Centro Putin a BreraÈ normale che a Milano ci sia un luogo pubblico che fa propaganda russa?

Massimo Ferlini e Sergio Scalpelli, consiglieri dall’associazione fondata da Craxi nel 1973 per aiutare i dissidenti sovietici, e non per celebrare l’imperialismo di Mosca, si sono dimessi a seguito delle iniziative pro Cremlino organizzate, assieme al consolato russo, dal presidente Stefano Carluccio. Il rischio, ora, di sanzioni europee

Centro Brera

Le influenze russe arrivano ovunque e il modo migliore per contrastarle è combatterle in ogni luogo, in ogni modo, con tutti i mezzi a disposizione. È per questo motivo che i consiglieri Massimo Ferlini e Sergio Scalpelli hanno rassegnato in data odierna le proprie dimissioni dal Consiglio Direttivo del Centro Internazionale di Brera (CIB).

«La decisione arriva a seguito della mancata presa di posizione da parte del CIB in merito all’evento del 13 dicembre 2024, in cui il Presidente Stefano Carluccio ha copromosso un’iniziativa con il consolato russo senza previa comunicazione al Consiglio», si legge nel comunicato stampa diramato dal Consiglio Direttivo. «Tale azione è stata considerata inaccettabile dai consiglieri dimissionari, data la posizione della Russia come nazione ostile all’Italia e sottoposta a sanzioni internazionali a cui l’Italia aderisce, oltre che in contrasto con la tradizione del Centro Internazionale di Brera che sin dalla fondazione (1973) ha fatto del sostegno e della solidarietà militante al dissenso democratico e anti totalitario contro le dittature dei Paesi della cortina di ferro, la propria cifra identitaria».

L’evento di dicembre era nato da un’iniziativa solitaria di Stefano Carluccio, presidente del Centro Brera, che aveva co-organizzato un’oscena sfilata di funzionari del governo russo, con il benestare del consolato russo di Milano. Ed è ormai riconosciuto che qualsiasi cosa organizzata dalla rappresentanza ufficiale dello Stato russo, già inquadrato da una risoluzione del Parlamento europeo dal 2022 come Paese sponsor del terrorismo, non dovrebbe suscitare il minimo dubbio sul vero fine di questi eventi.

«I consiglieri Ferlini e Scalpelli ritengono che l’unica azione possibile per ripristinare la reputazione del Centro sarebbe stata l’azzeramento del Consiglio Direttivo e le dimissioni del Presidente Carluccio», si legge ancora nel comunicato. Tuttavia, la maggioranza dei soci non ha preso in considerazione tale ipotesi e anzi sono stati cooptati tre nuovi membri nel consiglio su proposta del Presidente stesso.

«Non ci sono le condizioni minime di stima e fiducia per continuare a collaborare», dicono i consiglieri dimissionari Ferlini e Scalpelli, auspicando che l’amministrazione comunale vigilerà sul rispetto dei contenuti della convenzione che regola i rapporti con il Centro Internazionale di Brera.

Sul tema, alla vigilia dell’evento, era intervenuta anche la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno con una lettera formale inviata a Carluccio per invitarlo «a cancellare l’evento, altrimenti mi troverò costretta come per iniziative analoghe a segnalare la vostra struttura agli uffici competenti dalla Commissione Europea, e alle istituzioni nazionali, per la richiesta di sanzioni regolamentate dal pacchetto n.14 – 8.10.2024».

Insomma, era consapevole che la bravata filo Putin rischiava di far scattare le sanzioni secondarie europee e nazionali contro il Centro Brera e, come conseguenza, vedrebbe il Comune di Milano costretto a riconsiderare la concessione per l’uso dei locali, come accaduto a Bologna per un caso simile. L’amministrazione di Matteo Lepore infatti ha deciso di stralciare la sede del centro sociale Villa Paradiso del quartiere Savena, più volte criticato per eventi filorussi, dall’elenco delle sedi di quartiere assegnate alle associazioni. Il Comune  aveva diffidato più volte i gestori del centro per iniziative politiche considerate filo-Putin.

Fondato cinquant’anni fa da Bettino Craxi, il Centro ha sempre rappresentato una voce della sinistra democratica e antitotalitaria, ma gli eventi recenti compromettono tale tradizione e reputazione, andando contro i principi fondativi.

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