluppo sostenibile, sottolineando che «è compito nostro aiutare le popolazioni più povere, le quali rappresentano le maggiori vittime del cambiamento climatico».
Belgio: la principessa ribelle
L’ambientalista della famiglia reale belga è la principessa Esmeralda. Nel 2019, infatti, aveva definito la disobbedienza civile come una possibile soluzione per portare all’attenzione dei politici la causa climatica. «L’urgenza con cui dobbiamo agire giustifica questi mezzi, e può essere un modo per svegliare più coscienze, per portare a risultati concreti», ha dichiarato la principessa al Brussels Times.
Esmeralda è stata persino arrestata a Londra nel 2019 per aver preso parte a un’azione di Extinction rebellion (Xr). La principessa, prima di essere rilasciata senza accuse a suo carico, è stata portata alla stazione di polizia di Camden. Non una novità per Esmeralda, che ha espresso più volte il proprio sostegno ai giovani attivisti per il clima: «Hanno fatto un lavoro straordinario, ma non possono fare tutto da soli. So che il re Filippo del Belgio è interessato al clima e al benessere del pianeta, ma per lui prendere parte a una dimostrazione è un’azione che può contrastare con il suo ruolo», ha affermato.