La violenza di genere è un tema discretamente attuale, per usare un eufemismo. L’abuso della forza fisica da parte degli uomini è l’aspetto che connota maggiormente quella che oggi definiamo, con un certo grado di approssimazione, lotta al patriarcato. Quando la violenza sulle donne assume connotati particolarmente pesanti, gli uomini possono perdere il loro posto di lavoro. Infatti, l’impresa può licenziare il dipendente, anche se le azioni violente sono state compiute fuori dal contesto lavorativo, quando la condotta del lavoratore è particolarmente grave e lede in maniera irreparabile la fiducia che l’azienda riponeva nella corretta esecuzione della prestazione lavorativa.
Il principio è stato ribadito dalla Corte di Cassazione con una recente sentenza emessa lo scorso mese di dicembre. La pronuncia conferma la legittimità di un licenziamento irrogato a un autista di autobus condannato in un altro processo alla pena di due anni e sei mesi di reclusione per i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali ai danni della moglie. I giudici hanno osservato che i reati compiuti dal dipendente sono stati in grado di ledere definitivamente il rapporto di fiducia con l’azienda a causa della gravità delle azioni compiute dal lavoratore.
Inoltre, le mansioni a cui era adibito il dipendente sono state un elemento che la Corte di Cassazione ha tenuto in considerazione per confermare il licenziamento. Il lavoratore era un autista tenuto a circolare quotidianamente nel traffico in condizioni stressanti e ad avere frequenti contatti con gli utenti del servizio di trasporto. A tal riguardo, la sentenza evidenzia come i passeggeri non possano essere esposti al rischio di intemperanze, reazioni scomposte o violenze da parte dell’autista.
Il rapporto di lavoro non può essere considerato come un’isola indifferente alle condotte extralavorative del dipendente. Pur non esistendo alcun automatismo che preveda il licenziamento a fronte di una condotta illecita del lavoratore, i giudici sono chiamati a valutare singolarmente i casi per determinare la legittimità del provvedimento espulsivo. In questo contesto, la violenza all’interno delle mura domestiche può comportare il licenziamento. Nulla da obiettare, Vostro Onore.
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi