La (ri)scoperta dell’Asia si è intensificata nel periodo post-Covid. Vi sembra che tutte le persone che conoscete siano state o in Giappone o in Vietnam (o in entrambi i Paesi) negli ultimi due anni? Non siete i soli. Con Thailandia e Indonesia (leggi Bali) che sono da sempre mete predilette del turismo italiano, la sensazione è che ci siano ancora poche perle degne di essere scoperte. Ma ci sono, e una di queste sicuramente è la Cambogia. Paese complesso e affascinante, per la sua storia sia recente (per approfondire, una raccolta dei pezzi dell’inimitabile Terzani) che passata, culla di una delle civiltà più interessanti e avanzate della penisola indocinese, quella dei khmer.
Di sfaccettature, come per ogni Paese, ce ne sono tante, non per ultima quella gastronomica e culinaria, che si intreccia sempre strettamente con il carattere di un popolo. Ecco quindi una (non tanto) breve e non esaustiva guida di come e cosa si mangia in Cambogia, con itinerario annesso per il vostro prossimo viaggio (sì, tra Pasqua e il primo maggio c’è un bel ponte).
Phnom Pehn, la vibrante capitale adagiata sul Mekong
Phnom Pehn è la classica capitale d’Asia in rapida crescita: grattacieli e rooftop si alternano a pagode dai tetti dorati, mentre tuk tuk sferraglianti corrono in parallelo all’ultima auto elettrica uscita sul mercato.
Ciò che la rende unica non è solo l’ampio corso d’acqua del Mekong che l’attraversa, e che porta con sé il sussurro delle campagne e di tempi passati che sbiadiscono in lontananza, ma anche una tradizione di street food che era tale prima ancora che diventasse una moda qui nel lontano Occidente. Potete star certi che a ogni angolo di strada, a Phnom Pehn come nelle altre città del Paese, ci sarà un cambogiano pronto a grigliare tagli di pollo, bovino o bufalo e a porgerveli su uno stecco. A differenza che in altri paesi asiatici, non sono (solo) le spezie ma è l’agrodolce che l’accompagna: superata la diffidenza iniziale, è difficile trovare qualcosa che non incontri il gusto del nostro palato.
Non solo carretti, ma anche veri e propri food market, sia all’aperto che al chiuso, sono immancabili. Al night market lungo la riva del Mekong si può scegliere tra le opzioni più disparate, ordinare e mangiare direttamente seduti per terra, mentre tra i mercati coperti più degni di nota ci sono sicuramente l’old market e il Russian market: circondati da ristoranti all’esterno, è imprescindibile un giro all’interno per dare un’occhiata ai tagli di carne e pesce, spezie, verdure e frutta che caratterizzano l’alimentazione cambogiana. L’HCCP? Pensatelo libero, in Italia.
Non solo mercati, come in tutte le grandi città, anche a Phnom Pehn è possibile trovare cibo per tutti i gusti e palati. Per avvicinarvi ai sapori cambogiani senza caderci subito dentro del tutto, Eleven One Kitchen può essere un primo step: must khmer, insalate con pomelo e mango, smoothies, il tutto pensato per un pubblico Occidentale (e infatti solo occidentali troverete) in un ambiente informale e curato.
Ci sono diverse location in città, tra cui una sede vicino al museo/memoriale Tuol Seng e una nelle vicinanze del Russian Market. Bassac Lane è il place to be nelle calde serate a Phnom Pehn: a una via su cui si affacciano bar, ristoranti italiani e greci, karaoke e rooftop bar, si possono trovare affiancati vicoli che catapultano in un altro mondo e tempo. E i loro ristoranti, Khmer Women Food è all’interno della corte di una casa: siederete in tavoli di legno mentre tre generazioni di donne vi prepareranno e serviranno tra i fried noodles più buoni che assaggerete nel vostro viaggio, il tutto per pochi dollari.
Se siete appassionati del genere, impossibile non provare David’s Restaurant Homemade Noodles. Vicino al Palazzo Reale e al Museo Nazionale, David (o chi per lui) tira i noodles davanti ai vostri occhi e offre diverse opzioni, dalla carne al pesce e verdure.
Al di là dei sapori khmer, Phnom Pehn può rappresentare un’ottima occasione per provare anche gusti un po’ diversi, come il bistrot francese La Langka: aperto e gestito da ragazzi francesi (che hanno poi espanso l’attività ad altri due ristoranti, tra cui un vietnamita, nella stessa via), propone sia grandi classici dalla madrepatria (uno su tutti il foie gras), ma anche ingredienti tipici cambogiani rivisitati in chiave moderna. A prezzi (per gli occidentali) davvero competitivi: la Cambogia è un Paese accessibile per tutte le tasche e, tra street food e locali tradizionali, è possibile mangiare sempre con pochi dollari.
Volete invece provare un fine dining a un costo per cui a Milano riuscite sì e no a prendere un primo, acqua e coperto? Se siete appassionati di sushi, l’esperienza omakase di Yoshii Japanese Restaurant è la vostra scelta. Qualità super e piatti preparati davanti a voi dallo chef, a circa 40/50 dollari a persona compreso il bere.
Il sapore rétro di Battambang
Non si vive di sole capitali: nel vostro itinerario vi sposterete sicuramente a Nord, avvicinandovi ai maestosi templi di Angkor. Non dimenticatevi, andata o ritorno, un breve stop a Battambang: questa cittadina coloniale francese, sulle rive del fiume Sangker, conserva ancora il suo fascino rétro ed è un buon punto di appoggio per esplorare le campagne di una Cambogia ancora incontaminata.
