Fascismo globaleThiel, Musk e gli altri paranoici cavalieri dell’Apocalisse

I Paperoni del web annunciano clamorose rivelazioni, dall’omicidio Kennedy al Covid. E noi, ingenuamente, stiamo a guardare, scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

AP/Lapresse

Se avessi dovuto titolare l’articolo uscito sabato sul Financial Times firmato da Peter Thiel, il tecno-miliardario fondatore di Paypal, tra i primi investitori di Facebook nonché mentore di Elon Musk, al quale lo accomuna almeno una parte dell’infanzia passata nel Sudafrica dell’Apartheid, la nostalgia per il bel tempo antico e l’attuale impegno al fianco di Donald Trump, avrei scelto senza dubbio: «La democrazia muore nell’oscenità».

Vigliaccamente, il giornale ha optato invece per un biblico «Un tempo per la verità e la riconciliazione». Titolo del tutto fuorviante, considerato quanto il testo sia un concentrato di falsità e istigazione all’odio. O meglio, sia un vero e proprio manifesto per la diffusione della disinformazione e la promozione dell’intolleranza, ovviamente in nome della libertà di espressione.

Non so se mi abbia colpito di più, nell’intervento di questo aspirante oligarca, la spudoratezza delle pose da rivoluzionario con cui vorrebbe nascondere la sua spaventosa ingordigia o la mestizia delle citazioni da liceale con cui cerca di darsi un tono, spiegando ad esempio che «il senso originario della parola greca apokalypsis» significa «disvelamento», e in questo senso dunque il ritorno di Trump alla Casa Bianca può ben essere definito un’apocalisse.

Mi aspettavo di vederlo proseguire con «crisi» che significa anche «opportunità» (in greco ma pure in cinese, potenza delle etimologie popolari!), evidentemente avrà preferito tenersela per il prossimo articolo. Invece ha proseguito con la delirante teoria secondo cui «l’Ancien Regime» avrebbe condotto finora una guerra «contro internet», guerra che però ora «internet ha vinto». Dove l’Ancien Regime non sarebbe rappresentato da lui e dai suoi amici multimiliardari, compresi gli ultimi arrivati come Mark Zuckerberg, che ha appena smantellato ogni forma di moderazione e controllo dei contenuti in nome della libertà di espressione (e pure i programmi a tutela di diversità e inclusione), ma da quei partiti e da quei politici che negli Stati Uniti hanno provato, peraltro senza alcun successo, a imporre loro la benché minima regola o principio di responsabilità.

Il delirio sui «segreti» che ora dovrebbero venire rivelati da questi improbabili cavalieri dell’apocalisse spazia dai veri responsabili dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy (giuro che non sto scherzando, lo ha scritto davvero) alle immancabili cospirazioni del dottor Anthony Fauci ai tempi del Covid, passando per tutti coloro che in giro per il mondo hanno tentato di mettere un freno allo strapotere delle piattaforme, dal Brasile che si è permesso di imporre delle regole a X (fu Twitter) all’Australia del divieto di usare i social network ai minori di sedici anni. Ma è evidente, anche se non citato, o forse proprio per questo, che il vero obiettivo è l’Europa del Digital service act, la nostra ultima linea difensiva contro i nazi-miliardari e il loro esercito di troll.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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