Il militare nuovoIl neobonapartismo di Putin è l’ennesima parodia di un regime fallito

Il Cremlino ha lanciato un’iniziativa governativa chiamata “Il Tempo degli eroi”, per individuare la prossima élite che guiderà il Paese. Ma la futura classe dirigente della Russia c’è già, ed è composta dagli eredi degli uomini più vicini all’autocrate che li comanda

AP/Lapresse

Vladimir Putin non è eterno, e la Russia lo sa. Nessuno tra i vertici del regime ha possibilità concrete di succedergli, del resto i vari galoppini del partito non hanno né il carisma – frutto di decenni di culto della personalità – né l’astuzia da capo clan necessaria per guidare la Federazione. Conscio di tutto questo, il Cremlino ha optato per una soluzione grottesca: il bonapartismo (o meglio, la sua parodia).

L’invasione dell’Ucraina è fallita nei suoi obiettivi principali: “l’operazione speciale” che in tre giorni avrebbe dovuto portare l’armata russa a Kyjiv dura da quasi tre anni, il tentativo di fermare il presunto espansionismo della Nato ha portato Paesi storicamente neutrali ad aderire all’Alleanza atlantica, e Mosca oggi è piegata dalla crisi del rublo e da centinaia di migliaia di perdite sul fronte. Ma la guerra può rivelarsi ancora utile ai piani del regime, ed è per questo che il Cremlino ha lanciato un programma dal nome particolarmente altisonante, un’iniziativa governativa chiamata “Il Tempo degli eroi”, aperta ai soli cittadini russi che hanno completato il ciclo accademico di studi, in possesso di esperienze manageriali e dalla fedina penale pulita.

L’obiettivo de “Il Tempo degli eroi” è selezionare, tra i veterani dell’invasione, gli elementi più validi della futura classe dirigente russa. In poche parole, Putin ambisce a creare un’aristocrazia militare che possa ovviare alle carenze del partito Russia Unita in termini di materiale umano e, allo stesso tempo, mostrare ai cittadini (e all’Occidente) che, come l’Unione sovietica con l’operaio, anche la Federazione russa ha una sua classe di riferimento, quella militare.

È lo stesso Vladimir Putin a esaltare l’idea descrivendo il programma come un modo per creare «una nuova e coraggiosa élite». L’elitarismo è infatti il criterio alla base de “Il Tempo degli eroi”. Su quarantaquattromila richieste sono stati selezionati solo ottantatré candidati, che adesso dovranno affrontare un ulteriore processo di selezione che porterà i finalisti prima nel centro di addestramento delle forze speciali Senezh e poi a svolgere delle internship all’interno di alcune aziende statali. L’esecutivo russo conferma che a ognuno di questi sarà garantito un posto di lavoro.

Il programma è coerente con la realtà russa: un’iniziativa confusa che pretende di coniugare meriti militari (e a breve vedremo quali meriti) con capacità politico-imprenditoriali, forzando un processo di scalata sociale calato dall’alto che ha tutti i presupposti per il fallimento ma che si rifà alle idee, incontestabili, del presidente.

Come nel caso del recente progetto per istituire una polizia morale, Mosca vuole mostrare i muscoli dentro e fuori i propri confini credendo alla sua stessa retorica e cioè l’idea di uno Stato, quello russo, fondato sul purismo ideologico – ambizione complicata dal momento che il putinismo mischia comunismo vetero-sovietico, estremismo di destra, multiculturalismo e velleità confessionali – che sia in tutto e per tutto alternativo al modello occidentale.

Ma quando si parla di Russia si sa che sono soprattutto i progetti di questo calibro a rivelare la natura posticcia della sua propaganda e “Il Tempo degli eroi” non è da meno; il progetto governativo che vuole rendere il militare quello che l’operaio è stato per l’Unione sovietica, è un agglomerato di corruzione, familismo e criminalità. I valori fondanti della società russa.

I giornali e il portale pubblico dell’intelligence ucraina hanno diffuso l’identità di ottanta persone, tra i selezionati. A parte alcuni di loro che, a quanto risulta, sembrano non aver fatto parte dell’esercito russo – quella sui veterani è la prima balla, con buona pace di quelli che credono al cesarismo putiniano – molti di loro avrebbero mentito sulle loro gesta belliche. Tra questi, riportiamo i nomi più interessanti pubblicati da Novaya Gazeta: Yevgeny Pevyshov, attuale governatore della regione di Tambov, ha servito nell’esercito per soli otto mesi tra i riservisti della Cascade, un’unità di combattimento composta principalmente dai rampolli degli oligarchi russi e, proprio per questo, quasi sempre esente dall’azione militare; Abdullah Magomedov, uomo di Russia Unita nel parlamentino del Dagestan, che pur sostenendo di essersi arruolato nel 2022 non ha mai dato prova della sua partecipazione al conflitto se non con qualche sessione di addestramento con il battaglione “Akhmat”, noto con il soprannome eloquente di “battaglione TikTok” per la sua capacità di evitare qualsiasi battaglia.

La lista degli eroi che non hanno sparato neanche un colpo continua, ma oltre a loro ci sono anche i criminali di guerra. Sono tredici i selezionati che nel corso dell’invasione si sono resi autori di stragi di civili e assalti ai villaggi, molti di loro hanno ucciso prigionieri di guerra e ammazzato gli abitanti del luogo.

Una lista consultabile online che annovera criminali come Artur Orlov, membro della Novantesima divisione (tristemente nota per gli stupri di guerra), e Zaur Gurtsiev, l’uomo che ha bombardato il teatro di Mariupol uccidendo seicento civili ucraini.

Questi uomini sono il fiore all’occhiello del regime e nelle intenzioni di Putin dovrebbero rappresentare l’ossatura dello Stato russo se non addirittura aiutare il processo che possa portare alla scelta di un suo papabile successore.

Ma quella dei russi è una farsa. Sono noti i malumori delle aziende moscovite che, pur assecondando il progetto statale, sono restie a dare incarichi di rilievo a soldati inesperti piuttosto che ai professionisti del loro settore e anche la politica non è da meno.

Una futura classe dirigente russa esiste già e non è composta dai guerrieri del regime, ma dai rampolli dei suoi uomini più potenti. Personaggi come Ilya Medvedev, il figlio ventinovenne dell’ex presidente e premier russo Dmitrij, esentato dal servizio militare, o il genero di Putin, l’imprenditore trentacinquenne Yevegeny Nagorny, anche lui escluso dall’arruolamento. E così i figli di Peskov, Belousov, Bastrykin e del propagandista Solovyov. Nessuno di questi è al fronte, nessuno di loro rientra nei canoni del “Tempo degli eroi”, tutti loro rivestono già un ruolo di rilievo nel regime. È la Russia stessa a dimostrarci che no, non siamo davanti alla Terza Roma, ma ad un’oligarchia che ha perso il senso del ridicolo. Ma sappiamo che non l’ha mai avuto.

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