Del passato di capitale di un impero, Vienna conserva la grazia rettilinea e austera dei suoi viali, lo splendore discreto dei suoi palazzi e una serie di fantasmi illustri – vissero qui Mozart, Beethoven e Sigmund Freud, solo per citarne alcuni – tra i quali spicca il mito più amato e corteggiato della Mitteleuropa, l’imperatrice Sissi, anzi Sisi, come si scrive più correttamente. Bellissima e infelice, capricciosa e tormentata, elegante e bizzarra, abita la città con i suoi tè, i suoi profumi, i suoi piatti preferiti, i suoi leggendari vezzi, e ha naturalmente un itinerario che parte da Vienna e passa per i suoi luoghi del cuore, e un museo dedicato alla sua vita e ai suoi tempi nell’Hofburg, il centro antico e contemporaneo del potere.
Ma, per quanto sia forte il richiamo dei fasti imperiali, Vienna è anche molto di più. C’è, naturalmente, il tempio del gotico senza se e senza ma, la cattedrale di Santo Stefano, con il suo tetto colorato in piastrelle smaltate e l’imponente campanile, che i viennesi chiamano affettuosamente Steffi, le altissime volte della navata centrale, il fastoso altare barocco che si staglia sullo sfondo delle vetrate policrome.
Tutto attorno, i palazzi, e le strade che restituiscono intatto il piacere di un viaggio nel glorioso passato della città. E girando per il centro, volendo con un inflazionato ma sempre piacevole fiacre, il calesse trainato da due cavalli che è inseparabile dall’iconografia viennese, è inevitabile rendere omaggio alla specialità più nota, osannata e celebrata della pasticceria viennese, la Sachertorte. Ci sono molti indirizzi, ma quello originale è il Caffè Sacher, con il suo ottimo caffè, i suoi arredi tipici e la ricetta certificata. Ma perché non provare anche la concorrenza? Demel ha la sua eccellente versione della Sacher, ma anche, a detta di molti, la migliore kaiserschmarren con marmellata ai mirtilli rossi. Ipercalorica, ma deliziosa.
Ci sono, naturalmente, le regge abitate dagli Asburgo, il Belvedere, massimo esempio di architettura barocca, voluto da Eugenio di Savoia come residenza privata, trasformato in un sontuoso contenitore di opere d’arte da Maria Teresa d’Austria, con l’immenso giardino, il padiglione dedicato all’arte contemporanea e, a due passi, in un antico monastero dei salesiani, una birreria storica, Salm Brau, con le sue birre artigianali e il suo arredamento d’epoca; la residenza, un tempo fuori città, di Schoenbrunn, con le sue 1450 sale – ma oggi è possibile vistarne solo quaranta –, i delicati arabeschi dello Jugendstil, o meglio Sezessionstil, una caccia al tesoro per le vie di Vienna in cerca degli edifici più belli e decorati, che non può che concludersi davanti al suo simbolo, il palazzo dove Gustav Klimt nel 1897, insieme ad altri artisti, fondò una nuova associazione artistica, con il nome di Secessione. La sua cupola, interamente ricoperta di foglie d’oro, è uno degli elementi che caratterizzano il paesaggio e custodisce alcune tra le opere più famose di Klimt, in particolare, il “Fregio di Beethoven”.
Non lontano, altre deliziose facciate liberty fiancheggiano il viale dove si trova il Naschmarkt, il mercato alimentare (e non solo, al sabato si aggiunge il mercatino delle pulci) più famoso della città: centoventi bancarelle con un’offerta che va dalla cucina viennese a quella indiana, a quella italiana, vietnamita e specialità e curiosità gastronomiche di tutto il mondo. Aperto dall’alba al tramonto, è ideale per spuntini e pranzi a ogni ora, e per acquisti di spezie, aceti balsamici, mieli e tanto altro.
Ma Vienna è anche lo sperimentalismo architettonico divertente e irriverente di Friedensreich Hundertwasser, precursore della bioarchitettura con le sue forme sinuose e organiche, i suoi colori vivaci, e i materiali naturali, che fanno del complesso di case popolari di Hundertwasserhaus, costruito tra il 1983 e il 1985, una delle principali attrazioni architettoniche dell’Austria. Più di duecento alberi e arbusti che spuntano dai balconi e dalle terrazze, precorrono il Bosco Verticale, e nei dintorni si trovano anche un centro commerciale a tema, il l’Hundertwasser Village, e un museo dotato di due alveari sul tetto (il miele è in vendita allo shop), la Kunst Haus.
Altre architetture, quelle severe e squadrate tipiche della “Vienna rossa”, esperimento socialista tra le due guerre mondiali, caratterizzano il Karl Marx Hof, la casa popolare più lunga del mondo: non bastano quattro fermate di tram per arrivare da un capo all’altro dell’edificio.
Da qui, in meno di dieci minuti di auto si può cambiare totalmente atmosfera raggiungendo le pendici del Wienerwald e Grinzing, un villaggio di vignaioli diventato, nel 1893, un quartiere di Vienna, che ha conservato, oltre alle viti, l’atmosfera di un borgo antico. Malgrado sia con ogni evidenza affetto da overtourism, resta un luogo piacevole per scoprire gli Heurigen, i locali dove, secondo la tradizione, si beve il vino nuovo della stagione accompagnato da formaggi, speck, lardo, affettati, uova e diversi tipi di pane. Se alcuni sono ormai diventati a tutti gli effetti dei ristoranti, ce ne sono ancora alcuni che conservano l’atmosfera e le usanze di un tempo, e dove si può mangiare e bere ascoltando gli Schrammeln, piccoli gruppi di quattro musicisti – di solito con fisarmonica, chitarra e due violini – che suonano arie popolari.
Per gli appassionati di musica sinfonica, invece, i concerti pomeridiani della Wiener Philharmoniker, sono un’occasione per uno spettacolo di alto livello a prezzi competitivi
Negli ultimi anni a Vienna la cucina internazionale, con una particolare preferenza per quella italiana e per il binomio pizza e pasta, ha prevalso in molti locali turistici sui piatti ipercalorici della gastronomia austriaca. Trovare, ad esempio, un gulasch è meno facile di un tempo, anche se resistono, e prosperano ottimi templi della tradizione come Brezl Gwolb. Resta popolare un caposaldo come la Wiener Schnitzel (cotoletta alla viennese). Lo storico Schnitzelwirt ne offre quindici diverse varianti e ha anche specialità vegetariane.
Sul versante etnico, ormai fin troppo rappresentato, sono una sicurezza i piatti abbondanti e raffinati del ristorante persiano Pars, dove l’ambiente suggestivo e la fitta presenza di avventori iraniani sono una garanzia.
Infine, ed è quasi stagione, tra tutti i periodi dell’anno adatti per una visita, quello natalizio merita perché Vienna è la capitale indiscussa dei mercatini natalizi: sono almeno quindici e tutti meritano.