Da bunker a isola verde Riqualificare la storia per affrontare le sfide del presente, e del futuro

È quanto successo con il rifugio antiaereo di St. Pauli ad Amburgo, che oggi è diventato (anche) una struttura per mitigare il fenomeno delle isole di calore urbane

Hamburg Bunker 2024, Mediaserver Hamburg

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Da simbolo del passato a emblema di un futuro sostenibile. Il Bunker di St. Pauli, nel cuore di Amburgo, è molto più di un colosso di cemento: è la dimostrazione concreta di come la storia possa essere riqualificata per affrontare le sfide del presente. Costruito in tempi bui, cioè nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, questo imponente rifugio antiaereo poteva ospitare fino a 30.000 persone. Concepito dall’architetto del Führer, Albert Speer, e realizzato in soli 300 giorni con il lavoro forzato di circa 1.000 prigionieri, il bunker si ergeva a 38 metri di altezza su una superficie di 75 per 75 metri. Era uno dei più grandi edifici mai costruiti, una fortezza pensata per resistere alla distruzione bellica.

Caroline Bleicken, Hamburg Bunker Feldstrasse Karo&Paul

Oggi, invece, questo monumento di guerra è stato trasformato in un “bunker verde”, un innovativo progetto di riqualificazione urbana dal valore di Sessanta milioni di euro che fonde memoria storica e sostenibilità. Iniziata nel 2019, la trasformazione ha aggiunto cinque nuovi piani, portando l’edificio a 58 metri d’altezza. Un “sentiero di montagna” lungo trecento metri abbraccia l’edificio su tre lati, conducendo i visitatori fino al tetto, dove li attende un giardino pensile di 1.400 mq, con 4.700 piante che offrono un’oasi verde accessibile gratuitamente. All’interno, il bunker ospita l’hotel Reverb, ristoranti, una sala polivalente per 2.200 persone e un centro commemorativo che racconta la storia dell’edificio. Questa combinazione di passato e innovazione ha catturato l’attenzione mondiale, tanto da far inserire il Reverb Hotel nella prestigiosa lista dei “World’s Greatest Places 2024” di Time Magazine, attirando ad Amburgo visitatori da ogni angolo del pianeta.

Ma la vera sfida che questo progetto affronta è quella climatica. Il tetto e le facciate ricoperte di piante non sono solo una misura estetica, ma un sistema di climatizzazione naturale che riduce le temperature interne e combatte il fenomeno delle isole di calore urbane. Monitorato dall’università di Amburgo con 80 sensori, questo progetto è un laboratorio vivente per l’adattamento climatico delle città del futuro, un faro che illumina la strada verso un domani più verde.

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