Altro che mela La Sachertorte e tre regole d’oro

Una fetta di torta è oggi al centro di discussioni e polemiche che spaziano dalle dinamiche socio-economiche a quelle politiche. Bisogna rifocalizzarsi sulla bontà del dolce in sé

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La Sachertorte a Trieste ribadisce e riafferma un legame profondo, culturale e mitteleuropeo, tra Vienna e la città italiana faticosamente “redenta” e divenuta “nostra” nel 1954.
Un tempo “capitale” economica e culturale di un’area geografica complicata, cosmopolita, vivace, oggi Trieste dà l’impressione di essere una piccola vecchia cittadina di provincia impaurita, chiusa e conservatrice al limite della reazione. Forse mi sbaglio e in ogni caso io l’ho adorata. Ma questa condizione non cancella il suo fascino aristocratico, la sua bellezza e la sua straordinaria storia letteraria.
Saba, Svevo, Joyce hanno scritto pagine memorabili.

Tornando alla Sachertorte, che servita in un luogo suggestivo e in un locale elegante costa poco meno di 10 € a porzione, è in questi giorni oggetto importantissimo di discussione etico-politica su tutti i media. Lascio a ognuno di voi le eventuali profonde riflessioni, non trascurando quelle opportune ed eleganti del Sindaco e quelle democratico-populiste di alcuni illustri commentatori, esilaranti entrambe.

Per quanto mi riguarda io penso, come Nanni Moretti, che:
1) la Sacher non la si può non conoscere e apprezzare. Deve essere presente nel programma di studi liceali. Non possiamo continuare a farci del male (cit.);
2) la Sachertorte non si può servire senza panna montata;
3) un governo minimamente serio dovrebbe prevedere un bonus Sachertorte, ma solo se consumata sul suolo patrio e non nel suo luogo originale e unico, il Sacher Hotel, Philharmoniker Strasse 4, Wien (che non vi consiglio).