Non c’è da liberare soltanto la Crimea e l’Ucraina orientale dalle mire imperialiste russe, è diventato necessario e urgente liberare da incredibili influenze russe anche il Centro internazionale di Brera a Milano, che per iniziativa solitaria del suo presidente Stefano Carluccio, ha co-organizzato per venerdì 13 dicembre alle 18 un’oscena sfilata di funzionari del governo russo, e di vari pappagalli di regime, col timbro ufficiale del consolato russo di Milano.
Per non farsi mancare niente, l’incontro sarà tenuto in russo, e completa un pacchetto propagandistico a uso e consumo del Cremlino arricchito da un concerto di Natale per la pace, organizzato per il 19 dicembre con l’Associazione culturale italo-russa, durante il quale artisti russi suoneranno musica di autori russi.
Sergio Scalpelli e Massimo Ferlini, componenti del consiglio direttivo del Centro Internazionale Brera, hanno preso «le più nette distanze» dall’evento organizzato dal Centro Brera col Consolato russo: «Si tratta di una iniziativa presa arbitrariamente dal presidente, senza alcuna consultazione con i sottoscritti. Mai e poi mai, avremmo accettato di accogliere un simile iniziativa in un luogo – il Centro Brera – nato nella sua attività di promozione culturale e politica nel segno del contrasto al totalitarismo comunista sovietico e alla sua eredità che ancora contraddistingue l’attuale Russia. Per questo abbiamo chiesto immediatamente la cancellazione dell’evento».
È intervenuta anche la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno con una lettera formale inviata a Carluccio per invitarlo «a cancellare l’evento, altrimenti mi troverò costretta come per iniziative analoghe a segnalare la vostra struttura agli uffici competenti dalla Commissione Europea, e alle istituzioni nazionali, per la richiesta di sanzioni regolamentate dal pacchetto n.14 – 8.10.2024».
Insomma, la bravata filo Putin rischia di far scattare le sanzioni secondarie europee e nazionali contro il Centro Brera e, come conseguenza, vedrebbe il Comune di Milano costretto a riconsiderare la concessione per l’uso dei locali.
Il Centro Brera fu fondato nel 1976 da Bettino Craxi per dare riparo agli intellettuali e agli artisti del dissenso dell’Est comunista (da Jiří Pelikán, cecoslovacco promotore della Primavera di Praga, ad Andrei Sakharov, fino al regista Andrzej Wajda, autore di Operai 80, il film clandestino sullo sciopero da cui nacque Solidarnosc). Brera ha riaperto i battenti nel febbraio 2020, ottenendo dal Comune i locali dell’ex canonica della basilica di San Carpoforo per ospitare l’archivio storico della rivista Critica sociale.
Da subito dopo il Covid, il Centro Brera è diventato uno dei luoghi di dibattito pubblico più vivaci della città. Anche Linkiesta ha organizzato numerose iniziative giornalistiche e culturali in Via Formentini, in particolare sulla cultura ucraina e di ferma condanna dell’invasione criminale russa, ma anche dibattiti tra parlamentari e intelletttuali in occasione del primo e del secondo anniversario dell’aggressione russa all’Ucraina e, più di recente, una mostra su tre artiste ucraine martoriate dai russi.
Per tutto questo stride ancora di più l’iniziativa di Stefano Carluccio in combutta con i rappresentanti del governo russo.
Nel caso l’evento col governo russo non fosse cancellato, la comunità ucraina UaMi, l’associazione Ponte Atlantico, Linkiesta e alcuni membri del direttivo del Centro Brera hanno annunciato che venerdì 13 dicembre, prima delle 18, si faranno trovare all’ingresso di Via Formentini 10 per accogliere la delegazione russa con le note dell’inno ucraino e tante bandiere ucraine e georgiane, simboli della lotta universale contro l’oppressione totalitaria del regime imperialista di Mosca.
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Aggiornamento: il Centro Brera è stato costretto, infine, a cancellare l’evento.