Dopo il gas russoMigliorare l’efficienza energetica è la strategia ideale per risparmiare sulla bolletta

L’interruzione delle forniture provenienti da Mosca, da sola, non avrà un impatto rilevante sul portafoglio degli italiani, ma si sovrapporrà a variabili geopolitiche, finanziarie e meteorologiche non incoraggianti. In questo contesto, la soluzione più indicata per proteggersi dalle oscillazioni dei prezzi è anche quella più ecologica

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Con lo stop al gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina, dovuto al mancato rinnovo dell’accordo di transito tra Mosca e Kyjiv, il prezzo della materia prima nel nostro continente ha toccato i cinquanta euro al megawattora, la tariffa più alta da oltre un anno. Mentre i governi seguono i temi dello stoccaggio e degli impatti geopolitici, i cittadini cominciano comprensibilmente a pensare alle bollette invernali. 

Serbatoi pieni
La scadenza del contratto tra Russia e Ucraina sul gas era nota da tempo. L’Unione europea, che dipende per il diciotto per cento dal gas di Mosca (circa il sei per cento arriva tramite l’Ucraina), si è quindi attrezzata per diversificare la propria fornitura e arrivare al 2025 con i serbatoi quasi colmi. Un discorso che vale anche per l’Italia, i cui siti di stoccaggio di gas naturale – stando ai numeri di Gas Infrastructure Europe aggiornati al 31 dicembre 2024 – sono pieni al 79,92 per cento: un dato superiore alla media Ue del 73,17 per cento (57,72 per cento nei Paesi Bassi e 88,03 per cento in Svezia).

Secondo la Commissione europea, «l’Ue è ben preparata ad affrontare la fine del transito del gas attraverso l’Ucraina, grazie agli sforzi di collaborazione della Commissione e degli Stati membri». Merito anche dei «quattro principali percorsi di diversificazione» alternativi che Bruxelles ha individuato nei «terminali Gnl in Germania, Grecia, Italia (i rigassificatori di Piombino e Ravenna, operativo da aprile, ndr) e Polonia ma forse anche dalla Turchia». 

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, è cautamente ottimista e aperto a soluzioni diverse, qualora ce ne fosse bisogno. Le scorte italiane di gas, si legge in una nota del Mase, sono «ancora a un livello adeguato ma si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso. In questi mesi, come Mase e come governo, abbiamo lavorato per mettere in sicurezza il Paese garantendo il completo riempimento degli stoccaggi di gas al primo novembre». L’Italia, a differenza di Paesi come la Slovacchia, non è dipendente dalla rotta ucraina del gas proveniente da Mosca; nel 2023, “solo” il cinque per cento del gas naturale importato nei nostri confini era russo. 

Le bollette degli italiani e l’aumento della domanda
A livello di approvvigionamento, l’Italia non dovrebbe avere problemi. E secondo alcune letture, la novità sul gas russo – da sola – non avrà grossi effetti sulle nostre bollette: «È probabile che questo nuovo stop provochi qualche pressione nella risalita dei prezzi, ma sarà soprattutto quella parte dell’Europa dell’est ancora dipendente dal gas russo, a cominciare dalla Slovacchia, a scontare i maggiori rialzi», spiega Stefano Besseghini, presidente dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), al Sole 24 Ore. 

Ma il mondo delle piccole e medie industrie italiane rimane sull’attenti, anche alla luce del danneggiamento dei cavi sottomarini nel mar Baltico, della distruzione delle infrastrutture energetiche ucraine e dell’annuncio di Gazprom sull’interruzione – dal primo gennaio – dei trasferimenti di gas naturale in Moldavia. «Con il prezzo del gas che in Italia si appresta chiudere a ridosso dei cinquanta euro al megawattora, credo che il governo debba porsi la questione di come sostenere quelle realtà produttive quali le piccole e medie imprese industriali escluse da quelle misure di supporto recentemente varate a beneficio degli energivori», dice Cristian Camisa, presidente di Confapi, in una nota pubblicata mercoledì 1 gennaio. 

Il mancato rinnovo del contratto tra Mosca e Kyjiv è un «evento storico» (parole del ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko) anche nell’ottica dell’indipendenza energetica europea e l’isolamento del Cremlino, che con l’invasione dell’Ucraina ha innescato una crisi energetica dalla coda lunghissima. Tuttavia, il mercato dell’energia è ricco di variabili geopolitiche, finanziarie e meteorologiche, e lo stop al gas di Mosca tramite l’Ucraina è l’ennesimo ingrediente di un cocktail già indigesto per l’Europa intera. Italia compresa.

La situazione potrebbe diventare allarmante a causa dell’evoluzione della domanda italiana di gas, connessa – tra le altre cose – a un eventuale abbassamento delle temperature. Nella prima settimana del 2025, scrive Fabrizio Goria sulla Stampa, la domanda resterà contenuta: si parla di circa duecento milioni di metri cubi gestibili attraverso il rigassificatore di Piombino e la materia prima in arrivo dall’Algeria. Ma il freddo potrebbe portare la richiesta a quota trecento milioni, e lì inizierebbero i problemi. 

Un inverno difficile, al di là della novità sul gas russo
È prematuro parlare con certezza di «rincari da record» sulle bollette, ma le stime non lasciano spazio a scenari incoraggianti. Indipendentemente dagli effetti dello stop al gas russo verso l’Europa. Secondo l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), nel primo trimestre del 2025 la bolletta elettrica «per il “cliente tipo” vulnerabile servito in Maggior Tutela aumenterà del 18,2 per cento». 