Jaan Bai è il restaurant-to-be, con grandi classici in chiave Occidentale della cucina indocinese, come il pad thai e il curry. Molto pensato per un pubblico straniero, i prezzi sono più alti della media ma (anche) per una buona causa: parte dei proventi sostengono le famiglie meno abbienti delle campagne, per contrastare la pratica degli orfanotrofi e delle adozioni senza reale necessità, un problema che affonda le radici nella storia recente del Paese e che ha colpito molte famiglie cambogiane negli ultimi venti anni.
Se avete però una sola occasione per mangiare in città, il consiglio è di prendere un tuk tuk e andare da Bar Ang: i proprietari, una donna cambogiana e il marito australiano, vi daranno ottimi consigli per il vostro viaggio allietando allo stesso tempo il vostro stomaco. Dal succo di ananas fresco appena preparato, passando per piatti di carne e verdure freschissimi, è stata una delle scoperte migliori del viaggio.
La Las Vegas di Angkor
Quando si arriva a Siem Reap si ha un po’ quella sensazione di stordimento e confusione che si ha quando si vedono apparire le luci di Las Vegas in mezzo al deserto. La città, cresciuta e prosperata grazie alla vicinanza con Angkor Wat, l’attrazione principale della Cambogia, è un mix di trash e orgoglio khmer ancora forte e latente. Pub Street è la via principale e più frequentata: nome omen perché lungo tutta la via troverete bar, discoteche e ristoranti italiani (sic), hamburger e quant’altro.
Un giro è sempre bello farlo, ma passate oltre per mangiare, anche se dal punto di vista gastronomico Siem Reap non è in generale all’altezza della magnificenza dei suoi templi. Tutto è pensato per i più di dodici milioni di visitatori all’anno che arrivano in città per vedere Angkor Wat e le strutture circostanti, quantità e internazionalizzazione sono le parole d’ordine. Aspettatevi quindi prezzi più alti, necessità di prenotare e mediamente meno qualità che in altre località cambogiane.
Attratti dalle ottime recensioni, anche italiane, abbiamo provato il ristorante tradizionale Golden Pumpkin, che però non ha niente a che vedere con i suoi simili di Phnom Pehn. Tra i desiderata, c’era anche The Sugar Palm, un po’ fuori dalle solite rotte, ma forse non abbastanza, visto che non abbiamo trovato mai posto: se passate da Siem Reap e lo provate fateci sapere.
L’opzione soddisfacente (ed economica) per mangiare a Siem Reap è il night market sul fiume: vi siederete a tavoli colorati di plastica e ragazzi cambogiani molto sorridenti vi prepareranno al momento carne grigliata, pesce, fried noodles e riso, involtini di melanzane fritti e non.
Impossibile da non provare a Siem Reap? Il gelato. Ebbene sì, anche per i nostri gusti, MINA sarà tra i più buoni che assaggerete in generale, con certificazioni che arrivano direttamente dall’Italia. Per la vostra anima TikTok e Instagram, il roll ice cream è forse meno soddisfacente al palato, ma può diventare protagonista di un contenuto virale mentre viene preparato sulla piastra direttamente in strada.
Oltre alle solite mete
Alcune delle migliori esperienze gastronomiche si fanno (anche) in regioni che non sempre vengono incluse nei giri classici del Paese. A Sen Moromon, nella regione di Mondulkiri, si possono vedere gli elefanti e camminare con loro in mezzo alla giungla, ma anche mangiare onesti piatti khmer da The Hangout.
Non l’abbiamo provato, ma è molto quotato Route 76, gestito da un italiano che prepara pasta e pizza, che sì, a quanto pare si possono trovare anche in mezzo alla giungla cambogiana.
Tra gli highlight del viaggio c’è sicuramente Crab Market di Kep. Dall’estremo Est qui siamo all’estremo Ovest, e in questo mercato coperto del pesce vedrete ostriche, seppie, gamberi freschissimi e appena pescati susseguirsi davanti ai vostri occhi. Il re però è il granchio, che in questa zona è la vera prelibatezza: da mangiare fritto all’interno del mercato, innaffiato da succo di canna di zucchero (troverete chi prepara questa chicca, inserendo le canne direttamente in una macchina che estrapola il succo, in tutto il Paese).
Se l’esperienza mercato è forse un po’ troppo forte, nei dintorni ci sono diversi ristoranti che affacciano direttamente sul mare. La polpa di granchio al cocco di Magic Crab è stata una delizia anche alle 4 di pomeriggio.
Il consiglio è di lasciare una delle stupende isole cambogiane per ultime, così da godervi un po’ di relax dopo giorni intensi, sia per le gambe che per lo spirito. Koh Rong Samloem è ancora un po’ più incontaminata rispetto alla più grande sorella Koh Rong: il trekking nella giungla per raggiungere la sua spiaggia più bella, Sunset Beach, vale le ore che passerete a godervi il sole sulla sua sabbia bianchissima.
Ma è a Saracen Bay che la sera l’aria è avvolta dal profumo di pesce grigliato: potrete scegliere tra circa dieci barbecue di pesce direttamente sulla spiaggia e preparati davanti ai vostri occhi. Se siete fan dei gamberi in tempura, il Lucky Sun fa al caso vostro, ma il re della griglia lo abbiamo trovato allo Sweet Times Restaurant, con ottime seppie e barracuda preparati al momento.