Teresa Anjinho è la nuova Mediatrice europea. Su sei candidati, fra cui due italiani, martedì 17 dicembre l’Emiciclo di Strasburgo ha scelto per il ruolo di difensore civico europeo la portoghese classe ’74: dopo un Master in diritti umani e democratizzazione all’Università di Padova, una lunga trafila di incarichi nel suo Paese e in Europa fino al ruolo di segretaria di Stato per la Giustizia presso il governo lusitano e l’ingresso nel Comitato di vigilanza dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode. E adesso la nomina a Ombudsman fino al 2029: ma perché tutto questo dovrebbe interessarci?
Presentando le sue priorità in occasione del discorso alla Commissione per le Petizioni, lo scorso 3 dicembre, Teresa Anjinho sottolineava l’importanza di incrementare la consapevolezza in tema di diritti umani e rafforzare la fiducia tra istituzioni e cittadini, incoraggiando sempre di più i punti d’incontro con gli uffici dei mediatori nazionali. «Il mondo di oggi non comprende l’indecisione dovuta a formalità o burocrazie inutili, né accetta ritardi ingiustificati. Dobbiamo sempre rispettare il giusto processo, le regole e i procedimenti formali essenziali, ma dobbiamo anche fare i conti con la realtà. Ne va della fiducia verso l’Unione europea», ha dichiarato la portoghese.
Istituito con il Trattato di Maastricht del 1992 e entrato in vigore tre anni più tardi, l’Ombudsman in carica per cinque anni con il compito di vigilare sulla trasparenza dell’amministrazione europea e di monitorare le denunce e i procedimenti intentati dai cittadini o da entità legalmente riconosciute (come ad esempio le Ong) contro le istituzioni Ue, i suoi organi, gli uffici e le agenzie. Una figura nata con lo scopo di attenzionare – e auspicabilmente disincentivare – comportamenti sleali o discriminatori, l’abuso di potere, il rifiuto a fornire informazioni o irregolarità amministrative, tenuto conto che la legge europea non fornisce una definizione dettagliata di mala amministrazione, lasciando dunque ampio margine di valutazione caso per caso.
La neoeletta Teresa Anjinho succede all’irlandese Emily O’Reilly, al greco Paraskevas Nikiforos Diamandouros e al finlandese Jacob Söderman, tutti riconfermati dopo il primo quinquennio. Come da tradizione, la nuova Mediatrice stabilirà il suo quartier generale proprio a Strasburgo, dove ha raccolto trecentoquarantaquattro consensi in seno all’Eurocamera vincendo al secondo ballottaggio, senza dover ricorrere così al terzo e ultimo turno previsto dall’articolo 237 del regolamento Ue. A concorrere per il ruolo di Ombudsman altri cinque profili: l’olandese Reinier van Zutphen, l’austriaca Claudia Mahler, l’estone Julia Laffranque e due italiani, Emilio De Capitani e Marino Fardelli.
Giurista e accademico di lungo corso, De Capitani ha all’attivo diverse esperienze nell’ambito delle istituzioni europee, ricoprendo dal 1998 al 2011 il ruolo di segretario della Commissione Libertà Civili del Parlamento. Nel 2015, poi, De Capitani ha intentato una causa proprio nei confronti dell’Eurocamera, con l’obiettivo di chiedere maggiore trasparenza dopo il dietrofront sulla rimozione della clausola di riservatezza per l’accesso ai documenti. Fardelli ha rivestito invece la carica di Difensore Civico nel Lazio, dove ha studiato per poi svolgere una serie di incarichi accademici presso il polo universitario di Cassino.
Nei loro discorsi in fase di audizione, i due candidati italiani hanno sottolineato l’urgenza di spingere in direzione di una sempre maggior partecipazione della società civile ai processi legislativi così come il bisogno di mirare a un approccio più collaborativo tra cittadini e istituzioni, anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie.
Teresa Anjinho entrerà ufficialmente in carica dopo la cerimonia di insediamento del prossimo 27 febbraio, quando farà anche il consueto giuramento presso la Corte di giustizia Ue. Nel frattempo, prima dell’elezione, l’Emiciclo ha approvato il report sulle attività svolte nel corso del 2023 dall’uscente O’Reilly: trecentonovantatré le indagini condotte a partire da denunce ricevute, a cui se ne aggiungono cinque svolte di propria iniziativa e trecentosettantadue che sono state invece archiviate. Tra i temi principali trasparenza e rendicontabilità, accesso a documenti e atti, diritti fondamentali in materia di migrazione e questioni etiche, che hanno riguardato principalmente la Commissione e l’Ufficio europeo di selezione del personale.
Alla nuova Mediatrice spetterà dunque il compito di vagliare le segnalazioni e le denunce ricevute dai cittadini, eventualmente scegliendo di restare anonimi, con l’obiettivo finale di giungere a una soluzione che potrà essere amichevole, richiedere delle raccomandazioni all’istituzione interessata oppure, in ultima istanza, una relazione al Parlamento affinché intervenga in maniera mirata. La sfida della trasparenza europea, da oggi, parlerà portoghese. I risultati, invece, cominceranno a parlare fra dodici mesi.