Per “cliente vulnerabile” (in Italia sono circa 3,4 milioni) si intende un cittadino che si trova in una delle seguenti condizioni: over settantacinque, percettore di bonus sociale, soggetto con disabilità, residente in un modulo abitativo di emergenza o isola minore non interconnessa, utilizzatore di apparecchiature salvavita. Secondo Arera, l’aumento previsto per il primo trimestre è dovuto alle «tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche» e al rialzo stagionale dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità, «correlato alle quotazioni del gas naturale in vista della stagione invernale». 

Un’altra analisi arriva dal sito di comparazione Facile.it, secondo cui nel 2025 il prezzo dell’energia in Italia crescerà quasi del trenta per cento rispetto all’anno precedente. Secondo il portale, che ha considerato un prezzo del gas 0,48 €/mc, una «famiglia tipo nel Mercato Libero» affronterà un rincaro di duecentosettantaque euro tra luce e gas, con una spesa complessiva di 2.841 euro (+11 per cento rispetto agli attuali 2.569 euro). La bolletta del gas di una «famiglia tipo», si legge nel report, passerà dagli attuali 1.744 euro annui a 1.920 euro (aumento di centosettantasei euro). La bolletta dell’energia elettrica potrebbe invece salire di circa novantasei euro. 

A Milano, stima Facile.it, una casa di settanta metri quadri in classe energetica G (la meno virtuosa, ma anche la più diffusa in Italia) avrà una bolletta media di 1.403 euro, in aumento del venti per cento rispetto all’inverno 2022-2023 e del sessantotto per cento rispetto al 2019-2020 (prima della crisi energetica). Situazioni simili si registreranno a Palermo e Roma, anche se al Sud gli impatti risulteranno meno evidenti per via delle temperature più miti.

Proteggiamoci con l’efficienza energetica
Parlando di bollette, il problema principale non è lo stop al gas russo verso l’Europa tramite la rotta ucraina, ma l’inefficienza energetica delle abitazioni italiane. Le case in classe G, continua il report di Facile.it, «richiedono fino al triplo dell’energia per essere riscaldate rispetto a quelle in classe A. La mancanza di interventi legislativi e informativi per promuovere l’efficientamento energetico stia aggravando il peso economico sulle famiglie». 

Il think tank per il clima Ecco è sulla stessa linea. In un report pubblicato il 12 dicembre, gli analisti scrivono che il prezzo del gas si è alzato a quarantotto euro al megawattora «per effetto dell’instabilità geopolitica dei Paesi fornitori», e che il governo italiano non ha mai approvato «misure di sostegno per calmierare il prezzo finale». Inoltre, prosegue Ecco, le bollette sono sempre più salate anche perché «il parco abitativo italiano è tra i più inefficienti d’Europa»: una casa in classe A paga una bolletta inferiore del sessanta-sessantacinque per cento a una classe G.

Secondo il think tank, l’inverno 2024-2025 rischia di essere «il più caro di sempre per le famiglie italiane». Per una casa di settanta metri quadri in classe G a Milano, il costo della bolletta del gas sarà maggiore del venti per cento rispetto alla crisi energetica del 2022 e del sessantotto per cento rispetto al periodo pre-Covid. A Roma, l’incremento rispetto all’inverno 2022-2023 sfiorerà i quattrocentotrenta euro per una casa di settanta metri quadri (seicentotrentacinque euro in più rispetto al periodo antecedente alla crisi energetica). Per mantenere «confortevole» una casa italiana di centodieci metri quadri nelle giornate più fredde, si legge nel report, si dovranno pagare in media ventitré euro al giorno rispetto ai ventidue del 2022-2023 e ai quattordici del 2021-2022. 

eccoclimate.org

L’Italia sta vivendo una sorta di crisi energetica silenziosa. La colpa, come detto, è anche delle lacune nell’efficientamento energetico degli edifici (isolamento termico, fotovoltaico, pompa di calore, materiali a basso impatto, eccetera), una delle soluzioni cardine per proteggere i cittadini dalle oscillazioni dei prezzi del gas per motivi geopolitici. È una questione climatica, sociale ed economica presa costantemente sottogamba dai governi centrali. La comunicazione politica si concentra troppo spesso sui costi iniziali, ignorando i benefici economici nel medio-lungo periodo: salire di almeno due classi energetiche, stima Ecco, consente un risparmio del quaranta per cento sulla bolletta; un appartamento ristrutturato vale mediamente il 44,3 per cento in più. Serve, insomma, anche un cambio di narrazione basato sui dati. 

Contraddistinta da un patrimonio edilizio vecchio, fragile e variegato, l’Italia ha 17,5 milioni di case su 25,5 riscaldate a metano; nel 2023, le vendite delle pompe di calore nel nostro territorio sono diminuite del quarantaquattro per cento rispetto al 2022. La direttiva europea sulle «case green», che impone standard ambiziosi sulla riduzione dei consumi energetici delle abitazioni, potrebbe fornire un impulso decisivo alla decarbonizzazione del riscaldamento domestico, ma dovrà essere accompagnata da aiuti statali in grado di fornire al cittadino una visione di medio-lungo periodo (oltre che da un’aliquota che possa variare in base alla tipologia edilizia e alle classi di reddito). È questo il modo migliore per digerire i cambi di paradigma. 

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